Introduzione al sistema zonale secondo il metodo di Ansel Adams
Sergio Mellina
Per poter affrontare il sistema zonale è necessario richiamare alcuni punti relativi al metodo con il quale viene identificata la corretta esposizione delle pellicole fotografiche. Rivediamoli insieme considerando, per semplicità, l'utilizzo di pellicole in bianco e nero.
In effetti, la corretta esposizione è, tra l'altro, data dall'applicazione di uno standard internazionale1 del quale, in altra sede, potrebbe essere interessante approfondirne la storia2.
In particolare, richiamo qui la formula E=J*t; ovvero, l'esposizione3 è data dall'illuminamento per il tempo. Si intende, quale esposizione corretta di un negativo, un annerimento derivato dai trattamenti previsti, dopo un illuminamento anch'esso definito dallo standard, che risulterà essere densità D=0,76 con riflettanza 18%: ovvero, il grigio medio 0,76.
Grigio medio D=0,76 Riflettanza 18%
Sulla base di questo dato, D=0,76, sono fabbricate tutte le pellicole, e dunque calcolati, con i diversi sistemi, gli indici di sensibilità, testati tutti i materiali di trattamento etc.
Quindi, riprendendo la formula sopra introdotta, possiamo, adesso, scrivere che l'esposizione è corretta se E=J*t=K, ove K, (0,76), è il valore della costante da rispettare.
È importante, ai fini della comprensione del sistema zonale, realizzare che la coppia tempi diaframmi, espressione della corretta esposizione indicata dall'esposimetro, porterà, quale risultato, densità 0,76 indipendentemente dalle caratteristiche dell'originale fotografato. La coppia tempi diaframmi che l'esposimetro segnala, ovvero il valore luce, serve ad adattare le condizioni di luce esterne all'apparecchio alla necessità di far giungere, sulla pellicola, la quantità di energia luminosa necessaria per soddisfare la costante.
Ad esempio, con poca luce, per annerire la pellicola alla densità richiesta sarà necessaria una grande apertura ed un tempo di posa lungo, mentre con forte illuminazione sarà sufficiente una breve esposizione con un piccolo diaframma.
Quindi, un'originale bianco, se correttamente esposto, sarà restituito sul negativo quale grigio medio 0,76, così come un soggetto scuro, al limite nero, se esposto secondo i parametri dell'esposimetro, sarà registrato sul negativo esattamente alla stessa maniera.
In questa condizione limite, se il soggetto fotografato è isolato, (ad esempio un cartoncino illuminato uniformemente che occupi tutto il formato), sarà lo stampatore che interpreterà4 l'immagine scegliendo se produrre un'immagine bianca, grigia o nera.
Originale chiaro
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Annerimento sul negativo
correttamente esposto D=0,76
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Stampa corrispondente all'originale
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Originale scuro
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Annerimento sul negativo correttamente esposto D=0,76
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Stampa corrispondente all'originale
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Indipendentemente dall'originale, dunque, in corrispondenza della misurazione esposimetrica l'annerimento è lo stesso.
Naturalmente, se la fotografia viene realizzata in un contesto ove sono presenti altri valori di densità, una fotografia di paesaggio, ad esempio, se una parte del soggetto bianco verrà restituito come grigio medio 0,76 perché lì sarà stata, poniamo, misurata l'esposizione, un'altra parte del soggetto, già di per se già grigia, diventerà, a sua volta, ancor più nera.
Paesaggio originale riprodotto in scala di grigi.
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© rampi
Foto di paesaggio con dettaglio in tutte le zone.
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Effettuando la lettura dell'esposizione, invece, nelle zone chiare, le stesse saranno rese sul negativo con densità 0,76, spostando tutta l'immagine verso i neri. Vedi figura sotto.
Le zone bianche dell'originale diventano D=0,76, quelle più scure
si chiudono fino a diventare non più leggibili.
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© rampi
La stessa fotografia con esposizione misurata sul cielo.
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In questo esempio, si riproduce il tipico effetto del controluce5. Misurata l'esposizione sul cielo, valore prossimo al bianco, le altre zone del soggetto non possono che diventare più scure.
Allo stesso modo, se a fronte di un soggetto con ampia scala di grigi si sceglie di leggere l'esposizione in un punto molto scuro, quello diventerà, sul negativo, grigio medio 0,76, schiarendo, di conseguenza, quant'altro fosse, già di per se, più chiaro.
Le zone scure dell'originale diventano D=0,76, quelle
più chiare si bruciano fino a diventare non più leggibili.
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© rampi
La stessa fotografia con esposizione misurata nelle ombre.
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Tutti valori di densità superiori non sono da intendersi quali sovra esposizioni, ovvero, quando inferiori, sotto esposizioni. Naturalmente, nelle pellicole fotografiche, (tono continuo), sovra e sotto esposizioni non significano immediata distruzione del dato visivo. Anzi, proprio per latitudine di posa, nel piede e nella spalla della curva caratteristica, (il dettaglio nei bianchi, la leggibile profondità nel nero), troviamo molti degli aspetti più interessanti della fotografia.
1: www.cie.co.at: “The International Commission on Illumination - also known as the CIE from its French title, the Commission Internationale de l´Eclairage - is devoted to worldwide cooperation and the exchange of information on all matters relating to the science and art of light and lighting, colour and vision, photobiology and image technology.
With strong technical, scientific and cultural foundations, the CIE is an independent, non-profit organization that serves member countries on a voluntary basis. Since its inception in 1913, the CIE has become a professional organization and has been accepted as representing the best authority on the subject and as such is recognized by ISO as an international standardization body".
2: Lo standard fotografico esiste da tempo. Quasi subito dopo l'invenzione della fotografia, è sempre stato possibile acquistare una pellicola prodotta in una parte del mondo, inserirla in un apparecchio costruito altrove, trattarne i materiali comunque. Si potrebbe sostenere che le necessità dell'immagine siano riuscite ad affermarsi lateralmente ai diversi conflitti che hanno visto attivi i diversi blocchi che si sono succeduti nel tempo. Anche la contrapposizione tra il sistema DIN e quello ASA, aldilà delle diverse modalità di calcolo e dei principi empirici o matematici a sostegno, di fatto hanno sempre permesso, molto facilmente, di utilizzare quasi qualunque strumento in ogni parte del globo, in qualunque epoca. Non pare, a chi scrive, che questo sia accaduto così di frequente, per un periodo di tempo altrettanto lungo, in altri ambiti di consumo o di cultura.
3: L'esposizione, praticamente deve essere qui intesa come misurazione spot la più selettiva possibile, questo al fine di non complicare, in fase di illustrazione, ulteriormente il discorso.
4: Per ridurre i margini di interpretazione dello stampatore, per ottenere stampe corrispondenti nei toni agli originali fotografati, come per esempio nelle riproduzioni di opere d'arte, oppure, in scatti commerciali, si include nell'inquadratura, a questo proposito, una scala di grigi e una scala cromatica che servirà da riferimento per l'esatta restituzione delle densità e delle tinte.
5: Quando puntiamo un esposimetro a mano, ad esempio, verso un paesaggio, dato l'angolo di lettura di circa trenta gradi, le lettura media così effettuata produrrà una coppia tempi diaframmi che riprodurrà la densità media di 0,76 sul negativo. Se nell'inquadratura dell'esposimetro è entrato, ad esempio, il sole, la lettura rileverà il dato e la pellicola sarà esposta per portare anche quel valore verso 0,76. Quindi, se il sole tenderà al grigio scuro, il resto del paesaggio, a maggior ragione, sarà scuro. Ecco, dunque, perché i controluce, gestiti senza fare letture selettive sui soggetti che interessano, possono creare sorprese.
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