© Han Lei |
Spesso, parlando di Cina, si è
usato il termine pianeta.
Per indicare un mondo a parte - come tra l'altro storicamente
la Cina si è autorappresentata (Chong
Kuo, l'antico nome della Repubblica Popolare
di Cina, vuol dire per l'appunto "paese
di mezzo", ai cui confini tutto è
barbaro) - un paese immenso e multiplo da diventare
pianeta. Declinare le diverse Cine, le migliaia di
Cine possibili è impresa smisurata.
La mostra "Collettività
Cinesi", a cura di Patrizia Bonanzinga
(Galleria Carlo Virgilio), è un contributo
alla rappresentazione di un paese che conta attualmente
un miliardo e trecento milioni di persone. In Cina
la gente è ovunque:
in mezzo al cemento delle grandi città, nel
fango delle campagne, sui mezzi di trasporto pubblici.
La corsa per la "modernizzazione" ha fatto
diventare la Cina uno stato-cantiere: nell'ultimo
decennio le città cinesi sono diventate dei
"territori in continuo stato d'emergenza".
La rapidità del cambiamento
economico e sociale ha permesso di far emergere nuovi
linguaggi espressivi nel mondo dell'arte e, in particolare,
in quello dellafotografia che PatriziaBonanzinga,
grazie al suo lungo soggiorno in Cina, ha saputo metter
assieme offrendoci un suggestivo sguardo d'assieme.
© Rhodri Jones
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© Bertrand Meunier
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La mostra è stata realizzata
con la partecipazione di diversi artisti cinesi che
compongono e sviluppano un discorso coerente sulle
collettività in Cina. Xing
Danwen, con le sue poetiche panoramiche di
vita quotidiana; Tie Ying,
con i suoi scatti sulla Piazza Tienanmen, luogo sacro
ai cinesi; Han Lei, con
la sua malinconica ricerca sulla gente che vive attorno
alla rete ferroviaria; Zhang
Dali, con la sua performance sulle comunità
che, pur contribuendo alla costruzione della nuova
Pechino, sono dalla stessa città relegate a
vivere ai suoi bordi; i Gao
Brothers, con il loro lavoro sull'abbraccio
che dimostra come una certa tradizione morale cinese
rappresenta ancora un forte vincolo nelle manifestazioni
d'affetto rese in pubblico; Xu
Zhen, con un video sulle strade di Shanghai.
Accanto agli autori cinesi, per mettere a confronto
visioni diverse sullo stesso paese, nella mostra sono
presenti due autori occidentali.
© Tie-Ying |
Il gallese Rhodri
Jones, venendo da quella che lui stesso definisce
"una minoranza culturale", presenta un lavoro
sulle "Minoranze nazionali", che il governo
cinese ha classificato in 56 tipi diversi, minoranze
etniche che vivono in regioni remote dove gli effetti
della rapida trasformazione diffusa attualmente su
tutto il paese sembrano solo apparenti, ma dove in
realtà si stanno creando percettibili cambiamenti.
Il francese Bertrand Meunier
presenta il suo lavoro dal titolo "Shi ma?"
(che significa "davvero?"); dalle zone industriali
più remote ai villaggi che saranno ingoiati
dalla "modernizzazione", dalle frontiere
del nord alle grandi metropoli, Meunier indaga la
Cina dal 1997, attento ai cambiamenti, vicino alla
gente che incontra, cercando di vivere dall'interno
la realtà che attraversa con l'obiettivo di
creare delle immagini che sappiano trasmettere le
emozioni che lui stesso ha vissuto.
© Gao Brothers
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