"Quando vengo in questo posto mi aspetto sempre di
incontrare con lo sguardo una nave pirata che incrocia al
largo". Siamo a Playa Pilar, splendida spiaggia dell'estremità
occidentale dei Jardines del Rey, di fronte a noi l'incanto
di Cayo Media Luna.
A pronunciare queste parole è Edoardo Pereira Castro,
uno spagnolo di 35 anni che da quasi dieci anni vive e lavora
a Cuba. Forse il nome che porta è un segno del destino
eppure il suo amore per questi
luoghi e questa isola è palpabile, riuscendo (devo
dire senza difficoltà) a trasmetterlo a noi, viaggiatori
un po' smaliziati da altri
viaggi e altri luoghi che lasciano il segno.
Ma la Isla Grande del Caribe
è un posto speciale, dove si può arrivare
attratti da spiagge protette da barriere
coralline e partire avendo negli occhi campi immensi
di canna da zucchero in fiore,
foreste di alberi di cocco
e banane, lagune circondate da mangrovie dove vivono i fenicotteri
rosa, case che hanno cinquecento anni di storia e, soprattutto,
le persone che questa storia
hanno dipinto sui volti e hanno contribuito a realizzare.
Queste foto raccontano di un viaggio di quasi 4.000
chilometri attraverso strade piuttosto insolite per
noi europei, senza segnaletica (o quasi), con tante buche
e spesso senza asfalto.
Viaggio che è iniziato all'Avana,
città piena di vita con i suoi mercati all'aperto
dove si può trovare dalle scarpe fino a bellissimi
dipinti ad olio; il Malecón, il lungomare dove le
persone vanno per incontrarsi o per pescare; le vie strette
e le piazze della Habana Vieja.
Vita che continua ed esplode di notte con i suoi cabaret
come il Tropicana o il Macumba, oppure bar e ristoranti
come El Floridita, La Mina e La Bodeguita del Medio.
Viaggio che è continuato ai Jardines del Rey, nelle
spiagge di Cayo Coco e Cayo
Guillermo, nella città di Camaguey famosa per i vasi
e le figure di terracotta.
Andando all'estremità orientale dell'isola, a Punta
de Maisì, passando per Guantanamo
e Baracoa, bellissima cittadina
sul mare dove pose la croce, nel 1492, Cristoforo Colombo.
Città che è rimasta separata dal resto dell'isola
fino al 1965 quando fu costruita "La Farola",
la strada che si inerpica per paesaggi mozzafiato attraverso
l'ultima parte della Sierra Maestra e la Sierra del Cristal.
Tornando verso occidente passando per Santiago
con il suo quartiere francese (Tivoli) e le strade che salgono
e scendono facendola somigliare a San Francisco. Visitando
Trinidad, fondata nel 1494,
cresciuta grazie al commercio della canna da zucchero con
un centro storico praticamente intatto.
Viaggio che si è concluso
dove era iniziato, all'Avana.
Difficile rendere le sensazioni
provate, gli incontri, i bambini
che giocano per strada a baseball, le chiese (come quella
della Madonna del Cobre a Santiago) mete di pellegrinaggi
ma allo stesso tempo vissute quotidianamente dalla comunità
come scuole e, infine, la musica,
presenza costante nella vita dei cubani e di tutti coloro
che vi transitano.
Luoghi come "La Casa della Trova" o l'incredibile
"Casa del Coro Madrigalista" di Santiago dove
non c'è l'ombra di un turista o la "Scalinata"
di Trinidad che di notte si trasforma in locale con pista
per ballare. Per finire, appunto, il ballo
che si accompagna sempre alla musica e coinvolge fino al
punto di dover per forza provare anche se non si è
capaci.
Chi sono
Nato nel 1956, mi avvicino alla fotografia a 16 anni, trascinato
dall'entusiasmo di un fratello maggiore pittore e scultore.
Inizio a fotografare in modo passionale a 19 anni durante
l'Università, sviluppando e stampando da me i miei
b/n. Frequento a Padova la facoltà di Medicina ma,
nel tempo libero, anche lo studio-laboratorio di un fotografo
sportivo conosciuto in città per i suoi servizi sul
rugby. Continuo a fotografare in modo amatoriale con due
Nikkormat del 1974 e del 1975, utilizzando come obiettivi
un 28 mm, un 50mm, un 135 mm e un ormai vetusto 90-280 zoom
Nikon.