Mario Balsamo, filmaker documentarista e scrittore, ha pubblicato un libro in modo semplice e veloce, tramite il portale del self-publishing www.ilmiolibro.it.
Il suo Cannella e garofano è un diario di viaggio brasiliano, dalle parti di Bahia che è già stato selezionato dalla Scuola Holden (tra i libri in vetrina su ilmiolibro.it) per la gara tra i migliori incipit, il cui vincitore sarà scelto - dagli utenti - a settembre. Abbiamo scelto di accompagnare alcuni estratti di Cannella e garofano, di seguito presentati dall'autore, dall'intenso bianco e nero di Andrea Ruggeri, anche lui attratto a più riprese dal fascino e dalle contraddizioni del gigante sudamericano. Istantanee, parti di racconti più articolati che vi invitiamo ad approfondire sfogliando le pagine del suo sito www.andrearuggeri.it.
© Andrea Ruggeri - Baixa do Tubo, una favela |
«Perché si sceglie un luogo? Perché proprio quel luogo per un tuo viaggio? Per le suggestioni letterarie, le fascinazioni visive colte attraverso uno schermo acceso o una fotografia che ti finisce fra le mani; un amico che c'è stato e non smette più di parlartene. Tutte queste risposte vanno bene ma non sono La Risposta. Per me, intendiamoci. Penso invece che sia come quando nasce un amore. Non saprai mai (razionalmente) perché l'hai incontrata, perché l'hai scelta, se non è stata piuttosto lei che ti ha scelto. Il viaggio è una storia d'amore e il Brasile è (per ora) quella più lunga. Prima c'è stato il viaggio, poi, a cascata tre documentari girati laggiù ("Il villaggio dei disobbedienti", "Io, Socrate e Linda" e "Mae Baratinha, una storia di Candomblé"), in mezzo il diario di viaggio "Cannella e garofano". Il titolo è chiaro: ho dato un riferimento altisonante alla mia passione, alla mia esplorazione: Jorge Amado e la sua "Gabriella, garofano e cannella" che ho amato moltissimo. Che ho letto dopo aver conosciuto il Brasile. Che ho inseguito e cercato nei miei viaggi successivi, perché Gabriella del Brasile rappresenta ogni aspetto: la sensualità, l'imprevedibilità, la possibilità, le contaminazioni, gli incontri. Il modo di viaggiare (mio) è invece espresso dal sottotitolo: "Istantanee dallo Stato di Bahia e altre storie". E in effetti, da filmaker documentarista quale sono, non potevo lasciare a casa la mia telecamera palmare, che qui però si è trasformata in una penna e vari quaderni con su immagini: questa volta solo scritte e descritte. E il viaggio non è finito. Perché una volta ultimato il diario è spuntata, dai miei viaggi telematici, internetiani, un'idea luminosa: www.ilmiolibro.it. Quale modo migliore per condividere il mio viaggio che pubblicandolo on the road? Perché ilmiolibro.it è un on the road del libro, un sito dove stampi il tuo manoscritto e lo metti a disposizione dei tuoi compagni di percorso: una comunità in viaggio tra le parole; un gruppo di libromaniaci che esplorano i fogli stampati con lo stesso atteggiamento di chi affronta un nuovo luogo. Per di più senza fretta. Al ritmo lento della pagina sfogliata, col movimento rallentato di uno di quei bus brasiliani che rifiutano la prima classe e l'aria condizionata».
© Andrea Ruggeri - Baixa do Tubo, una favela |
1° luglio 2003
7.000... 8.000... 8.800 metri. Comincio questo diario sull'aereo. Dopo il decollo. Perché sugli aerei c'è una specie di virus della libertà. Racchiudono nelle loro vene elettriche, sull'epidermide artificiale delle poltrone, nelle ossa di acciaio, il codice genetico del nomadismo. Mi aspettano undici ore e mezza di volo per arrivare da Roma a Salvador da Bahia, Brasile. E saranno ore esaltanti. Il viaggio (soprattutto in aria) contiene tutto: quello che vedrò, quello che penso di trovare, quello che cercherò invano. E soprattutto quello che non mi aspetto. Ogni possibilità è rappresentata. Tutti i tasselli. Anche se io ancora non li conosco. È un po' di tempo che viaggio per frammenti. Per dettagli. Istantanee di particolari. Adesso tocca di nuovo al Brasile: seconda volta. La prima lungo le spiagge del Nordest, lo stato di Maranhão e la città di Bahia. E ora ricomincerò proprio da Bahia per arrivare non so dove.
© Andrea Ruggeri - Cearà, dove il Brasile sfiora l'equatore |
3 luglio
Seconda istantanea. C'è una scaletta di cemento che s'infila in acqua, al lato del Mercado Modelo.
L'acqua del mare è sudicia ma tiene a galla le barche dei pescatori che poco più in là bevono cachaça e rimestano i pesci pescati. Ma l'istantanea è sulla scala. Tanto grigia e inospitale, quanto luminosi, accesi i bambini che la usano come trampolino per buttarsi in quello specchio di grasso, nafta e sporcizia. Non hanno costumi, bensì mutande enormi, che sembrano pannoloni avanzati dai loro primi mesi di vita. La telecamera puntata su di loro li spinge a trasformare i tuffi in una competizione olimpionica, dove il più bravo conquista lo scalino più alto. L'orizzonte più ampio. L'immagine più duratura.
© Andrea Ruggeri - Cearà, dove il Brasile sfiora l'equatore |
24 luglio, mattina
"... Per fare che?"?! Per esempio per recuperare la lentezza. Osservando l'orologio nella torretta dell'ex stazione ferroviaria di São Felix, cittadina dirimpettaia di Cachoeira, altra sponda del fiume Paraguaçu. È caricato a mano e insegue, senza fretta, i minuti che gli passano sempre avanti, tra uno scatto e l'altro dei vecchi meccanismi a ghiera. Non sapevo che il tempo facesse tanto rumore. Non sapevo che rimanesse invischiato nel grasso di congegni meccanici. E non sapevo neanche che fosse double face. Cioè, mi inerpico sulla torretta dell'ex stazione ferroviaria, entro nella cabina del tempo e guardo il quadrante bianco immacolato, trasparente. Le lancette segnano le dieci e dieci. Mi sembrava che fosse più tardi. Mah! Scendo le scale e vado fuori, sulla piazza della stazione: qui l'orologio segna le due meno dieci... Risalgo nella torretta perché non ho fretta e preferisco riportarmi indietro alle dieci e undici. Quattro ore prima. Un regalo non da poco. Che genera un piccolo corto circuito temporale: "E se anche questo diario andasse a ritroso? – mi chiedo - Chi mi assicura che non sono partito dalla fine e sto andando verso l'inizio del viaggio?!"
© Andrea Ruggeri - Dourados, terra dimenticata |
A Trancoso, paesotto a strapiombo sul mare, nell'estremità Sud dello Stato di Bahia, c'è anche una pousada Mikonos. E mi fermo al nome perché non so altro. Ora io dico: in giro per il pianeta ne ho trovati di casi così: in un posto incomparabile da ogni punto di vista, inattaccabile, mozzafiato, ecc. ecc., qualcuno decide di cambiare scena. Titolo. Ecco allora una Pensione Amalfi a Reykjavik! Un Bar Kyoto in Corsica. Cosa devo pensare? Che i proprietari della Pousada Mikonos siano greci e abbiano una saudade inguaribile di quell'isola? (Ci tornassero! Almeno ogni tanto... ) Che sia un'operazione di marketing? "Sai cara, sai caro: mettiamo questo nome, così acchiappiamo tutti i greci che arrivano qui a Trancoso!" (Due/tre l'anno). Oppure pensano di non essersi mai mossi da Mikonos? (Sì, si trovano funghi allucinogeni da queste parti...). O forse il motivo sta nell'inappagabile desiderio umano di essere sempre altrove, malgrado il Paradiso. O proprio per colpa del Paradiso. Insomma, irrequietezza: fosse anche solo un nome. In questo caso ci sto e mi associo: aprirò la Pensione Amalfi a Reykjavik!
© Andrea Ruggeri - Dourados, terra dimenticata |
30 luglio
Riporto la frase che mi ha detto oggi un tassista: "Il mondo si divide in due. Chi ama il calcio e chi ama il ballo". Pausa. Poi, sprezzante: "Io non ballo"(!) Questo calcio..! E questi tassisti...
© Andrea Ruggeri - Dourados, terra dimenticata |
Chi sono |
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Mario Balsamo è documentarista e scrittore. Autore e regista di documentari (a carattere sociale, antropologico, su temi culturali e di viaggio), cortometraggi, videoclip e pubblicità progresso (l'ultima per le Nazioni Unite). Insegna regia documentaria All'Act di Roma e realizza seminari e laboratori in Italia e all'estero. Tra i documentari più recenti: "Sognavo le nuvole colorate" (2008); "Mãe Baratinha, una storia di Candomblé" (2006); "Io, Socrate e Linda" (2005); "Sotto il cielo di Baghdad" (2003). Ha scritto il romanzo storico "Que viva Marcos!" (manifestolibri, 1995). |
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Andrea Ruggeri è nato nel 1980 a Roma. Ha iniziato a fotografare nel 2002, e da allora ha collaborato con produzioni video e riviste come fotografo freelance. Ha dedicato i suoi lavori a tematiche sociali italiane ed estere, e, dal 2005 al 2007, in collaborazione con l'Università di San Paolo in Brasile, ha insegnato fotografia in una riserva indigena brasiliana e portato a termine i suoi lavori sulle popolazioni Guarani e sui minatori di Potosi, in Bolivia. Ha esposto a Napoli e a Roma, all'interno del "Festival Internazionale di Roma", di fotografia. |