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Vendere fotografie:
guida per chi si avvicina e per chi è già arrivato
Luca Pianigiani

Siete appassionati di fotografia? Avete un archivio sconfinato di "belle fotografie" e pensate che potrebbe essere una buona idea pagarvi una bella vacanza con i proventi della loro vendita? Siete professionisti e cercate nuove strade per guadagnare con il vostro lavoro? Questo articolo fa per voi: deriva dai convegni curati da Jumper.it (un sito che parla di fotografia ai fotografi: di solito, professionisti, ma anche appassionati).

Jumper.it




Prima parte: Chi siamo, cosa vogliamo ottenere e chi è il cliente al quale ci rivolgiamo?
Se l'obiettivo è chiaro (vendere fotografie), la premessa obbligatoria è quella di valutare il nostro posizionamento e il nostro obiettivo, nonché le caratteristiche del potenziale cliente al quale vogliamo vendere il nostro "prodotto": è questa la prima regola dell'analisi di un'attività "professionale". Il "mestiere" di fotografo, in Italia, non deriva da un percorso nitido e "ufficiale": non ci sono scuole che devono essere frequentate obbligatoriamente per poter accedere alla professione, non ci sono albi professionali ufficiali, che impongono delle regole e certifichino la professionalità acquisita, e non ci sono fasi e periodi di apprendistato che bisogna completare. Per questo, il "professionista", di fatto, è una persona che dovrebbe essere capace di fare fotografie, per poter garantire un risultato ineccepibile, e  quindi deve conoscere l'arte e la tecnica fotografica, ma non esiste un parametro ufficiale per certificare tale qualità, l'unica differenziazione reale e concreta, rispetto ad un appassionato (che potrebbe essere altrettanto capace, in teoria) è quella di svolgere questa attività per un ritorno economico, e quindi essere formalmente configurato dal punto fiscale, per vendere fotografie. È crudo, e potrebbe anche scatenare l'ira di molti, ma essere professionisti significa "fare fotografie per soldi". Il fatto che, poi, questa attività possa essere svolta (e ci auguriamo che sia così) con passione, competenza, sensibilità artistica è auspicabile, ed anche motivazione di successo sul mercato: se uno fa foto brutte e sbagliate ha poca speranza di sopravvivere vendendo a lungo fotografie, e finirà col riciclarsi vendendo panini, facendo il commesso o aprendo un'agenzia di viaggi o un ristorante. Una volta stabilita questa che è forse poco affascinante come realtà, dobbiamo capire in quale categoria vogliamo rientrare: 1) Professionista, 2) Artista, 3) Creativo, 4) Me stesso/a.

Photoshelter

Professionista: lo abbiamo definito, e ribadiamo che comunque alla base della professione c'è una garanzia di competenza e qualità, che viene (in Italia) autocertificata, ma di cui dobbiamo essere sicuri, per correttezza e per etica. Se ci chiedono di fotografare un mobile, dobbiamo sapere come riprodurre correttamente il colore del legno, perché se è di mogano non può avere il colore del frassino o del faggio, tanto per fare un esempio. Se siamo stonati, non possiamo andare a Sanremo (ehm… qualcuno ci va lo stesso, a ben vedere: dimostriamo che i fotografi sono più professionali dei cantanti!!). Se vogliamo definirci professionisti, se vogliamo che la fotografia sia il nostro mestiere, dobbiamo essere bravi a fare fotografie e dobbiamo capire cosa ci viene chiesto, perché avremo un cliente che vorrà un certo tipo di fotografie, e le pagherà se ne sarà soddisfatto. Se questo vale sempre, ancora di più vale se noi le foto non dobbiamo "farle" ma le "abbiamo già fatte, ovvero se l'obiettivo di questa discussione è quella di mettere le nostre foto in un archivio on line e sperare che qualcuno le compri. Se non corrispondono alle esigenze del mercato, nessuno le comprerà e noi rimarremo poveri e tristi.

Artista: questa è una definizione pericolosa. Gli artisti sono menti libere, non si lasciano condizionare dal mercato, creano per una loro esigenza, per una propria ispirazione. Gli artisti, di solito, ci stanno più simpatici dei "professionisti", giusto? E, specialmente, tutti noi ci sentiamo un po' "artisti", anzi… molto artisti. È bello essere artisti, liberi come l'aria, capaci di creare qualcosa di veramente speciale. Va detto che - in quanto tale - l'artista non si preoccupa del giudizio degli altri: lo ricerca, ma non si piega al volere o al gusto degli altri. Se lo fa, può rimanere artista nell'anima, ma inizia a trasformarsi in "commerciante" della sua arte, e perde parte del profilo creativo.

Fotolia

Creativo: il  creativo è un progettista di idee, non necessariamente usa "tasselli" che crea, spesso si appoggia al lavoro di altri, e poi unisce vari elementi per creare la sua composizione. È il caso dell'art director, per esempio, che crea la campagna pubblicitaria usando immagini, testi, grafica e altro. La creatività deve essere presente in tutti coloro che vogliono occuparsi di realizzare immagini, non è quindi una vera e propria definizione, quanto un ingrediente. La creatività si manifesta non solo in ambito di assoluta "libertà", anzi: spesso si dimostra creativo chi riesce a trovare delle strade interessanti proprio negli ambiti in cui ci sono maggiori vincoli.

Me stesso/a: è la frase più usata in pubblicità, in questo momento. E forse la più azzeccata, in questo contesto: non stiamo dicendo che è necessario prendere queste idee di vendita di foto come "un cambiamento epocale", ma come qualcosa che ci è possibile provare, pur rimanendo noi stessi. Se poi si tramuterà in un'attività così lucrosa e interessante, allora si che potrete valutare eventuali cambiamenti di stato, di professione, di ruolo. Nel frattempo, continuate pure a fare la vostra vita, il vostro lavoro, a seguire i vostri studi: se son rose… fioriranno, e ci riuscirete se vi muoverete con umiltà, passione e senza crearvi grandi aspettative, per evitare delusioni o per regalare molto più entusiasmo se, come vi auguriamo, vi andrà bene!

iStockphoto




Seconda parte: I clienti, le agenzie "fisiche" e i siti di ministock, come muovere i primi passi?
A quale porta si può bussare, considerando che la nostra attenzione si sta rivolgendo, in questo caso, non ad una produzione "ad hoc", ma a delle immagini già realizzate (in un viaggio, oppure in una vita) e che vorremmo destinare alla vendita? Si parla quindi di immagini che vengono definite "stock", archivi pronti all'uso di chi vuole farne uso, pagando la cifra concordata. La strada "storica" è quella di proporsi ad un'agenzia;  ce ne sono tante, e sono nomi spesso importanti e ben conosciuti da tutti. Queste agenzie svolgono il prezioso compito di selezionare, di proporre e specialmente di gestire le transazioni commerciali tra chi produce (o ha prodotto, cioè i fotografi) e i clienti. Questo ruolo è sempre stato importante perché non è facile, per un fotografo, trovare clienti, che hanno esigenze complesse, desiderano trovare la foto giusta tra tante (e quindi non è per loro possibile consultare una piccola produzione, a meno che non sia davvero eccezionale e anche in questo caso sarebbe complicato).

L'agenzia è quell'entità che garantisce una qualità alta, accordi economici che possono essere gestiti in modo globale e semplificato, e una capacità di indirizzare il cliente verso la strada giusta, complice una metodologia di archiviazione evoluta e professionale, una logistica efficiente, un'esperienza consolidata. Avendo la possibilità di essere "presi" da una di queste agenzie le opportunità sono molto interessanti. Ma diventare un fotografo rappresentato da un'agenzia è complicato, bisogna avere prima di tutto un archivio davvero interessante, e un volume di immagini "buone" che spesso non si possiedono agli inizi: si parla di 3 mila, 5 mila, 10 mila fotografie. (Interessante il testo pubblicato da Tau Visual, associazione di riferimento per i professionisti e attenta a chi si avvicina alla professione: www.fotografi.org/scegli_settore).

Yay



Potete, se credete di avere un portfolio qualitativamente e quantitativamente adeguato alle richieste, tentare di bussare a qualche porta, ma probabilmente questo si può definire un punto di arrivo, non di partenza. E, allora come si parte? Siamo arrivati al punto cardine, alla base del discorso. Le strade per chi inizia sono legate al web e alle varie attività che si possono sviluppare in rete. In sintesi (le affronteremo una alla volta) sono essenzialmente queste: 1) Agenzie microstock, 2) UGC (User Generated Contents, http://en.wikipedia.org/wiki/User-generated_content), 3) Pubblicità (Google Adsense), 4) Merchandising.

La maggiore attenzione va dedicata alle agenzie definite di microstock, non certo per il numero esiguo di immagini proposte, bensì per il modello di business che prevede un costo a foto molto basso (micro, appunto). Si parte, quasi sempre, da un simbolico costo di 1 dollaro a foto, per una dimensione piccola, adatta solo ad un uso web (poche centinaia di pixel di lato), e poi il costo sale in base alla crescita della risoluzione prescelta, ma comunque si parla sempre di costi molto contenuti: 3, 5, 10 dollari. Ci sono tanti siti, oggi, che propongono questa formula di Microstock: Shutterstock, Stockxpert, Fotolia, Dreamstime, Crestock, Yaymicro e molti altri, ma senza alcun dubbio il primo riferimento globale per questo mondo è istockphoto che è stato il primo a proporre questa "rivoluzione" che ha trasformato il mondo della vendita di fotografie, ed anche il primo che è stato compreso non solo dai clienti (che hanno capito subito il vantaggio della proposta), ma anche delle grandi agenzie: non a caso, iStockPhoto è, di fatto, una società di proprietà di Getty Images, che ha deciso di acquisirla "portandosi in casa" la concorrenza più agguerrita.

Dreamstime



Il meccanismo per tutte queste agenzie di microstock è analogo: ci si iscrive gratuitamente, si propongono una quantità esigua di immagini per ottenere l'approvazione, che è di tipo qualitativo (le foto devono avere dei requisiti minimi di risoluzione, di nitidezza, di ridotto rumore, eccetera) e, una volta ricevuta l'approvazione, si diventa a tutti gli effetti dei "fotografi dell'agenzia". Ci sono delle specifiche da rispettare, ma nella realtà l'accesso alla vendita delle proprie fotografie è praticamente assicurato. Ma come facciamo ad avere la speranza di vendere le nostre foto, quando dobbiamo competere in un magma così grande di fotografie? Fate una ricerca su IstockPhoto con una keyword di quelle più popolari, per esempio "woman" e vi accorgerete che la scelta è tra oltre 500 mila immagini. Pur non sapendo esattamente quanti sono i clienti di questo sito, possiamo garantirvi che sono un numero elevatissimo, quindi pur tra tanti, la potenzialità di vendita c'è, se le nostre immagini meritano di essere acquistate. E, specialmente, se facciamo qualcosa che possa rendere più appetibile la nostra produzione, ecco alcune considerazioni.

Shutterstock



1) Corrette chiavi di ricerca: le keywords sono fondamentali. Non soffermatevi alle voci più banali, e specialmente investite del tempo per trovare definizioni corrette ed utili per la ricerca. Ovviamente le keywords vanno scritte in inglese, e bisogna pensare proprio a tutte le possibilità di ricerca: non basta scrivere "Woman", aggiungete il colore dei capelli, della pelle, i colori dello sfondo, gli accessori (un cliente potrebbe cercare ragazza al mare con occhiali da sole e bikini azzurro, per qualche motivo specifico, e se voi avete una fotografia che è ricercabile con queste voci avrete molte più possibilità di essere trovato). Ma specialmente pensate ai concetti che la foto esprime: felicità, tristezza, soddisfazione, delusione, apprensione, sicurezza. Sono queste, molto probabilmente, le chiavi di ricerca che l'utente finale userà, perché sarà alla ricerca di una foto in grado di interpretare un "concept" e non saprà ancora con certezza quale sarà il contenuto della foto prescelta.

Stockxpert



2) Tipologia di fotografie: ci sono tipologie di fotografie più vendibili di altre, e l'analisi delle fotografie che hanno più successo (maggior numero di download: http://www.istockphoto.com/most_popular.php) vi permetterà di valutare quello che gode del successo del pubblico. A volte, questo porta a delle delusioni (di solito, le immagini più vendute sono le più banali, ma è una buona lezione di vita e di avvicinamento alla professione). Ricordatevi che una foto di una spiaggia è vendibile, ma la foto di una spiaggia con dei bambini che giocano, o  con una ragazza in bikini, o ancora due amici che corrono sulla battigia sono più vendibili. Vogliamo dire che il valore di una foto che ha l'elemento umano è spesso molto apprezzato (abbiamo però bisogno della liberatoria della persona ritratta, che deve accettare che la sua "immagine" venga "sfruttata").

3) Varietà della stessa scena: quando inizierete a produrre per il vostro stock, imparerete che a volte una eccellente idea, vendibile, concreta, utile, potrebbe avere il problema di un piccolo dettaglio che ne impedisce l'acquisto. L'esempio più banale è quello del formato o dell'orientamento: una persona cerca una foto verticale perché deve preparare la copertina di una rivista, e noi abbiamo scattato solo una versione orizzontale. Fate, quando possibile, varie inquadrature, e mettetele tutte on line.

4) Risoluzione: foto ad alta risoluzione sono vendibili a prezzo più alto, e possono essere richieste da chi deve farne un utilizzo stampato in grandi dimensioni. Quando potete, scattate ad alta risoluzione, la maggiore che potete.


Cos'è
Jumper.it è un sito che parla di fotografia e di cultura digitale. È rivolto ai professionisti, ma è aperto a tutti coloro che amano (davvero!) la fotografia. Non è un sito che viene popolato ogni giorno con decine di notizie, ma ogni domenica pubblica un editoriale che propone temi e argomenti di larghe vedute e di visioni innovative su questo mondo. Si tratta del SundayJumper (www.jumper.it/SundayJumper), che potrete, se vi interessa, riceverl gratuitamente, basta iscriversi inviando una richiesta a: newsletter@jumper.it. Ma c'è di più: reviews (http://www.jumper.it/JumperReviews/), e una giovane (ma sta crescendo) televisione (http://www.jumper.it/TV), la prima dedicata alla fotografia, in Italia: trovate interviste a fotografi famosi, ma anche poco conosciuti (e a volte ancor più affascinanti), video formativi su Photoshop e su altri programmi dedicati alla fotografia, e persino traduzioni di video interessanti, presenti in rete solo in inglese: Jumper.it li traduce e ve li propone sottotitolati. Insomma, un piccolo mondo, ma che parla di fotografia con grande passione, vale la pena approfondire.

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