Di Gerardo Bonomo

La radiazione infrarossa Visibile e invisibile
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Non solo bianco e nero

Scatto naturalmente in NEF per poter postprodurre convenientemente i file con Nikon Capture NX ma non utilizzo il WB né in modalità Tungsteno, come ero uso fare con le compatte, né tanto meno, ovviamente, in Auto: effettuo un WB Preset puntando l'obiettivo verso una parte dell'inquadratura dove sia presente della vegetazione, illuminata dal sole. In questo modo le foto risultanti hanno una particolarissima intonazione di colore, in alcune zone vicino al seppia, in altre vicino al turchino. In postproduzione, variando la tonalità, le diverse parti dell'immagine in origine omogenee nel colore variano improvvisamente di tonalità in modo del tutto casuale, mentre lavorando sulla saturazione i colori possono essere accentuati fino a una visualizzazione psichedelica o desaturati fino a far diventare l'immagine monocromatica.

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Nikon D70 IR 12-24mm f/4G ED-IF AF-S DX Zoom-Nikkor a 12mm 1/80 f/11:
a sinistra l'immagine desaturata, a destra lo scatto originale a colori,
con il WB Preset eseguito sull'erba illuminata dal sole, a cui è stata variata
la tonalità e amplificata la saturazione.

L'autofocus funziona perfettamente: mentre con le compatte o con le reflex con il filtro anteposto all'obiettivo in molte situazioni la scena non presenta il contrasto sufficiente a consentire la corretta attivazione dell'AF, con il filtro anteposto al sensore il percorso dei raggi luminosi non trova ostacoli e arriva intonso con tutta la radiazione del visibile sul sensore AF posto al di sotto dello specchio della reflex. Le prove che corroborano questo articolo sono state eseguite con una D70 a cui la LTR ha perfettamente calibrato il sistema AF. se si potessero comunque incontrare dei problemi tra la focalizzazione seguita dall'AF e il risultato finale, il risultato resterebbe comunque inavvertibile nell'immagine finale, scattata per lo più con grandangolari estremi e a diaframmi piuttosto chiusi, come vedremo tra poco.

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Un'immagine scattata con Nikon D70 IR e Zoom 70-300 alla focale 300 in AF,
l'immagine è ingrandita a monitor del 50%

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Nella stessa situazione ma in modalità MF spostando la ghiera di messa
a fuoco qualche millimetro prima – quindi verso destra – rispetto al punto
di fuoco fissato in AF; adesso l'immagine è perfettamente a fuoco.

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Dopo che il filtro è stato montato davanti al sensore presso la LTR,
è stato eseguito un controllo AF che ha rilevato un leggero backfocus
- in alto – che è stato sistemato.

Dove invece permane un problema di nitidezza legato anche alla curvatura di campo ottica piuttosto evidente negli scatti finali è sui bordi: mentre utilizzando focali normali o medio tele la qualità é pressoché sovrapponibile tra il centro e i bordi, anche a tutta apertura e identica a uno scatto eseguito su una normale DSRL - fatto salvo per l'eventuale aberrazione proprietaria dell'obiettivo - utilizzando gli zoom grandangolari la differenza di nitidezza tra il centro e i bordi é molto marcata, anche se va migliorando man mano che si chiude il diaframma.
Utilizzando comunque alcune focali tele, sia fisse che zoom, può succedere di trovarsi di fronte a un'immagine scattata leggermente ma omogeneamente sfuocata dal centro ai bordi. Noi l'abbiamo verificato su un Nikkor 70-300mm F/4-5.6 G: in autofocus il soggetto visto nel visibile attraverso il mirino era correttamente a fuoco, ma l'immagine IR ottenuta era sfuocata; abbiamo allora puntato il soggetto in AF, eseguito la focheggiatura, disabilitato l'AF e abbiamo rifocheggiato in MF spostando il punto di fuoco sulla ghiera dell'obiettivo vero l'interno, quindi tra il simbolo dell'infinito e la minima distanza di messa a fuoco;lo spostamento effettuato è stato nell'ordine di millimetri, una volta trovato il corretto punto di fuoco IR l'abbiamo evidenziato con due triangolini di nastro adesivo che utilizziamo ogni volta che puntiamo un soggetto all'infinito con quello zoom a quella focale – era la focale 300mm -.

Resta in ogni caso il fatto che il risultato finale é indubbiamente inferiore come qualità, da un punto di vista della nitidezza, rispetto a uno scatto eseguito nelle medesime condizioni, con la stessa focale e lo stesso diaframma, naturalmente su una fotocamera normale. Viene fatto di pensare che la radiazione infrarossa non contemplata in esclusiva nella costruzione ottica destinata al visibile, segue un percorso diverso rispetto alle normali condizioni d'uso, e che c'é quindi una sostanziale differenza di comportamento all'infrarosso dell'intero schema ottico che incide sulla meno marcata nitidezza registrata ai bordi del sensore a tutta apertura.

Con una reflex DSRL così modificata il risultato in termini di risposta IR é esattamente lo stesso della pellicola: i cieli sereni diventano completamente neri, come l'acqua, soprattutto quella ferma: la vegetazione diventa bianca, o grigio chiara se non direttamente in vista del cielo, sereno o nuvoloso, quindi quando é ombreggiata da qualcosa. Due cose mancano rispetto allo scatto in pellicola: la prima é la grana, che é ormai diventata parte integrante del linguaggio fotografico IR BN a pellicola, ma a questa mancanza si può ovviare applicandola nelle più variegate forme in post produzione, o salendo con gli ISO in ripresa per una grana casuale ma geometrica: la seconda mancanza, che potrebbe a sua volta essere simulata in postproduzione, é l'effetto Aura, o effetto di Wood, presente invece nelle pellicole BN IR: a causa del fatto che le vere pellicole IR non hanno lo strato antialo sul retro della pellicola, i raggi luminosi che vanno a comporre l'immagine dopo aver attraversato la pellicola vengono riflessi dal pressapellicola e ricominciano a fare il viaggio a ritroso, spandendosi nell'immagine finale soprattutto nelle zone maggiormente colpite dalla luce, creando infatti proprio questo effetto aureola intorno alle alte luci. Ma sono mancanze a cui ci si può adattare, calcolando i vantaggi enormi dello scatto IR digitale rispetto a quello su pellicola, sempre IR.

 
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