Andrea Aschedamini e Cristina Locatelli
Il «viaggio circolare» ha preso origine, tra mappe e racconti ad amici, dall’idea di andare intorno a una terra nuova, da racconti, discussioni e immagini, per andare a vedere quel senso di appena creato, vicino allo spirito del primo vivente, che l’Islanda trasmette anche da lontano, negli spigoli vivi delle rocce, nel sale dell’acqua, nell’essenzialità degli oggetti e delle cose, perfino nella letteratura «viatico di viaggio». Un’occasione per guardare e raccontare attraverso le immagini uomini e terre aspre e nette, dallo sbarco a Reiykjavik alle baleniere e ai traghetti che vengono dalla Danimarca e nel porto di Seydisfjördur paiono barche drakkar, all’orgoglio di persone che mettono la faccia nella dichiarazione della propria sessualità in una coraggiosa esposizione museale, ai fumi dei geyser che ricordano Verne, alle piscine azzurre delle terme nella Blue Lagoon che hanno per nome un romanzo di Stacpole e tra i 37 e i 39 gradi centigradi sono un’oasi di tranquillità.
Prestholar, spiaggia lavica
Reiykjavik, a vagabondare e andar per musei; Grundarfjordur, adagiata e quasi nascosta al nord della penisola dello Snaefellsnes e ai piedi della montagna di Kirkjufell, in tempo per cadere accidentalmente in acqua e rovinare un intero corpo macchina, e decidere che da quel momento in poi le foto sarebbero state - dopo il primo momento di disperazione - quasi tutte all’insegna dell’iphonography; poi a nord e nord-nord est, sulla Hringvegur (l’Autostrada 1, a due corsie) verso il 66° parallelo, fino a Raufarhofn, dove si lavorava il pesce e dove l’Arctic Henge sembra raccogliere il sole breve di fine estate e conservarlo, basso sull’orizzonte, dietro i nostri passi che attraversano in silenzio i suoi archi di pietra.
Grundarfjordur, vista sul porto
A sud est, il pieno nulla della penisola a “becco d’oca” di Langanes, dove gli uccelli che accarezzano l’acqua sono padroni del territorio e l’auto è un puntino schiamazzante nel vuoto di una terra bruciata dal freddo del ghiaccio e dal caldo della lava, e dove il bed&breakfast compare, accogliente come la Locanda Almayer, ai confini del mondo; dopo Seydisfjördur, a est, il porto di pescatori di Hofn a sud è un ottimo punto d’appoggio per esplorare il ghiaccio del grande Vatnajokull, ed è il preludio alle rocce nere dei faraglioni di Reynisdrangar, giganti sorpresi dall’alba come in un racconto hobbit, e a quelle delle cascate di Skógafoss; infine di nuovo Reiykjavik, al Museo Marittimo, come in un romanzo ad anello.
Reykjavik, Art Museum - Asmundarsafn
Sono nomi di una lingua che nei suoni e nella grafia ci riporta a un tempo lontano, fino ai vichinghi della nave-scultura in acciaio Jón Gunnar Árnason, di fronte al mare, ma sono soprattutto luoghi in cui la natura - una natura diversa da quella lussureggiante dei luoghi letterari dell’avventura - restituisce all’occhio immagini di un altro pianeta, e l’umanità è fatta di uomini e donne che ogni giorno sanno di doversi piegare alla sua supremazia, e traggono forza da quella consapevolezza.
Raufarhöfn, Arctic Henge
Al ritorno ne sono nati un calendario e un libretto-strenna, “Intorno alla terra nuova / Viaggio circolare” (liberamente consultabile in versione online su Google Books), un’edizione limitata (500 copie stampate in offset su carta usomano) di cui non esistono due volumi uguali perché ogni copertina riproduce un’immagine personalizzata, che unisce le competenze del foto-litografo e della visual designer e che s’accompagna a un’antologia, piccola, di testi che vogliono richiamarne altri per associazione d’idee, e restituire l’atmosfera di un andare condiviso e poi riportato, così come fanno le immagini, volutamente prive di post produzione.
Jokulsarlon, turisti osservano iceberg nell'oceano
Viaggiare per allargare lo sguardo, o «viaggiare.per.vedere»: così, anche per questa meta siamo partiti alla ricerca di quell’inatteso inevitabile che è il confronto e lo specchiarsi in cieli sconosciuti, che a loro volta si specchiano in laghi, mari e pozzanghere che compongono forme e che ci portano a riflettere per cercare di capire meglio noi stessi. «Ecco perché Erodoto, dopo aver scoperto la cultura degli altri come uno specchio […], ogni mattina, instancabilmente, torna a rimettersi in viaggio» (R. Kapuscinski, Podròze Z Herodotem). Magari con un taccuino, o piuttosto con una macchina fotografica.
Cover del libro
Chi sono
Andrea Aschedamini, milanese e appassionato di montagna, è specializzato in fotografia sportiva e di paesaggio; si definisce "fotolitografo", dividendo la propria vita professionale tra tecnica e creatività. Fornisce fotografie a diverse agenzie di comunicazione e ad alcune riviste di sport, arte e design. Con Davide Sapienza ha pubblicato Tremilachilometri a mano, volume che li ha visti insieme esploratori narranti tra immagini e parole, L’invisibile canto del Silenzio, un progetto per riscoprire e far conoscere l’Abbazia di Chiaravalle di Milano e, nel 2011, il progetto OroVie, che racconta 12 cammini sulle nevi della Presolana (Lubrina editore).
www.andreaaschedamini.com
Cristina Locatelli lavora nel campo del visual e della comunicazione e condivide con Andrea molte cose, tra le quali certamente la passione per il viaggio. Dopo gli studi artistici, ha sperimentato diverse forme pittoriche e fotografiche. Dal 2012 sviluppa con Andrea progetti/oggetti di comunicazione, dal concept alla stampa. L’ultimo lavoro con Andrea, prima del Viaggio circolare, è 50 millimetri.in orizzontale, un progetto che racconta attraverso dodici immagini l’America del nord est fino, letteralmente, alla fine della strada.