"I luoghi hanno memoria. Ricordano tutto. Il ricordo è inciso nella pietra. È più profondo delle acque più profonde. È come sabbia delle dune, che si sposta di continuo" scrive Wim Wenders in Places ("Luoghi"), il poema che apre Immagini dal pianeta Terra, il volume edito da Contrasto (128 pagine, 49,00 euro) che presenta l'altra faccia di Wenders, quella del fotografo. 55 foto a colori, scelte tra gli scatti realizzati in venti anni di spostamenti.
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Odessa, Texas - © Wim Wenders |
Un viaggio fotografico iniziato nel 1983, quando trascorse molti mesi a fotografare per individuare le giuste locations di Paris, Texas, passato attraverso la preparazione e realizzazione di molti altri film, da Fino alla fine del mondo a Buena Vista Social Club. All'inizio fotografare era una sorta di diario visivo per i suoi film, col tempo è diventato una maniera di espressione in sé, sempre più autonoma dalle urgenze per il cinema. |
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L'Avana, Cuba - © Wim Wenders
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Il libro è un viaggio attraverso molti luoghi, "alcuni dei quali stanno scomparendo o sono già scomparsi, il cui ricordo dovrà aggrapparsi alle immagini che abbiamo", dice Wenders, "mentre altri luoghi sopravvivranno anche dopo di noi". Città, strade, paesaggi, qualche interno, raramente persone. Non racconti di storie, ma frammenti, istantanee raffinate. Scatti quasi sempre realizzati da una prospettiva frontale, neutra, puramente descrittiva, senza angoli, né movimento. Spesso con una macchina panoramica, per catturare il respiro del paesaggio, sia esso urbano o naturale, consegnarlo alla contemplazione.
Berlino, Germania
© Wim Wenders
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Outback australiano, Midwest americano, strade polverose, orizzonti di montagne, lounge di motel, drive-in, stazioni di benzina deserte, depositi di autobus, binari che scompaiono nel nulla, negozi abbandonati, cinema in disuso, monasteri giapponesi, foreste di bambù, strade di Berlino e Gerusalemme o della Habana Vieja, e infine Ground Zero.
Cimitero Indiano, Montana
© Wim Wenders
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Visioni personali del pianeta Terra di un "fotografo di paesaggi", come si autodefinisce Wenders, perché "i paesaggi hanno storie da raccontare e sono molto di più che semplici luoghi. In un film i luoghi devono necessariamente giocare un ruolo secondario rispetto alla storia e ai personaggi. Nelle fotografie posso dar loro il ruolo centrale". Nelle foto di Wenders compaiono raramente persone, quando accade si tratta per lo più di individui isolati. La stessa allusione al pianeta Terra, nel titolo del libro, è un omaggio alla forza della natura che è più possente di ogni presenza umana, perché "la memoria principale è la superficie del pianeta, non noi o le memorie dei nostri computer". A dominare è la natura, i suoi paesaggi, i luoghi, Places, appunto, come recita il titolo del poema citato all'inizio e che riportiamo di seguito nell'originale versione inglese.
Gila Bend, Arizona - © Wim Wenders
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PLACES
There are places I remember all my life
Though some have changed…
All these places had their moments…
In my life I've loved them all.
(Lennon/McCartney)
Places where we spend our lives.
Places that we visit for just one moment.
Places we discover by chance.
Places that attract us by their name on a map alone.
Places we will never see again.
Places we can never forget.
Places we long to come back to.
Places that scare us.
Places that comfort us.
Places that make us feel at home.
Places we find repulsive.
Places that fill us with awe.
Places we dreamed about
before we ever got there.
Places we got lost in
and places that we lost.
Places condition us.
Places protect us.
Places destroy us.
As metaphorical as they might appear,
places are always real.
You can walk around in them
or lie down on the ground.
You can take a stone with you
or a handful of sand.
But you can't take the place with you.
You can never really own a place.
Even the camera can't.
And if we take its picture,
we're only borrowing the place's appearance
for a little while,
nothing but its outer skin, its surface.
Some of the places I photographed
are about to disappear,
might already have vanished from the surface of the Earth.
They will only survive in photographs,
or better: The memory of them
will have to cling to the pictures we have of them.
Other places will outlive us
and even our efforts to capture them on photographs.
More so: They will survive any trace of us.
In a million years,
when no one will be around any more
to even remember us faintly,
some of these places will.
Places have memories.
They remember everything.
It's engraved in stone.
It's deeper than the deepest waters.
Their memories are like sand dunes,
wandering on and on.
I guess that's why I take pictures of places:
I don't want to take them for granted.
I want to urge them
not to forget us.
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Nara, Giappone - © Wim Wenders
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