Luce naturale, luce artificiale ed esposizione
Federico Salzani
CORRETTA ESPOSIZIONE IN RIPRESA: PRINCIPI GENERALI
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VALORI LUCE
Per indicare con accettabile precisione il livello di illuminazione presente su una determinata scena si usa la scala dei Valori Luce (EV).
Nella scala dei valori luce ciascun numero rappresenta un illuminamento doppio del precedente e metà del successivo (Fig. 3).
Gli esposimetri misurano il valore luce sul soggetto da fotografare ed è in base a questo dato che potremo scegliere il tempo e il diaframma corretti; infatti, per ogni EV abbiamo a disposizione una serie di coppie tempo e diaframma che daranno la stessa esposizione. Ad esempio a EV9, usando un apparecchio con otturatore con tempo più lungo 1”, un obiettivo con apertura massima f/1,4 e minima f/22 a ISO 100/21 potremo scegliere fra queste coppie equivalenti:
f/
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22
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16
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11
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8
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5,6
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4
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2,8
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2
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1,4
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-
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-
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t
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1
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1/2
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1/4
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1/8
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1/15
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1/30
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1/60
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1/125
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1/250
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1/500
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1/1000
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All’aumentare dei livelli di illuminazione (numero di EV più alto), avremo a disposizione una serie più lunga di coppie t e f/ e quindi maggiori possibilità di scelta; ad esempio:
f/
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45
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32
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22
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16
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11
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8
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5,6
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4
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2,8
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2
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1,4
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t a EV 9
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-
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-
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1
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1/2
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1/4
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1/8
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1/15
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1/30
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1/60
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1/125
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1/250
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t a EV 10
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-
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1
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1/2
|
1/4
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1/8
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1/15
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1/30
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1/60
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1/125
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1/250
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1/500
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t a EV 11
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1
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1/2
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1/4
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1/8
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1/15
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1/30
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1/60
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1/125
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1/250
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1/500
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1/1000
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Fig. 4
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MISURA A LUCE INCIDENTE
La luce incidente è quella che colpisce il soggetto: misurandola, si ottengono valori non influenzati dalle caratteristiche di quest’ultimo, quindi più attendibili.
La misura a luce incidente è il metodo più usato in studio o comunque, quando il soggetto è facilmente raggiungibile.
Per misurare la luce incidente:
esposimetro il più vicino possibile al soggetto
e
cellula con diffusore rivolta verso l’apparecchio
Bisogna fare attenzione a non proiettare sul soggetto ombre con il proprio corpo (Fig. 4).
MISURA DELLA LUCE RIFLESSA
In esterni la misura della luce incidente in molti casi è difficoltosa o impossibile perchè il soggetto è difficilmente raggiungibile; siamo costretti quindi a misurare la luce riflessa, cioè quella che proviene dal soggetto.
Per misurare la luce riflessa (Fig. 5):
esposimetro vicino all’apparecchio e cellula senza diffusore rivolta verso il soggetto
Fig. 5
È importante misurare unicamente la luce riflessa dal soggetto, escludendo il cielo che, molto luminoso, falserebbe il risultato; l’esposimetro va puntato verso il basso, tenendo conto che il suo angolo di misurazione è simile all’angolo di campo di un medio tele.
APPARECCHI CON ESPOSIMETRO INCORPORATO
Gli esposimetri incorporati negli apparecchi possono misurare solo a luce riflessa. Per misurare correttamente l’esposizione, puntate l’apparecchio in modo che il soggetto si trovi nella zona evidenziata nel mirino (Fig. 6A), fate la misurazione, quindi ricomponete l’inquadratura (Fig. 6B)
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Fig. 6A
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FIG. 6B
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Gli esposimetri incorporati solitamente escludono automaticamente dalla misura la parte superiore dell’inquadratura, dove si presume si trovi solitamente la zona più luminosa (il cielo).
Molti apparecchi consentono di scegliere fra vari tipi di lettura: media, spot, matrix, etc; è indispensabile consultare le istruzioni d’uso per accertarsi delle modalità di lettura a disposizione ed usare quella opportuna per la situazione in cui ci si trova.
CORRETTA ESPOSIZIONE IN RIPRESA: SCELTA DI t ed f/
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Come scegliere fra le tante combinazioni t ed f/ equivalenti?
Dovremo tener presente soprattutto due elementi: il movimento del soggetto (e della macchina) e le esigenze di messa a fuoco.
Mosso del soggetto
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Mosso della macchina
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MOVIMENTO DEL SOGGETTO E DELL’APPARECCHIO
Con soggetti animati illuminati da luce continua artificiale (quarzi) o da luce naturale è opportuno utilizzare un tempo di esposizione corto: l’eventuale movimento del soggetto avrà così maggiori possibilità di venir “congelato”.
La foto a fianco è scattata con un tempo lungo e l’apparecchio su treppiede: la modella é mossa, mentre gli edifici sullo sfondo sono fermi.
Velocità, direzione del movimento e distanza fra soggetto ed apparecchio condizioneranno la scelta del tempo di esposizione.
L’apparecchio, se tenuto a mano libera, vibra durante lo scatto e provoca immagini mosse: sia la modella che lo sfondo non sono nitidi. L’effetto viene ridotto fino ad essere impercettibile usando tempi brevi, che sono rapportati alla lunghezza focale dell’obiettivo:
focale in mm |
28 |
50 |
100 |
200 |
500 |
t. d’esposizione
a mano libera |
1/30 |
1/60 |
1/125 |
1/250 |
1/500 |
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In ogni caso è opportuno non usare mai a mano libera tempi più lunghi di 1/30. Da evitare sono anche i tempi d’esposizione che costringono ad aprire completamente il diaframma, per le ragioni che vediamo qui di seguito.
QUALITÀ D’IMMAGINE E PROFONDITÀ DI CAMPO
Quando il movimento del soggetto non è una priorità e l’apparecchio è ben fermo sullo stativo, possiamo scegliere l’esposizione in funzione del diaframma.
Gli obiettivi danno il massimo della qualità di immagine ai diaframmi intermedi; quindi, se non ci sono esigenze diverse, è meglio usare queste aperture.
Ma l’effetto più evidente della variazione dell’apertura dei diaframmi si ha sulla messa a fuoco: chiudendo il diaframma la profondità di campo, cioè la zona completamente a fuoco, aumenta. La messa fuoco avviene sempre su un solo piano (linea bianca), ma chiudendo il diaframma la zona che l’occhio umano vede nitida (profondità di campo) aumenterà di circa 1/3 davanti a questo piano (verso l’apparecchio) e di 2/3 verso l’infinito.
Non sempre si cerca la massima profondità di campo: in molte occasioni la sfocatura dello sfondo serve a mettere in risalto il soggetto; confronta il risultato della foto a sinistra (diaframma chiuso, vasta profondità di campo) con quello dello scatto a destra (diaframma aperto: soggetto a fuoco, sfondo sfocato).
La profondità di campo varia anche in funzione della distanza di ripresa, aumentando quando questa aumenta. |
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CORRETTA ESPOSIZIONE E CONTRASTO DI ILLUMINAZIONE
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COME VEDE L'OCCHIO
In esterni il contrasto totale, cioè il contrasto proprio del soggetto sommato al contrasto di illuminazione, può arrivare a 1:100.000: questo significa che la differenza massima fra ombre e luci può essere di circa 16 stop; l’occhio umano si adatta molto bene ad un contrasto così elevato pur riuscendo a distinguere un contrasto di 1:10.000, poichè comprime le alte luci, cioè annulla le differenze esistenti fra le sfumature nelle zone più illuminate.
COME VEDE LA PELLICOLA
La pellicola e i sensori degli apparecchi digitali, invece, come si comportano?
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Pellicola esposta per le luci
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Pellicola esposta per le ombre
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Flash + luce del sole
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Nella figure sopra vediamo uno scatto con l’esposizione misurata sulle luci ed uno con l’esposizione misurata per le ombre (la parete gialla). La pellicola ha una latitudine di esposizione ristretta, variabile da un minimo di 3 stop (diapositiva) ad un massimo di 6-7 stop (b/n). Esporre facendo la media fra luci ed ombre in una scena con un contrasto totale molto elevato come quella illustrata (circa 8 stop), avrebbe prodotto un risultato comunque scadente.
La via da seguire per ottenere un buon risultato è una sola: diminuire il contrasto di illuminazione.
Nella scena in questione è stato sufficiente usare il flash incorporato nell’apparecchio per schiarire la parete ed ottenere così un contrasto totale soddisfacente (vedi Fig. 7A); ovviamente occorre calibrare opportunamente tempo di posa, apertura di diaframma e potenza del flash.
Questa tecnica è utilizzabile con soggetti di ridotte dimensioni, ad esempio nel ritratto o con distanze fra soggetto e apparecchio non elevate (Fig. 7B); non disponendo di un flash si possono utilizzare pannelli riflettenti o quel che è presente sulla scena: pareti bianche, tessuti chiari etc.
Viceversa, quando il soggetto è molto esteso l’alternativa sta solo nello scegliere se si vuol esporre correttamente le ombre o le alte luci oppure attendere condizioni di illuminazione meno contrastate, ad esempio quando il cielo è velato.
L’elevato contrasto di illuminazione è un problema difficile soluzione solo in esterni: in studio un attento uso delle luci può consentire il raggiungimento di ottimi risultati nelle più disparate situazioni di ripresa.
Fig. 7A
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Fig. 7B
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