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Mostre

Art à mort
Fotografie di Gèrard Rancinan (da un progetto di Virginie Luc)
10 Dicembre 2003 / 13 febbraio 2004
Galleria Grazia Neri, Milano



© Orlan


© Paul McCarty

Un viaggio fotografico nel mondo dell'arte contemporanea. Nella sua tendenza più estrema, dove l'opera d'arte è un materiale vivo: il corpo è la tela, il sangue il colore, il gesto il pennello. Un mondo rosso, urlante, vorace, dove il ketchup e la derisione colano a fiumi, portandosi via le ultime certezze. Un viaggio nell'universo creativo di alcuni tra gli artisti più significativi del panorama internazionale, da Damien Hirst a Paul McCarthy, da Marina Abramovic a Andres Serrano, da Orlan a Maurizio Cattelan. In compagnia del fotografo Gérard Rancinan e la scrittrice Virginie Luc (complici in parole e immagini da oltre dieci anni), che insieme hanno realizzato un grande reportage sull'arte contemporanea. La mostra di Milano raccoglie i ritratti-performance che ognuno degli artisti ha dedicato al progetto; ed è accompagnata da un libro di Virginie Luc che, con le sue interviste agli artisti, permette di comprendere meglio quest'arte spesso spaventosa e inaccessibile e illumina sulle rivoluzioni artistiche del XX secolo.

 

 

 

 


© Maurizio Cattelan

 

Essenze immutabili
Hiroshi Sugimoto
20 dicembre 2003 - 29 febbraio 2004
Napoli, Museo di Capodimonte


Woodland Chapel
© Hiroshi Sugimoto


Johnson Building
© Hiroshi Sugimoto

L'emozione di fronte a una fotografia di Hiroshi Sugimoto non viene dalla bellezza o dalla perfezione dei dettagli o dal mistero dell'immagine, ma dall'idea che l'ha suscitata. Sugimoto crea, senza le stampelle di tecnologie ed effetti speciali, opere che contengono e comunicano allo spettatore l'idea che lo guida, il concetto che lo ha illuminato e che in quell'immagine ha trovato la sua espressione. Sugimoto è nato nel 1948 in Giappone ma la sua formazione artistica è avvenuta negli Stati Uniti, in un periodo in cui l'Arte Concettuale e il Minimalismo dominano la scena. Sugimoto rivela fin dagli esordi una grande attenzione formale, il desiderio di combinare l'arte concettuale con la seduzione estetica, usando la fotografia come strumento per tradurre visivamente le proprie idee. Lavora quasi sempre in serie, con cicli che lo portano a insistere per diversi anni sullo stesso tema, magari elaborando minime variazioni come nel caso dei seascapes. Il desiderio di corrispondere alle scene viste o immaginate da altri motiva anche la sua scelta di studiare e fotografare fuori fuoco diversi edifici modernisti, collocandosi nello scarto tra il progetto originale dell'architetto e la sua realizzazione, offrendo una scena generale in cui i dettagli spariscono nel gioco di ombre ottenuto dall'artista. Sugimoto sembra sempre cercare delle immagini il cui nitore e la cui bellezza non possano essere scalfiti dal passare del tempo o da dettagli. La sua ricerca tende al classico perché mira a rappresentazioni che rivelino un'essenza immutabile, non condizionata dalla contingenza, come l'artista sembra confermare anche nel confrontarsi con il genere del ritratto. Non fotografa persone, ma modelli in cera, forme immutabili, scene fisse, magari sul modello di visioni altrui come i quadri di maestri del passato.

 

 

 

  
Last Supper - © Hiroshi Sugimoto

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