Uno sguardo nell'infrarosso
Appena si parla di infrarosso con il digitale, si entra in un mondo ancora in gran parte inesplorato, dove le variabili sono all'ordine del giorno. Utilizzare luce IR significa far lavorare oltre le specifiche sia l'obiettivo che la fotocamera. La luce infrarossa, negli obiettivi a lenti, infatti va a fuoco su un piano leggermente diverso rispetto a quello della luce visibile per cui gli obiettivi sono progettati.
Con ottiche dallo schema ottico semplice, è sufficiente modificare la messa a fuoco per focheggiare correttamente le radiazioni IR, ma negli obiettivi strutturalmente più complessi, lavorare al di fuori del visibile può generare risultati del tutto inattesi soprattutto ed ovviamente, se si opera in autofocus calibrato sul visibile.
Il Nikon 18-200mm f/3.5-5.6G IF-ED AF-S VR DX non dispone della tacca di riferimento per la messa a fuoco in infrarosso e ciò perchè l'ottica non e' stata disegnata specificatamente per l'uso in IR. La corrispondenza di messa a fuoco IR è di norma spostata in avanti rispetto al visibile e quindi, anche operando all’infinito, sarà possibile effettuare delle prove oltrepassando l’infinito in messa a fuoco manuale.
Il Nikon 18-200mm f/3.5-5.6G IF-ED AF-S VR DX non dispone della tacca di riferimento per la messa
a fuoco in infrarosso. Per riprese IR fatte con la messa a fuoco regolata sul visibile, è consigliabile operare
a diaframmi relativamente chiusi per coprire la differenza con la profondità di campo.
Se risulta necessario operare a diaframmi aperti (la tutta apertura è sconsigliata) è opportuno fare degli
scatti di prova prima dello scatto finale oppure fare un limitato bracketing di messa a fuoco per scegliere,
a computer, lo scatto più nitido ottenuto nella serie. Evitando il mosso ed il micromosso, scattando in RAW/NEF+JPG
per disporre della qualità RAW, sarà sufficiente verificare il peso dei jpg constatando che quello più pesante,
è certamente quello più nitido o comunque più ricco di dettagli (principio semplificato dell’opzione BSS
integrata nelle compatte Nikon Coolpix).
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Nella storia di Nikon non è difficile scovare obiettivi con qualità ottiche fuori dal comune, come il celebre
Micro Nikkor UV 105mm f/4.5, ora fuori produzione, che grazie all'utilizzo di particolari vetri al quarzo poteva gestire le radiazioni comprese tra 220nm e 900nm, ovvero tra l'ultravioletto all'infrarosso. Anche per le ottiche non espressamente dedicate alla fotografia IR, la correzione della messa a fuoco per l'infrarosso non è sempre una costante valida ma può variare da obiettivo a obiettivo in base al disegno ottico specifico utilizzato.
Nel caso specifico del Nikon 18-200mm f/3.5-5.6G IF-ED AF-S VR DX ho fatto alcune
prove abbinandolo ad un filtro frontale IR-Pass da 72mm di diametro centrato sulla lunghezza d'onda dei 720nm, in grado quindi di lasciare passare solo una minima parte di radiazione visibile. In questi casi diventa determinante anche la fotocamera utilizzata, in quanto corpi diversi hanno risposte differenti in base al filtro IR-cut montato ed integrato di fronte al sensore.
Le prove sono state effettuate con una
Nikon D200 e i risultati possono essere comparati a quelli ottenibili con una D80 o D40, avendo i filtri IR-Cut del sensore digitale del tutto simili in taglio e generazione, mentre le reflex D70, D70s o D50 hanno una diversa filtratura più trasparente alle radiazioni IR ed è possibile quindi che i risultati siano sensibilmente differenti. Operando a diaframmi chiusi e con la D200, l'autofocus misurato dal sensore AF non necessariamente sensibile allo spettro IR, è riuscito a lavorare in modo sufficientemente corretto, anche se ripetendo la messa a fuoco comunque tarata sul visibile, l'obiettivo si fermava in posizioni sempre lievemente differenti. Ho così preferito focheggiare senza filtro, disattivare l'AF e scattare con il filtro IR con la messa a fuoco eseguita sul visibile. Grazie alla focale utilizzata pari a 18mm e al diaframma chiuso a f/11 non ho riscontrato alcun problema di nitidezza.
L'immagine ripresa a colori in luce visibile
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La medesima inquadratura ripresa però anteponendo all'obiettivo un filtro IR-Pass da 720nm.
Il bilanciamento del bianco è stato calibrato sul verde della vegetazione
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Con tempi veloci la D200 è ovviamente quasi del tutto cieca alle radiazioni IR ma, in giornate soleggiate, ho potuto lavorare con pose di 30” a f/11 e sensibilità pari a 800 ISO. Nelle immagini a colori ho effettuato il bilanciamento del bianco sul
verde dell'erba, ottenendo così un effetto surreale che ricorda, nel mio immaginario, le probabili riprese di paesaggi marziani, caratterizzati dal color ambrato del cielo, singolarità propria del pianeta rosso del nostro sistema solare.
Nel complesso lo zoom Nikon 18-200mm f/3.5-5.6G IF-ED AF-S VR DX ha svolto
egregiamente il suo
lavoro anche in questo settore, pur non spiccando per
definizione a causa l’errore di messa a fuoco indotto ma soprattutto ai
bordi per il coinvolgimento della curvatura di campo raggiunta. Ho infatti notato che man mano che ci si allontana dal centro del fotogramma, i tre canali RGB andavano via via
fuori registro.
Applicando un ridimensionamento specifico per i tre canali si può ridurre sensibilmente il problema. Nel caso specifico ho mantenuto le dimensioni del canale R e scalato rispettivamente al 99,9% e 99,7% il canale G e B. Il risultato così ottenuto ha migliorato la resa complessiva di questo obiettivo anche nell'IR, portandolo ad un valore, per i miei metri di giudizio, più che sufficiente. Da notare, inoltre, che a tutte le focali non compare mai il fastidioso
hot spot chiaro che spesso colpisce alcuni obiettivi, rendendoli del tutto inutilizzabili per questo genere di ripresa.
Esame IR quindi
passato!
Particolare ingrandito al 200% del bordo in basso a destra dell'immagine precedente.
A sinistra è visibile l'immagine originale in cui si notano i colori sfalsati.
A destra, la stessa immagine dopo la procedura di ridimensionamento dei tre canali,
come descritto nel testo. Si nota ancora una certa morbidezza, ma ricordo che si tratta di un particolare ingrandito al 200% in Photoshop ed è una ripresa effettuata in una lunghezza d'onda fuori specifica
per l'obiettivo in questione, pertanto il risultato è da ritenersi più che accettabile.
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