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A cura di:

Fotografo di guerra
James Nachtwey

Dopo le mostre dedicate ad André Kertész, Eugene Smith, Luigi Ghirri, Memoria dei campi, Franco Fontana, Li Zhensheng, Edward Curtis, Reggio Emilia conferma il proprio legame con la fotografia internazionale con la mostra Fotografo di guerra, dedicata a James Nachtwey, uno dei più grandi e coraggiosi fotoreporter del nostro tempo (Palazzo Magnani, fino al 16 gennaio): oltre 160 immagini dure e belle, in equilibrio tra descrizione ed emozione, che documentano il percorso di uno dei più appassionanti maestri della fotografia moderna.


© James Nachtwey - New York 11.09.2001

L'esposizione di Palazzo Magnani, suddivisa in 14 sezioni, ripercorre interamente l'itinerario di Nachtwey nel cuore delle tenebre dell'umanità negli ultimi vent'anni.


James Nachtwey

La mostra presenta anche i suoi due più recenti lavori: le foto scattate a New York l'11 settembre 2001 e le immagini della guerra in Iraq (Nachtwey è stato gravemente ferito da una granata a Baghdad nel dicembre 2003).

Nato a Syracuse (New York) nel 1948 e cresciuto nel Massachussetts, Nacthwey è profondamente segnato, nella sua scelta di diventare fotografo, dalle immagini della guerra nel Vietnam e del movimento per i diritti civili. Autodidatta, comincia a lavorare nel 1976 come fotografo per i quotidiani nel New Mexico; dal 1980 è a New York dove inizia la sua carriera di fotografo freelance per le riviste. Il suo primo assignment all'estero è, nel 1981, in Irlanda, durante lo sciopero della fame di alcuni militanti dell'IRA (Irish Republican Army). Da allora Nachtwey ha dedicato la sua vita e la sua attività a documentare guerre, conflitti sociali, con immagini che sfidano la nostra indifferenza e passività, sia per la loro intrinseca bellezza, che per la loro manifesta attenzione alle persone.

"Io voglio registrare la storia attraverso il destino di individui. Io non voglio mostrare la guerra in generale, né la storia con la 's' maiuscola, ma piuttosto la tragedia di un singolo uomo, di una famiglia", sottolinea Nachtwey.

 


© James Nachtwey - Irak

Altrettanto evidente è la tensione morale con cui Nachtwey s'immerge dentro la guerra, la fame, l'annientamento degli esseri umani: "Vorrei che il mio lavoro potesse appartenere alla storia visiva del nostro tempo per radicarsi nelle nostre memoria e coscienza collettive. Sono stato un testimone e queste fotografie sono la mia testimonianza. Ho dato conto della condizione delle donne e degli uomini che hanno perduto tutto, le loro case, le loro famiglie, le loro braccia e le loro gambe, la loro ragione. E al di là e nonostante tutte queste sofferenze ciascun sopravvissuto possiede ancora l'irriducibile dignità che è propria di ogni essere umano".


© James Nachtwey - Kosovo

Memorabili sono i suoi reportage da El Salvador, Nicaragua, Guatemala, Libano, Gaza, Israele, Indonesia, Thailandia, India, Sri Lanka, Afghanistan, Filippine, Sud Corea, Somalia, Sudan, Ruanda, Sud Africa, Russia, Bosnia, Cecenia, Kossovo, Romania, Brasile, Stati Uniti, Iraq.

Nachtwey lavora per Time Magazine dal 1984; è membro dell'Agenzia Magnum dal 1986 al 2001 ed è tra i fondatori dell'Agenzia VII. Tra i tanti riconoscimenti è stato vincitore della Robert Capa Golden Medal per cinque volte - non a caso, Nachtwey è stato ripetutamente paragonato al leggendario fotografo di guerra -, del Magazine Photographer of the Year per sei volte e dell'Eugene Smith Memorial Grant in Humanistic Photography.


© James Nachtwey - Afghanistan

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