Entrare in un mondo, soprattutto quando è terribilmente
lontano per noi quanto può esserlo quello di un paese
africano, non è un'operazione
facile. Doriano Alziati lo sa benissimo e, infatti, il suo
reportage sul Mali ha una grande caratteristica, quella
di non pretendere di essere un'indagine complessiva, approfondita
e definitiva.
Realizzato nel dicembre 2001 durante un viaggio a seguito
dell'Associazione Abarekà-Nandree
che si occupa di sostenere le popolazioni locali con progetti
mirati, di budget limitato e immediatamente realizzabili,
questo lavoro si presenta con la forza della semplicità.
Non si tratta di un pregio di poco conto perché per
ottenere un risultato di questo genere bisogna essere capaci
di mettere da parte gli effetti più spettacolari
e le caratteristiche che saltano subito all'occhio del visitatore
frettoloso, per sposare una filosofia completamente diversa,
basata sul rispetto per le
persone e le situazioni ritratte, incentrata sull'analisi
puntuale della realtà, giocata su un tono volutamente
sommesso ma non per questo meno efficace.
Già a partire dalla scelta di un bianconero
molto espressivo, proprio laddove i cromatismi sgargianti
e le tonalità calde della luce potevano far propendere
per l'uso del colore, Doriano Alziati mette in luce le sue
intenzioni che sono quelle di avvicinarsi alla vita di ogni
giorno quasi senza farsi scorgere,
rifacendosi alla figura classica del grande reporter che
condivide con i suoi soggetti i momenti che documenta. Si
alternano, quindi, i momenti di attività –
una donna che cucina su forni a carbonella posati a terra,
un'altra che avanza tenendo in equilibrio sul capo un secchio
– e attimi di pausa come nella bella immagine che
riprende una madre intenta a pettinare la piccola figlia
creando geometrie che somigliano a quelle del suo abito.
Talvolta il fotografo si sofferma su un particolare
significativo, come il cesto pieno di pesci appena pescati
che sembra la natura morta di un quadro seicentesco, ma
in altri casi si allarga fino a cogliere il gruppo di donne
e bambine che occupano l'interno di un autobus.
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Pian piano, senza quasi che ce ne accorgiamo, Doriano Alziati
ci conduce nel cuore della realtà quotidiana:
là passa veloce una donna che porta appeso alla schiena
il figlio con un sistema di teli intrecciati acquisito per
tradizione, qui compare un uomo che indossa la maglietta
di un famoso calciatore in omaggio alla globalizzazione
dei gusti; su un letto improvvisato dorme una bambina con
le mani sotto il viso, in un angolo una semplice pompa e
una serie di bottiglie stanno ad indicare la fantasia dell'ingegno
capace di far ricorso anche alle tecnologie meno raffinate.
Sono fotografie, queste, che quasi richiedono una colonna
sonora fatta di brusii e di grida, di rumori di fondo
e di richiami, di rari clacson e di tanti discorsi che fanno
da sottofondo: sembra di sentirli in quella fotografia che
coglie, su diversi piani, il camminare rapido dei passanti
in primo piano contrapposto alla immobilità degli
uomini seduti sul marciapiede accanto ai loro negozi e al
sarto che, mentre parla, lavora con la sua nera e lucente
macchina da cucire.
Ma poi, a questa vitalità
si contrappone lo strano silenzio
che avvolge una banchina della stazione dove un solo uomo
cammina accanto a un lungo treno fermo e vuoto: è
come se la folla che di solito prende d'assedio i vagoni,
la locomotiva che sbuffa impaziente, il capotreno che fischia
annunciando la prossima partenza si fossero per un attimo
acquietati per lasciare spazio
a una riflessione o, forse più semplicemente, per
farci gustare la bellezza del silenzio e la poesia della
luce che scende leggera sulla
banchina di una lontana stazione di un paese africano.
(Roberto Mutti)
Chi sono
Nato a Milano, dove vivo e lavoro, mi occupo ben presto
di fotografia e durante gli anni sessanta e settanta mi
concentro sul bianco e nero, incominciando a sviluppare
la mia ricerca sul paesaggio urbano che mi sta tuttora accompagnando.
Successivamente affronterò anche il colore, soprattutto
nelle immagini dei miei viaggi che mi porteranno in giro
per il mondo, fino ad approdare al digitale. È solo
da un paio di anni che mi sto dedicando a tempo pieno alla
fotografia e percorro fondamentalmente due strade. Da una
parte con il bianco e nero, oltre a continuare ossessivamente
la ricerca sul paesaggio urbano, realizzo reportage sociali
nei paesi del Terzo Mondo, collaborando con Associazioni
umanitarie che sviluppano progetti in quei paesi. L'altra
strada che percorro è quella del digitale.
Dopo un avvio in cui ne ho scoperto le potenzialità
di archiviazione e ne ho acquisito le tecniche, ora sto
lavorando per sviluppare un mio linguaggio con l'utilizzo
creativo del mezzo digitale. Il mio ultimo lavoro "Camminamenti",
esposto nel settembre 2002 a Milano alla Galleria Fontana,
non è che la prima tappa di questa ricerca, che sta
già proseguendo con altri nuovi lavori, che verranno
esposti a MI-ART a Milano e presso The Gallery, Art and
Design, sempre a Milano nel maggio 2003.
www.dorianoalziati.com