Qualsiasi macchina fotografica si basa sul principio fondamentale di consentire il passaggio controllato della luce che va a colpire un elemento fotosensibile, la pellicola oppure il sensore, creando così una copia dell'immagine inquadrata dall'obiettivo.
Tale controllo è affidato a un dispositivo meccanico oppure elettronico denominato otturatore perché blocca il passaggio della luce fino al momento dello scatto e lo abilita per un periodo di tempo ben definito, che dipende dalla quantità di luce disponibile e dalla sensibilità del sensore.
Il periodo di apertura dell'otturatore prende il nome di "tempo di posa" e la sua lunghezza è direttamente proporzionale alla quantità di luce che colpisce il sensore. Un tempo doppio ci darà il doppio della luce e perciò un'immagine molto più chiara, viceversa per un tempo di posa dimezzato.
In alcune fotocamere digitali, il sensore è costantemente esposto alla luce e converte costantemente l'immagine esterna in una quantità variabile di elettroni per ciascun pixel illuminato.
Lo "scatto" succede mediante l'azzeramento istantaneo del contenuto dei vari pixel e il prelievo dell'immagine che si forma immediatamente dopo.
Questa è la tecnica utilizzata dalle macchine con otturatore elettronico e garantisce risultati di buon livello per sensori di dimensioni contenute.
Al crescere della risoluzione e della dimensione del sensore, si preferisce spesso aggiungere un otturatore meccanico.
Qualunque sia il sistema adottato, quando premiamo il tasto di scatto, stiamo comandando l'apertura dell'otturatore che si richiude automaticamente dopo aver lasciato trascorrere un tempo brevissimo, calcolato dalla fotocamera oppure impostabile manualmente.
La corretta combinazione tra quantità di luce e tempo di posa produce un'immagine naturale, dove i colori e le loro densità sono vicine all'originale visibile a occhio nudo.
Il tempo di posa diventa perciò un elemento essenziale per controllare l'esposizione (la quantità di luce che arriva al sensore), oltre che per catturare oggetti in movimento.
Lasciata a sé stessa, la fotocamera tenderà a usare tempi intermedi che vadano bene nella maggior parte dei casi, ma che sarebbero inadatti per bloccare oggetti in movimento.
Per immortalare un oggetto nel bel mezzo dell'azione, sono necessari tempi molto brevi. Viceversa occorre un tempo di posa più lungo della norma per generare scie e contorni indistinti attorno all'oggetto che si muove, così da creare un effetto velocità e disegni cromatici nelle foto notturne.
Alcune fotocamere digitali offrono programmi già impostati per la scelta dei tempi di posa più adatti alle varie circostanze.
Il programma sportivo, solitamente contraddistinto dall'icona di un corridore, riduce il tempo di posa al minimo al fine di congelare l'attimo dell'azione.
Il programma notturno invece allunga i tempi, favorendo risultati a effetto.
Il miglior risultato si ottiene tuttavia conoscendo più direttamente i valori del tempo di posa e scegliendoli direttamente dai controlli della fotocamera, come si può fare in molti modelli.
Basta cercare la modalità "shutter priority" oppure "priorità dei tempi" o semplicemente "S".
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Il display di controllo
La nostra macchina di esempio ci segnala che abbiamo selezionato la modalità a priorità di tempi o "shutter priority" (S). |
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Display a colori che inquadra la scena
Qui vediamo come le nostre impostazioni manuali vengono riportate sul display e nel mirino della fotocamera. La lettera S indica che stiamo lavorando in priorità di tempi e che la prossima foto sarà scattata a 1/8 di secondo con sensibilità ISO 100. |
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