1997 - Richard Avedon |
(Introduzione di Francesco Negri Arnoldi al volume Calendario
Pirelli 1964-2004, Rizzoli, euro 60)
La storia, o se volete la favola di The
Cal, come ormai viene confidenzialmente chiamato
nel milieu il Calendario Pirelli ha inizio quarant'anni
fa, nel 1964, quando il fotografo Robert Freeman,
il ritrattista dei Beatles, per incarico della consociata
britannica Pirelli UK Limited, parte per le Baleari
per le riprese "en plein air" di due splendide
ragazze sulle deserte, assolate spiagge di Mallorca.
In questa felice combinazione, fotografo prestigioso –
bellezza muliebre svelata – suggestivi scenari naturali
è la formula vincente,
il segreto dell' immediato successo. Su un piano di altissima
qualità, anche grafica, il Calendario non
messo in vendita, ma distribuito
gratuitamente ad un ristretto
numero di privilegiati, si avvia a divenire un mito.
1964 - Robert Freeman |
Di lui oggi si parla come di un fenomeno
culturale, di una testimonianza storica dell'evoluzione
del gusto, della moda
e del costume della società
contemporanea. Come in un'epopea, la sua storia viene generalmente
distinta in tre ere, relative
ai tre decenni della sua pubblicazione, ovvero alle tre
età del suo naturale sviluppo biologico. La prima,
l'età adolescenziale, che va dal 1964
al 1974, è bene espressa
nella semplicità e purezza
dell'immagine del gennaio '64 con la ragazza
sperduta tra spiaggia, mare e cielo, che indossa
però già il due pezzi, e con una spallina
calata. E' questa infatti anche l'età dei favolosi
anni sessanta
e dell'emancipazione della donna, di cui bene incarna lo
spirito la tipa arrogante, con occhiali neri e sigaretta
in bocca, scattata da Brian Duffy per l'edizione del '65.
Ancora al tempo delle mele appartengono le prime audaci
pose delle ragazze in bikini, appena sfumate dagli stupendi
controluce di Peter Knapp nell'edizione
del '66; come pure le immagini ispirate a testi poetici,
realizzate per il Calendario del '68 da Harri Peccinotti,
che l'anno dopo indirizzerà invece il suo obiettivo
sulla spensierata e vivace vita di spiaggia delle ragazze
californiane, con analisi di dettagli sovente trascurati
dall' osservatore superficiale. Propri dell'adolescenza
sono anche i primi turbamenti, colti da Francis
Giacobetti nella vena di sottile sensualità
che pervade i corpi delle ragazze fotografate alle Bahamas
nel '70, o in Jamaica nel '71,
con quegli effetti sabbia sulla pelle lucida e abbronzata,
che diverranno poi un classico del genere. Nell'edizione
del '72, dove appare il primo
seno nudo, è un fotografo donna, Sarah Moon,
a interpretare con grande delicatezza e sensibilità
il mondo femminile e a rifugiarsi, si direbbe, nella sua
calda intimità. Siamo
infatti agli inizi della crisi degli anni settanta che provocherà
la decennale interruzione del
Calendario. Ma prima, ancora due eccezionali edizioni: quella
'73, in cui il fotografo pittore Allen Jones
osa ormai il nudo integrale, ma per ricreazioni fantastiche
e surreali; l'altra, del '74, dove Hans Feurer
ci riconduce ai paradisi esotici delle Seychelles.
1984 - Uwe Ommer |
I primi dieci anni di vita dell'ormai mitico Calendario
Pirelli saranno comunque rievocati in una serie di eventi
e nella prima raccolta The complete
Pirelli Calendar Book del 1975, nella cui prefazione
si fa interprete dell'unanime cordoglio lo stesso David
Niven.
La seconda età di "The Cal", quella che
copre gli anni 1984-1993, sotto
la guida dell'art director Martin Walsh,
reca chiari i caratteri della piena giovinezza: una più
matura ed esplicita sensualità,
ma anche una più viva immaginazione.
Il nudo femminile, sempre più
disinvolto, si combina con il discreto e quasi subliminale
messaggio pubblicitario: l'impronta
del battistrada di un noto pneumatico. Ne escono immagini
spiritose e divertenti, come quelle dell'edizione dell''84,
in cui Uwe Ommer dispone artisticamente
le sue attraenti modelle su spiagge assolate; o dell''85,
dove Norman Parkinson spia invece le ragazze
negli interni di camerini e di boudoirs; o ancora quelle
dell''86, dove Bert Stern compone con il
nudo figurazioni ricche di richiami simbolici. Nell' '87
Terence Donovan fotografa in pose monumentali
modelle tutte di colore, tra le quali compare per la prima
volta la sedicenne Naomi Campbell.
Nell' '88 Barry Lategan crea suggestive
e coloratissime coreografie. Nell' '89, Joyce Tenneson,
in una serie di ritratti allegorici: nudi accarezzati con
tenerezza dalla luce, in cui è evidente l'ispirazione
alla pittura impressionista. Nelle successive edizioni,
Arthur Elgort dedica il 1990, tutto in
color seppia, agli sports olimpici, spunto per stupendi
studi del corpo femminile. Clive Arrowsmith
presenta invece, per il '91, in scenografie e costumi teatrali,
personaggi storici femminili, da Anita
Garibaldi a Cleopatra;
e per il '92, creature fantastiche, metà donne metà
animali, ambientate nella Cina
misteriosa. Nel '93, John Claridge chiude
il secondo decennale con un ritorno all'esotismo, e dissemina
le sue modelle tra gli scogli e gli alberi della giungla
delle Seychelles.
2004 - Nick Knight |
Nel 1994, con il trasferimento alla Direzione Comunicazione
Esterne del Gruppo Pirelli a Milano, si apre una nuova
stagione. All'apice del successo il Calendario entra
nell'età matura, nella
fase più felice e pienamente goduta della sua vita.
Inaugura il nuovo corso Herb Ritts, che
torna ad attingere a piene mani all'inesauribile riserva
del pianeta donna. Delle sue ragazze il grande fotografo
pone in risalto ora lo splendido corpo, ora le seducenti
movenze, ora gli abbandoni in grembo alla natura selvaggia,
o all'opposto le impellenti aspirazioni nel mondo del cinema
e della moda. Modelle Cindy Crawford,
Helena Christensen, Kate
Moss e Karen Alexander,
l'obiettivo torna ad inquadrare le stupende forme, spaziando
dai corpi nudi, maturi ed esperti, all'intensa espressività
dei volti.
Nell'edizione del '95 Richard Avedon a
New York realizza il capolavoro
assoluto con le quattro stagioni:
Nadja Auermann l'inverno, Farrah
Summerford la primavera, Naomi
Campbell l'Estate, Christy
Turlington l'autunno, di cui ripropone, in copertina,
particolari essenziali in uno studio comparato delle loro
splendide nudità.
Quasi a contrasto con questo trionfo del colore e della
fantasia, l'edizione del '96, firmata da Peter Lindbergh,
presenta foto classiche, in bianco e nero, ove compaiono
i volti e i corpi seducenti di Carrè
Otis, Eva Herzigova,
Nastassja Kinski, Tatjana
Patitz.
Poi di nuovo un volo spericolato con il ritorno di Richard
Avedon che, nel '97, fa sfilare modelle di etnie
diverse, tra le quali figurano anche Ines
Sastre, Monica Bellucci
e la maliziosa modella di giugno, divenuta famosa per la
sua posa da contorsionista.
Nell'edizione successiva, del 1998, sotto il titolo Le
donne per cui vivono gli uomini. Gli uomini per cui vivono
le donne, Bruce Weber introduce,
accanto a donne discinte, figure maschili vestite. E' un
classico dell'erotismo di tutti i tempi, sperimentato già
da Tiziano e da Manet.
Ancora in bianco e nero sfilano i miti del 900 nelle riprese,
tecnicamente perfette, di modelle in pose ed espressioni
da dive, realizzate da Herb Ritts nel '99.
1968 - Harri Peccinotti |
Poi, per il calendario di fine secolo, di nuovo un fotografo
donna, Annie Leibovitz, e di nuovo una
interpretazione del nudo femminile di straordinaria delicatezza
e al tempo stesso evidenza seduttiva.
Nudità esposte con sussiego o con civetteria, presentano
anche le modelle riprese da Mario Testino
per l'edizione del 2001, in ambienti in cui non disturba
la discreta, quasi indifferente presenza di uomini in secondo
piano.
Per il 2002, sotto il titolo Peter
Lindbergh's Hollywood, sfila negli studi di posa
uno stuolo di modelle, tra le quali nipoti celebri come
Laureen Bush e Kiera Chaplin.
Cinema e sport sono i mondi cui si ispira anche l'edizione
del 2003, realizzata da Bruce Weber, con
ben 16 ragazze e qualche comparsa maschile: Alessandro
Gassmann, Stephane Ferrara,
Enrico Lo Verso. Questa edizione,
che segna un ritorno alle origini,
al calendario tradizionale, da appendere, sembra riassumere
e concludere il lungo ciclo di esaltazione
della figura femminile, iniziato nel '64 con la timida ragazza
di Freeman alle Baleari.
L'edizione del 2004, firmata da Nick Knight,
rappresenta invece il punto d'arrivo dell'altra tendenza,
quella che demitizza il nudo.
Qui i mesi sono rappresentati da una serie di quadri,
non si possono definire altrimenti, dove tutto è
giocato su voli della fantasia,
sul surreale, con effetti decorativi.
Sono brani di pittura, vivace, dai toni accesi, con suggestive
vaporizzazioni di colore, dove è evidente l'ispirazione
a Mirò. Nell'ultrasecolare
vicenda dei rapporti, delle reciproche influenze
tra l'arte della pittura e
quella della fotografia il
calendario Pirelli occupa infatti un posto d'onore.
Con le sue 31 edizioni, realizzate
da 24 fotografi, tra cui tre
donne, le oltre duecento modelle, le centinaia di migliaia,
forse milioni di scatti, i libri, gli articoli, le interviste,
i dischi e le cassette, le trasmissioni televisive, le antologie,
gli album e le periodiche raccolte (dopo quella del 1975,
le altre del 1997 e del 1998, con testi rispettivamente
di Italo Zannier e di Guido Vergani, e del 2001, con introduzione
di Laura Laurenzi), le mostre itineranti e gli stabili spazi
espositivi, come al Victoria and Albert Museum, il Calendario
si presenta oggi a noi come una Galleria
di opere d'arte, spesso di veri e propri capolavori.Tra
questi figurano la plastica immagine del busto di donna
a braccia conserte, scelta da Freeman,
per il luglio del '64; gli scatti di Peccinotti
del febbraio e del luglio del '68, l'uno con il taglio da
maestro dato al particolare della nuca, del collo e della
spalla della modella con frangia di capelli al vento; l'altra
con la panoramica del bacino palpitante, di una morbidezza
palpabile, ornato di girasole, come un piatto da nouvelle
cuisine. Da annoverare tra i capolavori anche la foto del
gennaio ( ancora un taglio magistrale del tronco di una
moderna baccante ), quelle del grandangolo di agosto, e
della stupenda bagnante del luglio, tra il mare piatto e
il cielo coperto di nubi sulfuree, alla maniera di Turner,
realizzate per l'edizione del '70 da Giacobetti,
cui spetta anche il magico volto illuminato dalla luce lunare
dell'agosto del '71.
1995 - Richard Avedon |
In questa ideale Galleria dovrebbero inoltre trovar posto
quasi tutte le immagini create da Sarah Moon
per l'edizione del '72, dipinte a Parigi, sotto la suggestione
diretta, si direbbe, di Renoir
e Degas. Come pure la modella
con maschera creata da Allen Jones per
il febbraio del '73, e l'indimenticabile figura del settembre
del '74, che Hans Feurer fa emergere improvvisa
e imprevista dal fondo degli abissi con tutto il carico
della sua prorompente femminilità. All'insegna dell'erotismo
senza tempo, porrei nella nostra Galleria anche l'immagine
della modella dell'aprile '85, ricalcata da Norman
Parkinson sul celebre dipinto di François
Boucher; la disinibita ragazza di copertina e lo
spiritosissimo agosto di Bert Stern nel
Calendario dell' '86; il monumento alla bellezza negra immortalata
da Terence Donovan nel dicembre dell' '87;
la Diana invereconda del dicembre dell''89 di un Joyce
Tenneson che riprende, nel febbraio, "la
source" di Ingres
e, nell'aprile, la Venere di
Velasquez; la donna discobolo
in tensione erotica scattata da Arthur Elgort
per il marzo del '90; la languida, sensuale ninfa del marzo
'84, opera di Herb Ritts. Anche le indimenticabili
riprese di Richard Avedon per il Calendario
del '95 dovrebbero figurare tutte tra i capolavori della
Galleria, come le immagini del gennaio del '96 di Peter
Lindbergh, e della famosissima contorsionista del
giugno '97 di Avedon, insieme alla Bellucci
del luglio, che potrebbe recare come titolo "lo stupore
di essere donna". A rappresentare le dive in posa,
scattate da Herb Ritts per il '99, sceglierei
il ridente luglio e l'imbronciato novembre; lasciando poi
lo spazio necessario per tutti e tredici i capolavori di
Annie Leibovitz nell'edizione del 2000,
ove la suggestiva penombra del monocromato e lo sfumato
leonardesco rendono sensuale e deduttivo persino il gioco
delle mani. Dal 2001 di Mario Testino trarrei
infine, come figura simbolica, quella della modella di luglio,
moderna Venere callipigia che ha ormai conquistato la piena
coscienza e l'uso spregiudicato del proprio potenziale erotico.
Immagini queste che sembrano coronare con successo il lungo
impegno e confermare la piena maturità del quarantenne
Calendario, che si avvia a rinnovare ancora una volta il
proprio affascinante volto e il proprio vivace spirito,
per arricchire la Galleria di nuove preziose acquisizioni.
Auguriamo di cuore ancora lunga e felice vita a questo
ricercato, esclusivo prodotto dei gusti e della fantasia
del nostro tempo.
1999 - Herb Ritts |