Trent'anni di storia italiana, tra costume, politica, cronaca, ritratti, gossip. La Galleria Grazia Neri di Milano ospita dal 18 settembre al 24 ottobre la prima mostra (a cura di Tiziana Faraoni) di Massimo Sestini, un fotografo di successo, una presenza ricorrente nelle pagine dei giornali, una copertura versatile degli avvenimenti italiani grazie alla capacità di raccontare - da vicino, velocemente, senza limiti - gli eventi, «sapendo combinare in modo straordinario», come afferma Grazia Neri, «contenuto, tecnica e composizione». Così, in occasione della mostra, Michele Neri presenta il lavoro del fotografo toscano.
© Massimo Sestini
Sardegna, Capo di Coda di Cavallo, Diana d'Inghilterra in costume da bagno, 11 agosto 1991
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«Massimo Sestini è il fotografo e l'uomo dell'exploit. Questa sua prima mostra è una breve sosta lungo la sua vita di corsa, dopo trent'anni di fotografie che raccontano spettacolarmente la grande Storia e migliaia di quelle piccole del nostro Paese e di tanto mondo. Se guardo le sue foto mi vengono in mente queste parole: giornalismo, prima mano, tecnologia, numeri, coraggio, tempo. Timidezza. Giornalismo, perché sono sue le immagini che raccontano gli eventi che hanno cambiato l'Italia: Rapido 904, Moby Prince, G8, Giubileo, attentati di Borsellino e Falcone. Prima mano. Ovvero l'articolata e onnipresente necessità di essere a tu per tu con quello che succede. Costi quello che costi. Denunce, attese su alberi, doppi giochi, finzioni, travestimenti, faccia tosta. È così che sono nate le famose paparazzate, da Lady D in bikini al matrimonio blindato di Eros Ramazzotti.
© Massimo Sestini
Etna (CT), una straordinaria veduta notturna del vulcano,
fotografato da un elicottero della Marina Militare
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Ma il concetto di paparazzata di Sestini è un concetto evoluto. Non si tratta di mettere a nudo il personaggio del gossip, ma di raccontare quello che non si dovrebbe vedere, soprattutto i retroscena del potere, della cultura, dell'economia. La foto rubata in Parlamento il primo giorno del governo Berlusconi, lo stesso, in compagnia di un Fede che inciampa rovinosamente nel giardino del Cavaliere. Muti che dirige la prima della Scala sorpreso dall'alto, in completo e rischioso silenzio. Tecnologia, perché siano computer, collegamenti volanti, sperimentazione digitale, luci, radiocomandi per fare scattare macchine nascoste in fioriere o sotto la sua famosa cravatta con il buco o l'indecente marsupio in vita, la sua carriera di testimone, fotogiornalista, collaboratore di decine di testate è sempre stata aiutata e ispirata da un costante aggiornamento tecnologico.
© Massimo Sestini
Milano, sfilate collezioni Milano Donna, Gisele Bundchen
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Dalla tecnologia ai numeri il passo è breve: ci sono migliaia di personaggi fotografati nei suoi archivi, ha collezionato migliaia di ore di volo per fotografarli, consuma un'automobile nuova in due anni (avevo fatto un conto molto approssimativo, ma credo che Sestini percorra ogni anno la distanza tra Terra e Luna e ritorno). Ha un numero infinito di amici e una bella quantità di nemici. Nel corso di un anno produce quasi trecento servizi. I numeri sono la sua vittoria sul tempo. Quello che riesce a maneggiare, estendere e restringere a piacimento.
© Massimo Sestini
Genova, G8, polizia contro i dimostranti, 21 luglio 2001
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Coraggio. O meglio faccia tosta. E una bella dose di inconsapevolezza. Non l'ho mai sentito dubitare sulla fattibilità di una fotografia. Convince i soggetti a fare quello che desidera. O meglio, quello che pensa che il giornale per cui sta lavorando desideri. Così la gente finisce nuda o al gabinetto, su un palo nel lago al buio o in cima a un alberodi barca a vela alto sessanta metri. È lui stesso vittima di questa inconsapevolezza, quando si avvicina troppo all'Etna in eruzione, si immerge per fotografare Bolle, costringe i piloti di elicottero a sorvolare spazi proibiti o scendere troppo sopra i bagnanti in Versilia. Così sono nati i suoi reportage più importanti e spettacolari.
© Massimo Sestini
Biennale di Venezia, 50esima edizione Esposizione Internazionale dell'Arte: Chris Ofili, "within reach" ai giardini, 14 novembre 2003
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Timidezza. In realtà questa parola è sua. Quando gli ho chiesto da dove nascono le sue fotografie, dove trova spinta il suo approccio professionale, mi ha detto: "Nel lavoro non sarei mai arrivato da nessuna parte proprio perché sono timido. Per questo mi costringo a fare cose impossibili e non avere limiti. Non mi devo confrontare con il personaggio, vado più in fretta, vado oltre. Da questo nasce anche il mio non rispettare la privacy". In questi ultimi anni Sestini ha cercato di vincere la timidezza dedicandosi di più al ritratto, dove l'incontro è per forza tra persone e non può sorvolarle. C'è chi ha scritto che Massimo Sestini è il "teleobbiettivo di Dio". Io penso più modestamente che è il nostro uomo in più. Spesso inconsapevole di quanto sia importante, esilarante, informativo, determinante il suo racconto. Di questa ironica inconsapevolezza mi sembra pieno lo sguardo imbarazzato dell'autopaparazzata su quell'erotico (ma non per lui) letto di un bordello austriaco.
© Massimo Sestini
Roberto Bolle durante un balletto subacqueo, Ibiza
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Chi è
Massimo Sestini è nato a Prato (Firenze) nel 1963. Le prime fotografie le scatta mentre è al liceo scientifico: concerti rock e le primissime foto rubate al mare, a Forte dei Marmi. Qui è istruttore di windsurf e si fa passare informazioni dai bagnini. Alla fine del liceo comincia a occuparsi di cronaca locale, passando dalla Nazione a una piccola agenzia fiorentina, la Fotocronache di Fulvio Frighi; collabora a un altro quotidiano, La Città. Pubblica i primi servizi.
Non compie nessuno studio di fotografia, ma ricorda che qualcosa al liceo gli hanno insegnato.
Comincia a occuparsi di grande cronaca e piazza i suoi primi scoop nel 1984. Riesce a fotografare Licio Gelli a Ginevra mentre viene scortato in carcere e il 23 dicembre 1984 è il solo fotografo ad entrare nel vagone del Rapido 904 annientato da una bomba nella Galleria di San Benedetto Val di Sambro. Una sua foto sarà la cover di Stern.
Anche se sempre più attratto da avvenimenti internazionali non perde la passione per la cronaca della sua città: con l'apertura dell'edizione di Firenze de La Repubblica, nel 1988, comincia a presentarsi come il punto di riferimento per la copertura fotografica di città e regione: vince l'appalto fotografico per Repubblica. Lo terrà per una decina d'anni. Manterrà quindi a lungo una doppia funzione: fotografo e agente, coordinando il lavoro di reporter locali.
Comincia a lavorare sempre di più a livello internazionale e nel decennio successivo collabora con le principali agenzie fotografiche italiane (l'agenzia di Giovanni Liverani, l'Olympia di Walfrido Chiarini, Farabola, Contrasto), ottiene un contratto di fotografo staff dalla grande agenzia francese Gamma, che gli permetterà di essere presente ai grandi fatti, cerimonie internazionali, inizia la sua collaborazione con tutte le principali testate italiane.
È un decennio di attività formidabile. Da un lato apprende e insegna l'arte del paparazzo, collaborando tra gli altri con Riccardo Gerrmogli, Elio Zammuto. Bossi in canottiera, il funerale di Casiraghi nel 1990, il bikini di Lady D sono alcuni scatti celebri. E' presente e scatta la foto esclusiva nei tragici avvenimenti italiani: l'incursione sulla Moby Prince in fiamme, le foto aeree degli attentati a Borsellino e Falcone. La collaborazione con Epoca di Roberto Briglia e Carlo Verdelli lo spinge al reportage, al fotogiornalismo, in cui una tappa importante è "Italia Novanta".
La fotografia sportiva è un'altra sua passione. La "scuola" di Epoca gli insegna a collaborare da giornalista con i settimanali: diventa una presenza indispensabile per tutte le principali redazioni italiane: Panorama, Gente, Oggi, Sette, Il Venerdì, Espresso, Sorrisi e Canzoni. Lavora per il Corriere della Sera. Sempre più organizza o improvvisa scatti aerei per cogliere la foto che nessun altro collega ha.
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta decide di imparare a fare anche i posati, per affrontare i personaggi con un'altra creatività. Luci, preparazione del set, inventiva per accontentare lo stile e le esigenze dei committenti: si trova così a rivedere spesso i personaggi dello spettacolo e della politica che aveva paparazzato, da fotografo "ufficiale" inviato dai giornali. In questo modo aggiunge a quotidiani e settimanali i mensili nella sua esperienza di fotografo "di giornali". In particolare Style e le testate del gruppo Class.
Massimo Sestini in trent'anni di carriera (se si considera il suo esordio a 16 anni) non ha mai partecipato a premi fotografici, non ha pubblicato libri, la sola mostra risale al liceo: "Un diciassettenne e il suo obbiettivo", con le fotografie scattate ai concerti rock fiorentini.
Dall'inizio del 1999 collabora con l'agenzia Grazia Neri, il rapporto professionale più duraturo della sua carriera.
Massimo Sestini è sposato e ha una figlia di tredici anni.