Le figure retoriche applicate alle immagini
Sergio Mellina e Mario Galleana
Dobbiamo il concetto di retorica dell'immagine a Roland Barthes. Questo studioso ha analizzato per primo la concatenazione interna di una immagine fissa, ovvero, il “montaggio”tra le diverse componenti della stessa figura.
La caratteristica della retorica è di far funzionare due livelli di linguaggio, quello proprio e denotato con quello figurato, detto connotativo. Ovviamente, poiché la comunicazione con intenzione persuasiva si propone come artificio non veritiero, falso appunto, (il sorriso per una pubblicità di un prodotto qualsiasi, per quanto paia naturale e sincero, certamente è legato ad un'esigenza scenica), essa significa altra cosa rispetto a quanto presentato. L'immagine, allora, svolge una, relativamente, poco importante funzione iconica, legata alla somiglianza con quanto rappresentato, per dare maggiore spazio alla funzione simbolica.
Questo passaggio è alla base di qualunque rappresentazione per immagini. L'evocazione rappresentativa di oggetti o di avvenimenti non percepiti nella realtà circostante immanente richiama operazioni mentali nell'osservatore che si fondano sul doppio sistema della comunicazione e della significazione.
L'applicazione delle figure retoriche all'analisi delle immagini ha vissuto diversi passaggi, muovendosi coerentemente con le relative correnti di pensiero che le sostenevano. Rilette oggi, queste ricerche continuano a mantenere una sostanziale validità di fondo, anche se l'evoluzione delle scienze semiotiche, come, più in generale, tutte quelle che hanno a che fare con la comunicazione, proporrebbero altre applicazioni delle figure retoriche. Propongo, allora, come operazione retorica, tra le tante, una ricerca fatta sulle implicazioni del pensiero di Barthes. Riassumendo quanto è apparso su un articolo apparso su Humanisme et entreprise scritto da Jaques Durand a proposito di una ricerca sulle figure retoriche nella pubblicità, l'autore classifica l'analisi delle figure in due dimensioni che si strutturano l'una sul concetto di operazione e l'altra su quello di relazione.
L'operazione restituisce la natura della trasformazione che è stata eseguita sul messaggio passando dall'espressione semplice a quella figurata. Le operazioni fondamentali sono: l'addizione, (aggiungere un elemento), la soppressione, (eliminare un elemento), la sostituzione, (rimpiazzare un elemento con un altro), lo scambio, (permuta tra due elementi).
La relazione esprime il rapporto esistente tra gli elementi sui quali si regge la trasformazione. Le quattro relazioni fondamentali sono: l'identità, la similitudine, la differenza, l'opposizione. Alcune relazioni complesse mettono in gioco relazioni elementari di senso inverso: similitudine di forma e opposizione di contenuto, (doppio senso), opposizione di forma e similitudine di contenuto, (paradosso).
Queste due dimensioni definiscono una griglia con la quale è possibile classificare le diverse immagini:
Relazione tra
elementi variabili
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ADDIZIONE
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SOPPRESSIONE
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SOSTITUZIONE
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SCAMBIO
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1.
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IDENTITA' |
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2.
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SIMILITUDINE
di forma e di contenuto
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Endiadi
Omologia
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3.
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DIFFERENZA |
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4.
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OPPOSIZIONE
- di forma
- di contenuto
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5.
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FALSE OMOLOGIE
- Doppio senso
- Paradosso
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PERCHÉ USARE LE FIGURE RETORICHE
La comunicazione struttura contingenze per le quali l'efficacia del messaggio è fattore prioritario.
Le figure retoriche permettono di raggiungere un'alta efficacia in funzione dei target di riferimento, dei diversi portati emotivi che possono essere funzionali alla comunicazione stessa. Ad esempio, in pubblicità, (ma non solo), la figura della ripetizione trova largo uso. Si suppone che reiterare più volte lo stesso messaggio, ovvero, i derivati dello stesso nei vari canali di comunicazione, incide nella memoria del pubblico di riferimento quanto è necessario per lo stabilizzarsi permanente del logo che viene venduto e/o del concetto, (anche emotivo), annesso. Allora, prendendo ad esempio soluzioni verbali, il caso della rima e quello dell'allitterazione rappresentano due dei più concreti impieghi, tra gli altri, della figura retorica.
© Gianni Zadra, Esempio di Alliterazione.
Altrettanto usata è la figura della contrapposizione, l'espressione nello stesso contesto di concetti che sono il rovesciamento simmetrico e opposto l'uno dell'altro.
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© Cashaven
La paronomasia, permette di mostrare concetti
simili ma di significato diverso nella
stessa immagine.
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Quando a opporsi sono due visioni differenti, due pensieri diversi, l'antitesi, può essere esemplificativa in tutte le situazioni in cui, ad esempio, Eros e Thanatos si fronteggiano coesistendo nello stesso spazio della comunicazione.
© Mario P.
Nella figura vita e morte coesistono e sono
rappresentate a diversi livelli.
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Oppure, l'ossimoro presenta l'opposizione tra due pensieri rendendo coesistenti situazioni incompatibili.
© bigwhites
L'opposizione produce un senso terzo tra i due pensieri d'origine
Vi sono situazioni in cui si chiede al destinatario del messaggio di svolgere una funzione attiva utile a completare il senso di quanto comunicato. È il caso della sostituzione, contingenza per la quale l'elemento da sostituire potrebbe non essere fornito. La cultura di riferimento permette al destinatario di ricostruire il concetto e di immaginare cosa dovrebbe essere visibile. Si tratta, in effetti, di passare dall'osservazione di un'immagine a una visione di quanto non descritto.
© albè
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