"Teatro del tempo" è il
nuovo lavoro del grande fotografo ceco Josef Koudelka, realizzato
appositamente per l'edizione 2003
del festival internazionale di FotoGrafia. La sua mostra,
una prima mondiale ospitata
nel suggestivo scenario dei Mercati
di Traiano, pur tra esposizioni e presenze importanti
(Mc Cullin, Salgado, Scianna, tra gli altri), è di
certo l'evento clou della rassegna romana.
Josef Koudelka © Magnum /
Contrasto |
Così lo scrittore Erri
De Luca ha parlato dello sguardo inedito di Koudelka
sulla Città Eterna:
Josef Koudelka
© Magnum /
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Gli uomini stanno
alle città come la carne
allo scheletro. Senza di loro
gli edifici, i muri sono il telaio spettrale di una radiografia
al torace. Questa, e così, è la città
scarnificata dal fotografo Koudelka, che l'ha aspettata
come in agguato all'alba, quando
essa è anatomia, raschiata
dai suoi cittadini, asciutta, è solo storia scaduta,
un'edilizia esausta di ospitare. "Vedo le mura e gli
archi / e le colonne e i simulacri e l'erme / torri degli
avi nostri / ma la gloria non vedo". Questo sputò
fuori dai denti per invettiva di deluso, Leopardi.
Non la vedeva perch'era ricoperta, ingombra, di vita appoggiata
alle mura, stravaccata addosso al monumento, all'ara, infilata
nei Fori, accampata sotto gli acquedotti.
Josef Koudelka
© Magnum /
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Ci formicolava sopra il povero presente che
sempre offusca il fasto accumulato, la roccia sedimentaria
della gloria. Il fotografo la scoperchia,
è straniero per questo,
il suo mirino non si lascia confondere e commuovere dall'ennesimo
strato di abitanti sopra e sotto lo sfondo. Li cancella.
Aspetta che siano fuori campo e poi fissa,
come un reagente di laboratorio, la spudorata gloria, la
lebbra cronica, celeste, secca della città di Roma.
Chi non è del luogo, solo lui, lo straniero può
snudarla con il colpo d'occhio del borseggiatore
che sa in un autobus gremito su chi infierire, come sfilare
il bottino dalla tasca distratta di chi nemmeno ricorda
di averlo sottomano. Proprio così si scortica la
gloria, in mezzo alle ossa sparse
di una città che è stata padrona
delle genti.
Josef Koudelka © Magnum /
Contrasto |
Chi è Josef
Koudelka nasce il 10 gennaio 1938 a Boskovice, un piccolo
paesino della Moravia, ex Cecoslovacchia. Figlio di
operai di una fabbrica di confezioni trascorre gran
parte dell'adolescenza in campagna, pascolando le capre
della famiglia. È qui che inizia ad assaporare
il piacere della libertà e la tristezza della
solitudine, elementi che caratterizzeranno i suoi scatti.
Le sue passioni adolescenziali, musica e aeronautica,
lo accompagneranno per tutta la vita.
Si laurea in ingegneria aeronautica e nel tempo libero
suona la zampogna con diversi complessi folk. Ma queste
attività non lo distolgono dalla passione per
la fotografia.
Josef Koudelka è il fotografo delle pianure dell'Est
europeo, dei contadini affaccendati a lavorare la terra,
dei gitani con l'inseparabile violino e con una moneta
incastrata in un occhio per comprarsi il passaggio nell'aldilà
una volta morti. Ma è anche il fotografo che
meglio di tutti ha documentato la primavera di Praga
nel 1968 (è grazie a lui che in Occidente sono
arrivate le straordinarie immagini che ritraggono gli
studenti armati di fiori di fronte ai carri armati sovietici
nella città insorta) ed è il fotografo
ufficiale del teatro praghese Za Branou e collaboratore
della rivista teatrale Divalo.
Nel 1970 gli viene assegnato il Robert Capa Memorial
Award.
In seguito a diverse esposizioni internazionali, dal
1971 inizia la sua collaborazione con l'agenzia fotografica
Magnum e si trasferisce prima in Gran Bretagna e poi
in Francia.
Immagini di Koudelka sono conservate al Victoria and
Albert Museum di Londra, al Museum of Modern art di
New York, al Philadelphia Museum of Art. Koudelka è
riuscito a imporsi sulla scena internazionale grazie
al suo stile molto pulito e alla capacità di
raccontare la vita di strada. |
Josef Koudelka © Magnum /
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