Fotografare in viaggio

A cura di: Antonio Politano

Narrare per immagini

Cercare di raccontare. Fotografare sempre per raccontare qualcosa. In viaggio, pezzi di esistenza, brani di paesaggio, storie. Trovando un tema e un taglio preferenziali, individuando una chiave, un filo rosso, dei simboli. Dare la propria interpretazione visiva vale sia per il professionista sia per l'appassionato fotoamatore. Non collezionando soltanto “belle foto”, ma costruendo un racconto attorno alle specificità - per sé e/o in generale - dei luoghi attraversati e delle culture accostate. Indagando quello che alcuni definiscono lo “spirito del luogo”, facendo molta attenzione alle trappole dell'esotismo e del pittoresco (all'origine del pittoresco, diceva Jean-Paul Sartre, c'è il rifiuto di comprendere gli altri). Andando in ricognizione, facendo dei sopralluoghi per scegliere i momenti ideali per scattare, studiando la presenza della gente, le condizioni di luce su facciate e monumenti, il comportamento degli animali in boschi o savane. Ritraendo, infine, non quello che c'è da vedere, ma quello che è.
 


© Antonio Politano
Myanmar, lungo il fiume Irrawaddy: il controllo delle giare prima dell’invio al mercato

 

Immaginare l'immagine. Molti fotografi parlano di pre-visualizzazione dell'immagine. C'è chi disegna, chi progetta, chi aspetta o cerca di determinare la giusta combinazione di elementi corrispondente a ciò che ha in mente. C'è chi afferma di costruire l'immagine al momento, liberando la propria intuizione. Il fotografo, diceva Robert Doisneau (che eppure sembra abbia costruito il suo famoso “bacio” davanti a un café parigino), deve essere stupido mentre fotografa, nel senso di essere disponibile verso ciò che gli accade intorno. Ma, sottolinea Ferdinando Scianna, in base ai ragionamenti fatti e alle esperienze avute si finisce per trovare quello che più o meno inconsciamente si stava già cercando, poi «nel fotografare il meccanismo di scelta è formale: la luce, la struttura compositiva, la geometria, i volumi sono la scintilla determinante che fa scattare la molla».
 


© Antonio Politano
Indonesia, Sulawesi: ceste di farina di manioca, riso e uova all'interno di una casa Toraja

 

Verità e parzialità. Secondo alcuni la fotografia è soprattutto evocazione, pone domande più che dare risposte; altri - pur consapevoli che l'azione di chi fotografa, come quella di ogni osservatore, è inevitabilmente parziale perché ripropone frammenti di realtà che partono da uno sguardo soggettivo - pensano che possa essere una descrizione, aperta, della realtà. Chi viaggia è un visitatore occasionale, che può però essere dotato di attenzione, rispetto e capacità di empatia, di entrare in relazione, di provare meraviglia, stupore. L'obiettivo è cercare di raccontare la (propria) verità delle situazioni che si vivono, delle attività quotidiane della gente incrociata, delle caratteristiche del territorio attraversato, tenendosi lontani da ciò che l'immaginario, ammalato di nostalgia, proietta sul soggetto e vuole ritrovare. Vicino e lontano, senza pensare che immagini realizzate in un qualche altrove siano migliori perché più preziose e rare. Dietro l'angolo, si può realizzare un racconto degnissimo, basta trovare un buon soggetto e il proprio modo di interpretarlo.
 


© Antonio Politano
Ghiaccio puro: l’Antartide è il più freddo, il più elevato, il più secco, il più ventoso, il più desertico, il più remoto,
il meno abitato ed esplorato continente della Terra; non appartiene a nessuno, ma all’intera comunità internazionale

 

Roland Barthes diceva: prima si fotografa il notevole, poi si cerca di rendere notevole ciò che si fotografa. Parole che ricordano un'altra affermazione illuminante, questa volta di Pablo Picasso: «Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole». Essere se stessi, coltivare l'intuizione e il talento con l'applicazione e lo studio, far emergere il proprio sguardo, costruirsi una linea interpretativa, uno stile espressivo, senza eccedere con gli esercizi tecnico-estetici che assorbono e distruggono il soggetto, senza che lo stile interferisca sui contenuti. L'immagine deve avere capacità di informazione e valore estetico ed essere legata da un filo conduttore visivo ad altre immagini. Anche quando si affrontano temi già molto indagati, eventuali stereotipi e icone. Ciò che conta è la capacità di evocazione e documentazione delle immagini, la forza, grazia ed equilibrio al loro interno, l'impatto visivo e la varietà e completezza di situazioni e soggetti, di cromatismi e tagli, di visioni d'insieme e particolari dell'ambiente ritratto e delle sue specificità.
 


© Antonio Politano
Niger, Ténéré: ombelico di sabbia


 

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