Il futuro delle macchine fotografiche
Sergio Mellina
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LA FOTOGRAFIA E IL DOPPIO
Condensare in alcune lezioni i passaggi fondamentali della creatività tecnica fotografica significa porsi al servizio delle immagini. Esse sono il punto di partenza e il punto d'arrivo di un duplice sguardo, uno del fotografo, l'altro del pubblico.
Quando scattiamo una fotografia ogni immagine enuclea un tema, che, per quanto vari e vasti siano gli argomenti e i modi che compongono l'universo fotografico, potrebbe rivelarsi il più profondo ed essenziale, tale da poter esser definito, ogni volta, la ricostruzione del cammino percorso dalla fotografia, della sua evoluzione, della sua storia ideologica ed estetica.
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Questo tema consiste in una mediazione dell'istante catturato, o anche – se si preferisce – sui rapporti tra l'individuo, con la sua struttura sociale e morale, e l'istante con i suoi procedimenti quotidiani e i suoi meccanismi più profondi: sui rapporti, insomma, tra l'Uomo e la Realtà, nella loro essenza, nel loro divenire nel tempo.
Per altro, si può ipotizzare che questo processo genetico della fotografia funzioni in un'altra duplice direzione: da un lato, l'inquadratura fornisce un utile tracciato per la ricostruzione di ciò che viene enunciato; l'altro lato suggerisce una linea interpretativa di ciò che, invece, è soltanto avvertito come espressione del mondo circostante fuori scena.
È appena il caso di notare che, proprio per valore retorico, in alcuni casi, il fuori scena ha merito soverchiante rispetto a quanto inquadrato.
Tra le altre cose, si può, quindi, dedurre che non esiste un solo pubblico per le immagini, siano esse considerate, ad esempio, per l'inquadratura e il fuori scena, oppure, per lo sguardo del fotografo rispetto a quello del pubblico.
L'innovazione tecnologica ha portato un'ulteriore duplicità: quella tra la fotografia analogica e immagine digitale. Questa forma di perfetta specularità tra le due tecniche di gestione dell'immagine è soltanto apparente. Ingannevole visione allo specchio della stessa realtà, la fotografia analogica e l'immagine digitale offrono ottime ragioni per essere alterità l'una rispetto all'altra - almeno quanto numerosi sono i punti di contatto. Eppure, con un'intenzione dello sguardo più profondo, le differenze tra le due fotografie sono enormi perché, appunto, paiono identiche solo all'apparenza. Per quanto l'apparenza dell'immagine sia la caratteristica automatica ricercata sin dalle origini di questa forma di comunicazione, se si riduce la fotografia alla sola apparenza, nel dualismo incompatibile tra guardare e vedere, è la superficialità di quest'ultimo ad occupare ogni quartiere. La fotografia è anche una visione del mondo, una testimonianza generata da uno sguardo primigenio attraverso la cornice dell'inquadratura: quello del fotografo, quello dell'ultimo osservatore. Testimone della realtà nella sua riproducibilità tecnica, l'arte del fotografo è stata quella di valicare la soglia dell'inquadratura per raggiungerci nella nostra realtà. Nello scatto fotografico è possibile identificare un percorso identitario che permette d'individuare le singolarità che lo hanno determinato. Infatti, la visione del fotografo, verosimile o meno, testimonianza, oppure, creazione, supera i contorni dell'immagine per instaurare un discorso diretto con il nostro immaginario. L'atto unico e irripetibile, rappresentato dal click, trova nello sguardo successivo dell'osservatore un'altra intenzione dalla quale emerge il riconoscimento di quest'unicità: la specificità della fotografia, appunto, è la simulazione dell'istante dato dallo scatto.
Se la fotografia, invece, non ha un intenzione originaria, per esempio, (lo scatto realizzato per puro caso), l'intenzione viene totalmente assegnata dall'osservatore il quale si attribuisce, giustamente, ogni criterio di analisi dell'immagine.
Invece, dunque, poiché l'immagine digitale si configura come una semplice sequenza binaria di bite, essa non è legata in nessun modo al contatto con il mondo reale – quand'anche fosse paragonato a quello della camera oscura.
L'IMMAGINE DIGITALE, UNA SIMULAZIONE ASTRATTA DELLA REALTÀ.
Un'immagine fotografica digitale può essere compilata direttamente con il linguaggio del codice del computer al punto che è impossibile stabilire alcuna forma di presunta maggiore verosimiglianza per l'immagine così ottenuta, a fronte di quelle che può essere realizzata con un apparecchio fotografico.
Una sequenza di zero e di uno può essere realizzata attraverso un sensore, oppure, costruita scrivendo zero e uno sulla pagina del codice. Le stringhe di bites, se identiche, visualizzano la stessa immagine ottenibile di fronte alla realtà sotto qualunque punto di vista. Per paradosso, l'immagine digitale, invera in senso significante quanto scritto da Benjamin a proposito della riproducibilità tecnica. Quindi, non solo di un originale è possibile realizzare infinite simulazioni identiche, ma in questo caso, si può del tutto prescindere dall'originale e ottenere simulazioni verosimili identiche secondo il grado scelto dall'autore della comunicazione. Anzi, con l'immagine digitale, la visione attraverso la riproducibilità tecnica può avere una matrice creative totalmente astratta e per questo pienamente creativa. Viene a cadere, del tutto, quell'obbligo alla verosimiglianza che è stato il privilegio condizionante della fotografia fin dalle sue origini.
In questi termini, l'immagine digitale si prefigura come strumento teorico e di astrazione della realtà, spoglio degli schemi costituiti dai generi fortemente codificati da regole e convenzioni tipici della fotografia analogica.
D'altra parte, la coesistenza della fotografia e dell'immagine digitale, attualmente concorrenti sui medesimi soggetti, ha aperto la visione ad una dimensione meta fotografica. È la rappresentazione, non altro, ad essere convalidata e valorizzata dallo sguardo, il banco di prova attorno al quale si discute che cosa sia fare fotografia.
All'opposto, proprio perché l'immagine digitale può prescindere da qualunque soggetto, essa è diventata in se, dunque, un oggetto scenico. L'immagine fotografica digitale, quindi, non solo inquadra ma può attraversare la soglia della scena per comporre in se stessa ogni rappresentazione.
Proprio l'attuale statuto dell'immagine digitale, che nella possibile correzione delle immagini sembra identificare la caratteristica principale, esemplifica la commistione, troppo spesso inconsapevole, tra intenzione fotografica testimoniale e alterazione creativa della realtà.
Una realtà da correggere virtualmente senza incidere concretamente nel mondo circostante - atto passivo sociologicamente denso di implicazioni.
LA CREATIVITÀ LINGUISTICA E L'IMMAGINE DIGITALE: UN ARCHIVIO DI PAROLE.
Per altro, questa inconsapevolezza non aiuta a nominare e identificare i fenomeni.
Infatti, il termine fotografia, che è quello delle origini, si riferisce ad un preciso processo. Ad oggi, non è stato inventato un termine nuovo per le immagini digitali. Evidentemente, anche in questo caso, la tecnologia è stata più veloce della nostra capacità di nominare le situazioni. In passato, anche in altri campi, la persistenza linguistica di vecchie tecnologie1 continua ad indicare che i nomi definitivi della macchine si affermano con il tempo e con l'uso che si stabilisce come consuetudine sociologica. Da quest'ultimo punto di vista, diventa interessante soffermarsi ad analizzare la costituzione degli archivi delle immagini digitali. Mentre prima la catalogazione dei negativi era costruita attraverso un indice ragionato in tutto derivato dalla tecnica bibliotecaria, oggi la proliferazione di files archiviati in hd, cd, dvd, nastri di backup, sembra essere affidata all'empirismo. Si applicano soluzioni che utilizzano, per quanto possibile, una catalogazione tradizionale, alla quale si affianca, spesso, una lunga ricerca visiva dell'immagine da trovare. In campo industriale, invece, ha prevalso la logica del tag. Attraverso un motore di ricerca, collegato o meno ad una rete, è possibile, attraverso il linguaggio, ricercare quanto è stato associato a quella determinata immagine. Penso sia evidente il contenuto regressivo di una simile procedura. Infatti, l'immagine, la fotografia tra l'altro, ha il grande merito di prescindere dalla lingua. Per fare un esempio, l'immagine di una donna con un bimbo in braccio comunica indipendentemente dallo stato culturale di chi ha realizzato la fotografia come da quello di chi l'osserva successivamente. Utilizzare i tag associati alle immagini significa vincolare e restringere l'uso delle immagini al dato linguistico culturale dominato tanto del compilatore quanto del ricercatore del file. Proprio per superare questo limite sono stati sperimentati motori di ricerca per le immagini che utilizzano altre immagini campione. Chiaramente questa tecnica è possibile soltanto per le immagini digitali2, anzi, si basa sull'analisi delle sequenze di bites che rappresentano le caratteristiche esiziali dell'immagine campione. Questa struttura sottostante di bites, vera figurazione astratta dell'immagine, permette funzionalità e riferimenti totalmente informatiche. Lo spostamento delle competenze dal campo chimico a quello informatico implica una mutazione culturale degli attori della comunicazione che non possono essere altro che influenzati dalla cultura tecnica necessaria per compiere le azioni che presiedono ogni passaggio.
Quando sarà trovato, per l'immagine digitale, un nuovo nome capace d'imporsi nell'uso quotidiano3 sarà più chiaro analizzare la distanza che separa la fotografia dal resto.
LA CREATIVITÀ
Per altro, l'immagine digitale destabilizza anche altri confini. Infatti, se l'immagine in movimento in passato è stata trattata da apparecchi diversi, appare evidente che l'uso dello stesso strumento per realizzare immagini fisse e video implicherà la nascita di nuove professionalità che non necessariamente saranno la somma algebrica di quelle precedenti.
Per quanto, una cinepresa 35mm già registrasse immagini stampabili singolarmente con qualità sostanzialmente analoga a quella di una macchina fotografica, è pur vero che questa pratica è stata raramente realizzata. Invece, gli strumenti attuali soddisfano le richieste del mercato perché realizzano video e fotografie per esigenze diverse dello stesso committente. Ad esempio, nella cronaca, il video è necessario per il web, lo scatto fotografico per il giornale. Lo sguardo di chi registra l'immagine digitale è tale da scegliere cosa riprendere in movimento e cosa isolare nel singolo scatto. Anzi, come in passato per le cineprese, appare possibile estrarre dal frame video in hd un'immagine sufficiente buona per una piccola stampa.
La qualità del file, per quanto sia in constante aumento, ha già incontrato in molti settori il limite invalicabile delle capacità umane di visione. Oltre un preciso punto, gli strumenti propongono già una definizione che non possiamo fisiologicamente apprezzare. Quando i singoli frame video hd saranno efficaci oltre il limite della visione umana, la cattura di un singolo istante alla maniera della fotografia, oppure la ripresa video, sarà una scelta individuale. Invero, riprendere in video con almeno 25f/s rappresenta una ragionevole certezza di acquisire il momento desiderato, di sceglierlo successivamente nei comodi passaggi della post produzione. Perché rischiare il singolo scatto quanto la qualità prodotta da quella immagine sarà la stessa del singolo frame video? Certo, lo scenario potrebbe evocare l'iterazione tra fotografo e contingenza di ripresa quale atto determinante della stessa fotografia. Il fotografo, proprio perché agisce alla ricerca di uno scatto, interagisce e modifica l'ambiente circostante. Ma è sempre stato così anche per l'operatore video. Si tratta di un agire completamente diverso, di uno scambio che è funzionale ad esigenze differenti. Attualmente, la maggiore penetrazione dell'immagine in movimento sembra aver portato una variazione dell'interazione con l'ambiente dell'operatore di ripresa al punto tale che sembra essere diventata atipica la funzionalità del fotografo. L'attesa per il video è maggiore di quella per la fotografia dell'avvenimento; esiste, nello spettatore, un'intenzionalità completamente diversa rispetto al tempo nel quale esisteva soltanto l'immagine analogica.
Si tratta, dunque, in tutta evidenza, di una situazione nuova per la quale lo strumento tecnico sotto intende capacità diverse da quelle degli anni precedenti.
In effetti, da molto tempo i fotografi, particolarmente nel nostro paese, non utilizzano a pieno gli strumenti dei quali si dotano. Si stima che, delle nuove attrezzature digitali, conoscano e possano consapevolmente usare solo una piccola parte delle funzioni possibili di gestione dell'immagine. Molti fotografi professionisti acquistano nuove attrezzature professionali proprio per crescere in quella piccola parte che utilizzano dello strumento. In molti casi, sembrano sprovvisti dei prerequisiti culturali che possano permettere, almeno, la comprensione tecnica delle scelte da compiere4. In una situazione globalizzata, chiunque non conosce gli strumenti che utilizza si trova in una posizione debole per definizione. Tanto per ampliare l'analisi, si prenda la questione dell'audio. Se molti potranno, bene o male, fare delle riprese video partendo da competenze fotografiche, (lascio perdere qui, volutamente, le questioni legate al montaggio), è noto che la ripresa audio, invece, pone questioni e domanda abilità completamente differenti. Infatti, quello dell'audio resta lo scoglio più arduo da superare per le produzioni video amatoriali, mentre, per le produzioni broadcast, il sonoro deve essere, semplicemente, perfetto: lo spettatore si aspetta una vera e propria radio visione. Chiunque abbia sperimentato i limiti dell'audio camera, ovvero, abbia provato a gestire un sonoro5, si rende conto che le esigenze dell'audio sono spesso diverse da quelle del video e per questo, necessitano di un trattamento separato.
LA BATTAGLIA DELLE IMMAGINI E L'EVOLUZIONE TECNICA DELLA RAPPRESENTAZIONE
Sin dalle origini, poi la fotografia, ha trovato, come successivamente anche il cinema, impiego in campo militare. Strumento di documentazione e di depistaggio, lo shot è stato, ed è, un'arma bellica tra le più efficaci per il fronte interno come per la prima linea. L'attuale impiego delle riprese video per il controllo remoto dell'azione, in tempo reale, da parte dei comandi determina una visione delle immagini che è funzionale alla conoscenza della situazione, alla concatenazione di scelte conseguenti le singole situazioni tattiche e strategiche. La tecnologia della rappresentazione è, dunque, strumento militare importante. Le conquiste tecniche, la ricerca scientifica, in questo campo, non può essere divulgata immediatamente per finalità civili in quanto potrebbe diventare, immediatamente, strumento disponibile per la parte avversa. Così, è intuibile per quale ragione nessuna macchina digitale può contenere tecnologie davvero d'avanguardia: smontandola si potrebbero impiegare le componenti con finalità completamente diverse. Quindi, poiché quanto viene industrializzato, anche nel campo della comunicazione con finalità civili, è militarmente obsoleto6, diventa molto difficile disegnare uno scenario futuro. Infatti, la tecnologia militare viene liberata secondo logiche che non sono quelle del progresso del mercato, bensì funzionali alla specifica missione istituzionale assegnata all'apparato bellico. Per di più, semplificando, ovviamente, le industrie civili, tendono a capitalizzare gli sforzi produttivi cambiando tecnologia solo dopo aver massimizzando il rendimento di quanto si trova già in magazzino. In questo contesto, ad esempio, l'immagine tridimensionale olografica, fissa o in movimento, ovvero le altre nuove tecniche, restano un incognita legata a scenari che esulano da ogni ragionamento basato su dati tecnologici certi.
STUDIARE E LAVORARE: COME PERMETTERSI DI SCEGLIERE NELLA GLOBALIZZAZIONE
Tuttavia, è possibile identificare nella maggiore penetrazione informatica di ogni passaggio tecnologico il dato scientifico fondante di tutto il settore della comunicazione. Qualunque formazione figurativa, se desidera comprendere e dominare gli strumenti attuali e futuri della comunicazione, deve confrontarsi con un iterazione uomo – macchina che non può essere solo quella del mero utilizzatore inconsapevole dei passaggi tecnici impliciti in ogni gesto. Dal punto di vista culturale, per avere dubbi, per evolvere nella conoscenza, è necessario assumere un pensiero critico innanzi tutto sulle azioni che si stanno compiendo. Dotarsi degli strumenti intellettuali utili è necessario per realizzare concretamente immagini, per non diventare noi stessi, del tutto, strumento di altri.
1: ad esempio, il termine carrozzeria in origine riferito alle carrozze è tutt'ora impiegato per gli autoveicoli.
2: Per le immagini analogiche è teoricamente possibile strutturare un archivio in base a tag.
3: In lingua francese, è stato coniato il termine infographie per tentare di contenere l'uso degli anglicismi, sembrerebbe, senza particolare successo, sia in campo amatoriale che professionale.
4: http://www.nital.it/corso-fotografia-nikon/lezione7.php
5: A livello di archivio sonoro le complicazioni, se possibile, aumentano. Immaginate di cercare su vari dvd un determinato suono, per esempio la partenza di una motocicletta, un preciso modello. Poiché, attualmente, un dvd può contenere 4.4 gigabite, sullo stesso disco è possibile archiviare, in ottima definizione, circa 8ooo partenze di motocicletta. Posto che esista un catalogo che riporta il disco e la posizione sul disco, invito a considerare la mole di lavoro necessaria per organizzare in modo ferreo l'indice d'archiviazione.
6: Internet è l'esempio recente più conosciuto.
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