Marco Bulgarelli / Festival Padova Fotografia
Feel The Land (sentire il territorio) è il tema della seconda edizione del Festival Padova Fotografia, un progetto ideato e promosso dall’Associazione Sabspace che offre, fino al 19 aprile, un fitto programma di mostre, workshop, seminari di studio, letture portfolio, incontri. Tra le 53 esposizioni proposte spicca Danubius di Marco Bulgarelli, un viaggio fotografico alla ricerca dell’identità europea dopo l’allargamento verso i paesi dell’Europa Orientale: dalla sorgente del maestoso fiume fino all’immenso delta, lungo i 2778 chilometri del suo corso, passando attraverso grandi città come Ulm, Linz, Vienna, Bratislava, Budapest, Vukovar, Belgrado, Tulcea, piccoli paesi e vaste pianure, a contatto con un’enorme varietà di popoli, tradizioni e lingue.
© Marco Bulgarelli - Mohács, Ungheria. Busójárás Festival. I Busòs attraversano il Danubio. Una leggenda ungherese racconta che dopo la sconfitta dell’esercito ungherese nel 1526 molti soldati e abitanti di Mohács furono costretti a ritirarsi nella piccola isola sul Danubio. Decisero di ribellarsi, indossarono enormi pellicce di pelle di montone, corna e maschere di legno dipinte con il sangue, attraversarono il Danubio e a notte fonda attaccarono i turchi che alla vista di questi “Diavoli” si diedero alla fuga. Ogni anno i Busòs attraversano il Danubio in barche a remi in nome di questa leggenda.
Di seguito, l’introduzione all’omonimo libro di Marco Bulgarelli edito da Postcart (pp. 100, euro 30): «Il mio primo viaggio nell’Europa dell’Est, in Ungheria, risale all’alba degli anni ‘90 e si è impresso nella mia memoria come un marchio a fuoco. Arrivai con il treno alla stazione di Budapest e fin da subito realizzai che quella era la mia terra: mi sentivo a casa e tutto mi sembrava, come negli anni della mia infanzia, più semplice e puro, aveva il sapore dei valori perduti. Vagabondavo per l’Ungheria quasi prigioniero di una dimensione che coincideva con il mio mondo interiore, quasi una sua irreale estensione. Unico filo d’Arianna, il corso placido e maestoso del Danubius, Dio dei fiumi per gli antichi romani, motore immobile di tutti i miei pensieri.
© Marco Bulgarelli - Ulm, Il Danubio visto dal quartiere dei pescatori. Nel passato, la città di Ulm fu il punto di partenza dell’emigrazione Sveva del Danubio, che per raggiungere i paesi dell’Europa sud-orientale utilizzava come mezzi di trasporto piccole imbarcazioni chiamate “Scatole”.
Sono stato sempre attratto e sedotto dai fiumi, come un bambino nei confronti del mare, perché mi trasmettono pace, armonia e mi permettono di viaggiare con loro per monti e per pianure, ma anche nelle viscere della terra e nell’arco del cielo, ad abbracciare il cosmo. L’amore per l’Est e per i fiumi ha per me la stessa natura, la natura di un abbraccio interminabile, e questo progetto scaturisce da questa consapevolezza. Si è trattato di un viaggio alla ricerca dell’identità europea dopo l’allargamento ai paesi dell’Europa centro-orientale ma anche alla ricerca della mia identità dopo che “karmici” terremoti interiori mi avevano sollevato molti interrogativi, lasciandomi la necessità di ricongiungermi con il mondo. Le frontiere che attraversavo, più che una separazione tra paesi, rivelavano la presenza di una soglia critica, nella quale i conflitti interiori e il confronto con se stessi diventano sempre più acuti.
© Marco Bulgarelli - Belgrado, affollata spiaggia sul lago Sava nei pressi dell'isola Ada Ciganlija.
È stato anche un viaggio empatico, un gesto d’amore verso l’eterno Danubio che porta con sé tutta la cultura, la storia e l’identità dei popoli che costituiscono quell’arazzo screziato che chiamiamo Europa. I fiumi sono stati il sistema circolatorio della loro storia, che ha condotto nel corpo del continente i nutrienti del sapere e dei costumi, del pensiero e della vita, ma anche le tossine e i batteri delle peggiori patologie. Dalle guerre fratricide dei secoli passati ai mali dell’età contemporanea: l’inquinamento industriale, l’abuso d’infrastrutture e la pesca eccessiva. Non a caso il Danubio è stato dichiarato uno fra i dieci fiumi più a rischio nel mondo (rapporto Onu e Wwf): attraversa il cuore dell’Europa e sembra specchio delle sue contraddizioni, delle sue bellezze incantevoli.
© Marco Bulgarelli - Provincia di Baranya. Il Danubio al crepuscolo.
Il Danubio è l’unico fiume al mondo che passa per dieci stati della vecchia e nuova Europa. Da una parte è il simbolo dell’unità, come una lunga cicatrice che lentamente guarisce e presto diventerà invisibile. Dall’altra parte divide il continente a causa delle differenze storico-culturali. Certamente l’identità europea è in movimento e in lenta trasformazione. La frontiera che un tempo vanificava la ricerca dell’altrove, del territorio dell’utopia, oggi è diventata un’opportunità per chi non ha trovato posto nella sua terra. Comunque la questione “dell’altro” è sempre al centro del dibattito sull’integrazione europea. Era l’estate del 2008 quando decisi d’iniziare questo progetto. Non sapevo se l’avrei portato a termine, c’era solo l’intenzione. Dovevo aspettare il confronto con la realtà del fiume per capire se ci sarebbe stato un seguito. Una volta tornato a Roma vidi le diapositive sviluppate e mi meravigliai. Lo considerai un ottimo inizio. Così decisi di ripartire il mese successivo per il delta, per un viaggio che avrebbe convalidato quei presupposti, verso una fine che in realtà diventava un nuovo inizio, tanta era la meraviglia ispiratrice di nuovi pensieri. Nei successivi viaggi programmavo tutto ma riuscivo comunque a seguire la mia filosofia del viaggio, senza meta, seguendo l’istinto.
© Marco Bulgarelli - Delta del Danubio, Mila 23. Ragazzi Lipoveni giocano sugli alberi. Mila 23 è uno dei principali insediamenti della comunità Lipovena. Discendono dai rifugiati russi fuggiti dalle persecuzioni religiose all'inizio del 17° secolo. Vivono di pesca, allevamento del bestiame e raccolta delle canne.
In ogni paese visitato, ho cercato di trasformare in pensiero visivo l’anima dei luoghi e gli stati d’animo della gente, “respirando” le atmosfere e “sentendo” le persone, al fine di coglierne la quintessenza. Di conseguenza affiorano scartamenti linguistici che non collocano il lavoro in un ambito estetico definito ed esclusivo, ma sono la conseguenza di una continua ricerca comunicativa, dovuta alla diversità delle esperienze vissute. Spero che queste modulazioni riescano a restituire l’essenza di ogni paese, il nodo inestricabile tra geografia e antropologia che uno stile preordinato violenterebbe in una forma estranea. Ho diviso il progetto in quattro aree geografiche corrispondenti ai principali gruppi linguistici presenti nell’area danubiana, proprio per conservare i diversi caratteri identitari dei luoghi e delle genti, perché fossero così mostrati e percepiti in tutte le loro differenze e similitudini, e armonizzate in un corpo unico che ne restituisse l’unità.
© Marco Bulgarelli - Delta del Danubio, discoteca a Sulina. L'acuto isolamento e le difficili condizioni di vita, basate principalmente sulla sussistenza, fanno del Delta del Danubio un luogo di emigrazione, o quantomeno di passaggio. Pochissimi giovani vi rimangono fino all'età adulta.
Nel corso di due anni ho fatto sette viaggi e ogni volta che tornavo sul fiume il mio sguardo era sempre più intimo e personale, tanto che mi sono sempre più allontanato dagli aspetti storici, letterari e mitologici per lasciare spazio alle emozioni del momento. Nonostante il fiume sia stato il soggetto principale delle fotografie, le immagini prediligono i sentimenti, gli stati d’animo, gli attimi, e rivelano un’umana quotidianità, arrivando alla complessità del racconto attraverso l’accumulo delle emozioni. Quarantotto fotografie che generano immagini della coscienza individuale e collettiva, dell’uomo e della natura, alludendo a progresso e tradizione, religione e libertà, guerra e pace, ricchezza e povertà, piacere e amore, solitudine e alienazione, tristezza e felicità. Immagini che affrontano temi universali nel particolare dei singoli contesti, con l’intento di tracciare i contorni della nuova identità danubiana in una dimensione psicologica e atemporale. Nel complesso ho cercato di fondere uno stile documentaristico con un linguaggio poetico: tra verità, bellezza e armonia».
© Marco Bulgarelli - Delta del Danubio, villaggio Sfantu Gheorghe. Sposa a bordo di un trattore si reca al pranzo per le sue nozze d'oro. Gli abitanti di questo villaggio discendono dagli ucraini Hahols.
Chi è Marco Bulgarelli
Sono nato a Roma nel 1973. Dopo gli studi storico-geografici alla Sapienza di Roma e gli studi di regia, ho frequentato il master triennale alla Scuola Romana di Fotografia. Ho iniziato la carriera nel 2003 lavorando per il settimanale Espresso. Dal 2005 sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti Italiani, e fino al 2007 sono stato rappresentato dall’agenzia Corbis. Nel 2007 e nel 2008 ho partecipato al festival internazionale di fotografia di Roma. Nel 2010 "Abruzzo earthquake" si classifica finalista al Sony Photography Awards e riceve la menzione d’onore al Prix de la Photographie Paris. Dal 2010 il mio lavoro è distribuito dall’agenzia Gamma e dal 2012 anche dall’agenzia LUZphoto. Nel 2011 il mio interesse si è focalizzato sul mondo arabo, Siria, Egitto. Dal 2002 lavoro frequentemente nell’est Europa realizzando reportage per vari magazine, e nel 2013 un libro sul fiume Danubio, esposto al Museo di Roma in Trastevere. Collaboro con alcune tra le più importanti case editrici italiane e internazionali.