Scelta della qualità dell'immagine

A cura di: Redazione

Tutte le fotocamere digitali comprimono le fotografie prima di registrarle sulla schedina di memoria.
Si tratta di un'operazione indispensabile per sfruttare al massimo lo spazio disponibile e per risparmiare tempo. Infatti, a differenza del disco di un personal computer, le schedine di memoria usate nelle fotocamere sono relativamente costose e lente.
È più agevole comprimere le informazioni prima di trascriverle, anche a costo di perdere alcune informazioni. Il formato di compressione più comune è il JPEG (Joint Photographic Experts Group) che ha il pregio di ridurre drasticamente le dimensioni di un'immagine, e il difetto di sacrificarne parte dei contenuti. Maggiore è la compressione, più sarà l'immagine finale e minore sarà l'occupazione di memoria.

Quasi tutte le fotocamere prevedono almeno tre fasce di qualità che corrispondono ad altrettanti livelli di compressione. Solitamente sono identificati dalle parole Basic (il più povero), Normal (da usare di norma), Fine (il migliore).
Alla partenza le fotocamere si collocano di solito su Normal e spetta a noi regolarle diversamente. Alcuni modelli più evoluti dispongono anche del formato TIFF (Tagged Image File Format).

Nella fotocamera che abbiamo scelto come esempio, tale formato è identificato dalla sigla Hi (high). Il TIFF è molto diffuso nel mondo della grafica e dell'editoria pocihé, pur consentendo una certa compressione, conserva tutte le informazioni dall'immagine originale. Ha tuttavia lo svantaggio di produrre file decisamente più voluminosi rispetto al JPEG. Prendendo come esempio la Coolpix 5700, un'immagine in formato TIFF occupa dieci volte lo spazio di un JPEG a bassa compressione (Fine).

In alternativa al TIFF molti produttori prevedono un terzo formato, definito raw (grezzo). Anch'esso conserva tutte le informazioni originali dell'immagine, ma non è standard e cambia a seconda del produttore.
Nel caso della Nikon usata per l'esempio, il formato raw corrisponde al Nikon Electronic Image Format e non viene riconosciuto dai browser oppure dai normali programmi di fotoritocco, ma richiede l'installazione sul PC di un software ad hoc fornito a corredo della fotocamera.
Tale software converte il file raw nel formato interno di Photoshop oppure in JPEG o TIFF, dopo l'eventuale elaborazione dell'immagine.
Una fotografia raw scattata con la Coolpix 5700 occupa cinque volte lo spazio di una corrispondente immagine JPEG in ripresa in modalità Fine, vale a dire la metà della stessa immagine ripresa in formato TIFF.

Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, tanto il TIFF quanto il raw offrono ben pochi benefici tangibili rispetto al JPEG e di converso aumentano moltissimo i consumi di memoria e di batteria, nonché i tempi di elaborazione dell'immagine. Di fatto, nello scattare una fotografia in modalità Hi o raw, la macchina resterà bloccata per quasi mezzo minuto, nell'attesa che l'immagine sia trasferita alla schedina di memoria.
Nella pratica vi consigliamo perciò di usare sempre il formato JPEG in modalità Normal, che garantisce una qualità praticamente comparabile al Fine, ma occupa decisamente meno spazio. Ricorrete al Fine nei casi dove la qualità sia essenziale, mentre il Basic è perfetto per le foto sul Web, che solitamente vengono ritoccate e ridimensionate prima della pubblicazione.

Come vedremo meglio più avanti, è sempre buona prassi eseguire una copia delle immagini che si vogliono elaborare, specialmente se sono in formato JPEG. Il ripetuto salvataggio di un JPEG, dopo ogni modifica, comporta la continua perdita di dati, poiché ogni volta l'immagine viene ricompressa. È meglio perciò conservare l'originale e produrre tante copie quante sono le variazioni che vogliamo realizzare.

Scopriamo come funziona la nostra fotocamera e quali sono le operazioni fondamentali per scattare una foto

Le fotocamere digitali sono molto più semplici e immediate da utilizzare rispetto a una macchina fotografica tradizionale.
La visione immediata del risultato e l'appoggio di funzioni elettroniche evolute che filtrano e correggono l'immagine prima ancora di memorizzarla, le rendono uno degli strumenti tecnologici più popolari del nuovo millennio.
Chiunque può utilizzarle per produrre un buon risultato, utilizzando semplicemente le funzioni automatiche già impostate.
Tuttavia una conoscenza dei princìpi che stanno alla base di tali automatismi vi consentirà di utilizzarle ancora meglio e in modo più creativo, forzando la mano di tanto in tanto per cercare un risultato spettacolare.
Con questo articolo iniziamo un mini corso dedicato ai fondamenti della fotografia digitale, dove scoprirete il significato dei comandi e delle funzioni presenti su qualsiasi fotocamera, anche se con diversi gradi di sofisticazione e di completezza.

A puro titolo di esempio in questa puntata, abbiamo scelto una fotocamera di taglio medio alto, la Nikon Coolpix 5700 provata di recente.
Potremo in tal modo descrivere ciò che si può fare con una macchina di tipo "prosumer", ossia di fascia semi-professionale, indicandovi anche come riportare le nozioni su qualsiasi altra fotocamera.

Le fasi di uno scatto
Qualunque sia la tecnica impiegata, analogica o digitale, lo scatto di una fotografia presuppone una serie di azioni ben definite: accensione e predisposizione della fotocamera, inquadratura del soggetto (il che include regolare l'obiettivo zoom o lo zoom digitale), messa a fuoco, esposizione, eventuale attivazione del flash automatico (nel caso di luce troppo debole), bilanciamento del bianco, scatto e compressione/memorizzazione dell'immagine acquisita.
Il bilanciamento del bianco e la compressione sono operazioni tipiche delle fotocamere digitali e sostituiscono l'opera svolta dalla pellicola nelle fotocamere analogiche. Queste ultime infatti fissano l'immagine direttamente sulla pellicola attraverso un processo fotochimico e utilizzano il "bilanciamento del bianco" già impostato dal produttore di quella particolare pellicola.
In gergo tecnico si parla di "temperatura cromatica" della pellicola, ossia del tipo di luce richiesto affinché i colori appaiano naturali e il bianco, appunto, sembri bianco.
Esistono diversi tipi di pellicole, ma i due più comuni sono per luce diurna, adatti alle foto in esterni e con il flash, e per luce artificiale da lampade al tungsteno, adatto per le foto in interni.
Non esistono pellicole per la luce al neon, le cui caratteristiche sono troppo variabili e perciò vanno corrette con particolari filtri da abbinare alle pellicole diurne. Le fotocamere digitali non richiedono la sostituzione della pellicola e nemmeno l'applicazione dei filtri, ma riconoscono automaticamente il tipo di luce presente per ogni scatto e si regolano di conseguenza.

Ciascuna delle fasi elencate concorre alla qualità finale del risultato e richiede un certo tempo. Le prime fotocamere digitali, relativamente lente, richiedevano alcuni secondi prima di essere pronte a catturare l'immagine, il che non permetteva di "cogliere l'attimo".
Oggi le macchine più evolute svolgono l'intero ciclo di predisposizione e scatto in frazioni di secondo. La risposta tuttavia non è istantanea, come non lo è neppure nelle macchine fotografiche a pellicola di tipo professionale, perciò conviene conoscere come padroneggiare gli automatismi per avere la macchina pronta allo scatto quando ci serve.

Comandi laterali - scelta della qualità
La nostra fotocamera di esempio dispone di un tasto SIZE per impostare il livello di compressione: Basic, Normal e Fine. Un comando analogo è presente in qualsiasi altra fotocamera come tasto dedicato oppure come opzione di menu. Il secondo tasto usato per la nostra lezione è ISO che modifica la sensibilità del sensore premettendo lo scatto anche con luce ridotta. Lo troviamo solo nelle fotocamere con sensibilità variabile e che ne consentono la regolazione manuale.
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