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La navigazione completa del Brahamaputra, uno dei corsi
d'acqua più grandi del mondo, dalla sua gelida sorgente
tra le vette del Kailash, il sacro monte dell'altopiano
del Tibet occidentale, fino al Golfo del Bengala dove l'immenso
fiume termina la sua corsa.
È questa l'impresa narrata da Mark
Shand, autore di molti libri di viaggio, tra cui
il best-seller Travels on my Elephant,
che nel 1991 gli è valso il British Book Awards Travel
Writer of the Year, e Queen of the
Elephants, nominato nel 1996 per il Thomas Cook/Daily
Telegraph Travel Book Award.
Gesuiti e monaci, soldati e nobili, cartografi e geografi,
botanici e pellegrini, viaggiatori d'ogni specie e credo
si sono avventurati, soprattutto durante il XIX secolo,
nei luoghi descritti in queste pagine, alla ricerca di fama
e gloria o semplicemente di se stessi. Nessuno però
l'ha fatto, come Mark Shand, in compagnia di un cane con
una lunga cicatrice sull'occhio sinistro, una coda irsuta
che si arriccia su se stessa, e qualche pelo nero all'estremità,
come se avesse dato un colpetto a una porta appena verniciata;
su una barca chiamata Kailash in onore al sacro luogo d'origine
del fiume, e agli ordini di uno strano capitano, il comandante
Gamma, incallito fumatore d'oppio, e della sua bizzarra
ciurma.
Ogni tappa di questo straordinario viaggio (dal cono di
ghiaccio del Kailash al prelibato cibo degli adi che mangiano
insetti velenosi; dal mistero dei monaci identici, nell'isola
Maculi, all'oceano che sommerge il Bangladesh dopo le peggiori
alluvioni degli ultimi secoli) è annunciata da un
solenne rito mattutino: il suono di un mantra recitato quietamente,
lo sfrigolio di un fiammifero, una breve inspirazione, il
dolce profumo del ganja che si diffonde nella vecchia cabina
scassata e l'avvolge in nuvole di fumo acre, i rumori di
Laxman che armeggia col motore, il tonfo improvviso del
secchio scagliato da Vijay oltre il bordo della barca per
raccogliere l'acqua per il tè, il raschiare del legno
contro il legno, quando Pandit tira su la passerella, lo
schiaffo secco della corda bagnata sul ponte quando recupera
l'ancora e, infine, il lungo squillo stridulo della campana
che annuncia che il comandante Gamma è pronto.
Divertente, appassionato, suggestivo, "Il
fiume, il cane e il fumatore d'oppio" è
il racconto di un'impresa epica e celebrazione del mito,
del mistero e della maestosità di uno dei più
grandi fiumi del mondo.
La casa dei manghi blu
di David Davidar, edito da Bompiani
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India, inizio del Ventesimo secolo. I Dorai sono una ricca
e importante famiglia di proprietari terrieri, della casa
Avadar, convertitisi al cristianesimo: Salomon, il patriarca;
la moglie Charity; la figlia Rachel e i due maschi, Aaron
e Daniel, violento e anti-inglese il primo, mite e sognatore
il secondo.
L'esplosione di una sanguinosa rivolta contro il governo
britannico, in seguito allo stupro di una ragazza, porta
a un drammatico scontro razziale.
Dopo la fuga di Daniel e il successivo ritorno a casa, come
celebre medico e fondatore di una nuova comunità,
il romanzo prosegue con le avventure del figlio Kannan,
che avrà il privilegio di vedere con i propri occhi
la grande insurrezione contro gli inglesi condotta dal Mahatma
Gandhi.
Non si possono spezzare le proprie radici: ecco la linfa
vitale, segreta di questa grandiosa saga famigliare. L'ultimo
erede Dorai, combattuto tra le passioni degli uomini e le
leggi spesso crudeli dei popoli, compirà così
un ultimo viaggio di ritorno, il viaggio della delusione
e della rinascita, e vorrà ancora ascoltare lo stormire
degli alberi di mango, simbolo di un'identità nazionale
ma anche di una mitica appartenenza in cui uomo, cosmo e
società paiono fondersi una volta per sempre.
David Davidar ha iniziato la sua carriera come giornalista
e lavora adesso nell'editoria. "La
casa dei manghi blu" è il suo primo romanzo.
Lago di Garda, Mantova, Verona
di Roberto Merlo, collana "Nei cieli
d'Italia" edita da Tormena
Un'inedita e attuale campagna di riprese fotografiche dall'elicottero
per tutta lo stivale: cosi il fotografo Roberto Merlo cattura
con il suo obiettivo posizionato in cielo ferma nelle fotografie
l'architettura e il paesaggio della nostra penisola.
Della collana "Nei cieli d'Italia"
della casa editrice Tormena, segnaliamo i volumi dedicati
al Lago di Garda tra
terra e cielo (le acque, le coste, i villaggi), Mantova
in volo (Palazzo Ducale, Palazzo Te, la chiesa di
Sant'Andrea, la Rotonda di San Lorenzo e la Casa del Mantegna,
Palazzo d'Arco), Verona in volo
(la Verona romana, le rive dell'Adige, la città dell'Arena).
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Lago
di Garda |
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Mantova |
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Verona |
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