Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Coleman
Hawkins, Duke Ellington, Miles Davis, Gato Barbieri, Count
Basie, Quincy Jones, Keith Jarrett, Thelonious Monk, Bill
Evans sono solo alcuni dei ritratti che compongono "Jazz
My Love", la mostra fotografica di Giuseppe
Pino (organizzata da Contrasto in collaborazione con il
Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, e
la Sovrintendenza ai Beni Culturali) che è possibile
vedere fino all'11 maggio nel Museo di Roma in Trastevere
(dopo Roma la mostra sarà esposta, con una diversa
selezione, nelle gallerie fotografiche Fnac
in Italia e all'estero).
"Jazz my love", una storia d'amore iniziata per
Giuseppe Pino ad appena diciassette
anni, quando vide al Lirico di Milano il grande Louis Armstrong
in concerto.
Citando Stravinskij Pino racconta: "Non è sufficiente
ascoltare la musica bisogna anche guardarla. Louis fu una
sorpresa nella sorpresa: l'uomo andava assolutamente visto,
oltre che sentito. E di quel volto ci voleva un ricordo,
una fotografia. Il giorno dopo comprai la prima macchina
fotografica della mia vita".
Da allora Giuseppe Pino ha seguito i più importanti
concerti degli anni sessanta, ha firmato le copertine dei
migliori dischi jazz, tra gli anni settanta e ottanta, alcune
fotografie (come quelle di Miles Davis) sono divenute l'icona
stessa del personaggio.
"È inutile che il tuo assistente continui ad
asciugarmi il sudore - disse una volta Miles Davis a Giuseppe
Pino, durante un servizio fotografico - non riuscirà
a togliermi il nero della pelle".
Tra colore e bianco e nero, foto di scena e attimi privati
catturati dal suo obiettivo, la mostra di Giuseppe Pino
ci racconta la forza, la passione, la magia e la follia
del mondo del jazz attraverso
le immagini dei protagonisti.
Le foto, anche quelle di scena, sono tutte pazientemente
studiate. Pino infatti non è il reporter che coglie
l'attimo. L'immagine nasce prima nella sua mente
e poi nell'obiettivo: "Io non rubo, costruisco. Se
per strada vedo un volto che mi interessa, fermo la persona,
le chiedo se può fare un certo movimento, se vuole
mettere una mano in testa. Insomma, pretendo il controllo
totale dell'immagine".
La linguaccia di Miles Davis, il pizzetto di Thelonius
Monk, il "prima e dopo" di Enrico Rava (nel '76
e vent'anni dopo, stessa posa ma con i capelli bianchi),
la tromba di Dizzy Gillespie con la campana inclinata di
45 gradi, il cappello di Gato Barbieri, e così via.
Foto che raccontano, che svelano al lettore accorto, l'esistenza
di infiniti giochi di ripetizioni, di accostamenti raffinati,
e di sottili rimandi di significato, accompagnandolo nel
suo viaggio attraverso il mondo dell'autore senza mai annoiarlo,
strappandogli spesso un sorriso.
Il libro Jazz My Love è
pubblicato da Contrasto.