A Roma, fino al 30 settembre, Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, ospita la mostra fotografica collettiva 100 click 4 Change che, a cura di pianoBI, propone al pubblico, per la prima volta, oltre 100 scatti realizzati dall’organizzazione internazionale fotografica Shoot 4 Change. Nata appena due anni fa Shoot 4 Change è l’Associazione di Promozione Sociale che intende sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, attraverso la produzione e la diffusione di immagini fotografiche, cui è demandato il compito di documentare particolari situazioni di bisogno e di segnalare realtà virtuose facendole venire alla luce, restituendogli voce e visibilità semplicemente con un click. La forza di Shoot 4 Change è racchiusa nella convinzione che, anche con una semplice fotografia, si possa contribuire al miglioramento e al cambiamento.
© Stefano Pesarelli, Africa through an iPhone
All’associazione si affianca l’omonimo photo social network che oggi conta più di 600 fotografi in tutto il mondo. Sono fotografi professionisti e amatoriali che concorrono, quotidianamente, ad arricchire l’archivio di questa organizzazione che ha già suscitato l’interesse di diversi network nazionali ed internazionali.
© Alfons Rodriguez, Srebrenica, Memoria di Genocidio
In questo primo progetto espositivo, il racconto fotografico si è sviluppato attraverso le immagini di persone, luoghi e fatti. Volti, occhi, espressioni di persone incontrate, rappresentano i protagonisti di specifiche realtà che ci vengono riportati con realismo, svelando le diverse identità interiori e sociali. Come in un moderno Grand Tour, vengono scoperti e ritrovati i luoghi. Il territorio viene visto sia come forma naturale sia come riflesso di una condizione particolare, comunque generatore di altre realtà. Infine i fatti, gli eventi, le manifestazioni che vengono privilegiati come momenti storici significativi. Persone, luoghi, fatti sono documentazioni di una storia cui altrimenti non avremmo accesso. Mondi perduti o solamente invisibili che recuperano un’esistenza attraverso la fotografia documentaria attraverso il racconto dei fotografi e del loro punto di vista. Nell’ambito della mostra romana sono anche state realizzate attività collaterali per sensibilizzare e rendere partecipe chiunque voglia avvicinarsi per comprendere i nuovi meccanismi di comunicazione utilizzati da Shoot 4 Change e cominciare a dare il suo contributo al network.
© Alessandro Barteletti, Binario 95
Tra i fotografi esposti, nomi eccellenti tra cui Alfons Rodriguez, membro attivissimo di Shoot 4 Change e vincitore del “Premio Nacional de Reportage Social y Solidario 2010”, Thomas Cristofoletti, Alessandro Barteletti, Rajibul Sheik Islam, Antonio Politano e tanti altri. Oltre alle straordinarie fotografie di singoli reportage, la mostra ruota attorno al concetto di crowdphotography: il servizio fotografico finale come risultato del coinvolgimento e dell’interconnessione creativa (crowdcreativity) di persone sconosciute tra loro ma che – tutte insieme – contribuiscono (chi tanto, chi poco, chi bene, chi meglio, chi con macchine professionali, chi con compatte amatoriali) a raccontare una storia. Storie molto spesso di prossimità, fotografia sociale a Km 0; spesso sottovalutate, ignorate, dimenticate. Quasi sempre considerate non remunerative per l’informazione mainstream.
© Thomas Cristofoletti, Burned, Cambogia
S4C ha capito che la Rete, non solo quella virtuale, è in grado di legare la voglia di raccontarle queste storie. Ed ecco che Shoot 4 Change diventa un’organizzazione no profit di volontariato fotografico sociale che intende dare voce a chi non ha la possibilità di essere ascoltato o visto: ci piace pensare di essere gli occhi e la voce di chi non ne ha. I fotografi volontari di S4C sono infatti impegnati quotidianamente a raccontare le situazioni di crisi e di disagio sociale e ambientale dimenticate, sottovalutate o, peggio, ignorate. Ci sono tante, tantissime storie che – semplicemente – devono essere raccontate. Storie che si ha la responsabilità di ricordare non cedendo alla facile tentazione dell’oblio mediatico. Poco importa se queste vengono raccontate con macchine professionali o con smartphone (nella mostra è presente anche una sezione dedicata all’evoluzione delle tecniche di storytelling).
© Antonio Amendola, Those who live among the dead
Anche con un semplice click si potrà cambiare. Magari non il mondo, ma un mondo. Quello di chi è stato raccontato e quello di chi l’ha raccontato. Perché il primo vero cambiamento sociale avviene con la presa di coscienza di quel che accade e con il coinvolgimento in prima persona. Un coinvolgimento a chilometri zero, di prossimità. Questa mostra, queste foto, queste storie sono dedicate a tutti gli straordinari volontari di S4C in giro per il mondo. E alla loro voglia di cambiarlo.
www.shoot4change.net
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