Con il progetto OFF China Filippo Romano ha vinto il premio Pesaresi Contrasto 2007, nell'ambito del Festival di Savignano. Circa 40 scatti del progetto compongono la mostra allestita in diverse gallerie fotografiche Fnac italiane, la cui prossima tappa sarà Milano dal 14 febbraio al 12 marzo.
From China - The statue of the jacket of Mao Tze Tung on the coast of the city of Qinda © Filippo Romano \ Tangophoto \ GraziaNeri |
Così Francesco Zanot ha presentato OFF China: «La Cina è al centro di un enorme gorgo comunicativo. Da una parte raccoglie il flusso di informazioni che proviene da Occidente contribuendo in misura sostanziale a ridisegnare il proprio orizzonte culturale, dall'altra è il soggetto di un autentico diluvio di dati, racconti e rappresentazioni che ricade sul resto del pianeta. Il volume di quest'ultimo è tale che l'immaginario delle principali città cinesi sta ormai acquisendo una diffusa riconoscibilità, per cui a tutti è data l'impressione di averne attraversati i quartieri e scalati gli alti edifici come accade per Los Angeles oppure New York, tuttavia senza il potente supporto dell'industria di Hollywood ma contando soprattutto sulla corrispondenza giornalistica e sul lavoro degli artisti.
From China - A group of farmers working on a empty lot in a developing area
of Guangzhou where the new financial district is taking the place
of the agricolture, Guangzhou, China, jan 2005
© Filippo Romano \ Tangophoto \ GraziaNeri |
Nel processo di formazione di questo immaginario le fotografie di Filippo Romano costituiscono una brusca lacerazione e una serie di intermittenze. Pure con un tono riflessivo piuttosto che dichiarativo, opposto alle disposizioni del resoconto reportagistico (Romano è un fotografo “gestuale”, le cui immagini appaiono come riflessi di un movimento generato da un improvviso scatto interiore), queste evidenziano alcune fondamentali discontinuità con lo stereotipo della rappresentazione di questo paese.
From China - Soldiers packed on the trucks outside an army base
in the center of Shanghai, China, 4 feb 2005
© Filippo Romano \ Tangophoto \ GraziaNeri
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Primo: mancano le folle. Le metropoli d'Oriente appaiono come luoghi d'isolamento, solitudine e smarrimento. Milioni di abitanti sono dispersi uno ad uno contro fondali smisurati (che siano strade, autostrade, parchi o hall d'albergo), incapaci di trovare un punto d'incontro. Non c'è condivisione, non ci sono rapporti né riferimenti comuni, ma soltanto uno spaventoso senso di svuotamento: del contesto e della sua sfinita umanità.
From China - A man is walking on the road that run arround the railway
station of Shanghai South, 01 jan 2007
© Filippo Romano \ Tangophoto \ GraziaNeri
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Secondo: manca il passato. I numerosi cantieri che si succedono con insistenza nelle immagini di Romano testimoniano il sistematico processo di sostituzione del vecchio con il nuovo. Si applica una sorta di rifiuto della Storia (corollario dell'impulso di morte che il lessico freudiano definisce come Todestrieb). A qualsiasi programma di recupero architettonico viene anteposto il binomio distruzione + riedificazione. Le case e il tessuto urbano non possono ormai raccontare storie antiche, e la memoria di ciò che è stato rimane custodita nei racconti degli anziani, nelle immagini dei viaggiatori e in alcune pagine di letteratura (La condition humaine di André Malraux ambienta nei vicoli della Cina post-coloniale la tragedia dell'impossibilità della comunicazione fra individui e dell'asfissia delle relazioni sociali).
From China - A woman on the comuters boat that across
the Huangpu river in Shanghai, jan 2007
© Filippo Romano \ Tangophoto \ GraziaNeri
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Terzo: manca il futuro. Muovendo qualche passo (il fotografo lo fa per noi) verso le architetture più recenti si vedono già sulla loro pelle i segni di un repentino degrado, con la ruggine tutt'intorno alle parti metalliche e i muri che si sfogliano. Nel luogo designato a prefigurare quello che verrà, si assiste ad un ulteriore segnale di incertezza. Enormi costruzioni viriloidi penetrate nel suolo non svolgono alcuna funzione di rassicurazione. Cosa accadrà ai loro piedi? Quale sarà il destino di individui che paiono animati da una pura vitalità biologica? Come evolveranno le dinamiche sociali? E la questione ecologica (la nuova rivoluzione industriale è causa di contaminazioni e avvelenamenti senza precedenti)? Le fotografie di Filippo Romano non danno nessuna risposta a queste domande, ma stabiliscono il proprio contributo nello scongiurare qualsiasi possibilità di fare chiarezza».
From China - A girl in a disco of Shanghai, 22 dec 2006
© Filippo Romano \ Tangophoto \ GraziaNeri |
E così Filippo Romano parla del suo lavoro: «Nelle città cinesi cerco un possibile senso di intimità, i loro resti di memoria e uno sguardo da dentro verso la loro trasformazione futura. Immagino memorie mai vissute ma sentite da qualche viaggiatore occasionale, immagini rubate da libri letti, la Shanghai coloniale della Condition Humaine di Malraux … la notte ... immagini rapite da qualche pellicola cinematografica. Schegge di memoria, schegge di futuro, cerco l'individuo e le infinite declinazioni della sua solitudine, la sola cosa che riesco a leggere con chiarezza nel diluvio di informazione sulla Cina e sui i cinesi. Una traccia necessaria oltre le cifre e le statistiche sensazionali a volte apocalittiche con le quali siamo informati sul pianeta cinese, un diario di viaggio nelle megalopoli, Shenzen, Canton, Shanghai, Pechino delle quali sappiamo il numero di milionari e più o meno di immigrati clandestini ma delle quali è difficile trovare il senso della vita e dell'esistenza... noi occidentali non capiamo mai, non mi vergogno di non capire, di non afferrare ad esempio il perchè in Cina si distruggano sistematicamente vecchi quartieri, voragini di memoria cancellata e sostituita dal vuoto di cemento, impersonale e colossale figlio di un fanatico senso del nuovo, non mi vergogno di dire che le megalopoli cinesi mi sembrano delle implosioni di smarrimento, da un lato l'intensità della città asiatica, grande caos di mercati e di vita dall'altro, la città nuova fatta di edifici cloni dei financial districts americani protesi viriloidi di un nuovo sfacciato e gridato poiché forse già vecchio, con gli infissi già arrugginiti, il cemento che si sbriciola e uno skyline che velocemente sostituirà il precedente per un'idea della metropoli che si affanna a dare un volto demagogico al proprio potere economico».
From China - A young worker at night, right after the end
of his turn near the building site, Shanghai, 26 dec 2006
© Filippo Romano \ Tangophoto \ GraziaNeri |
Chi è
Fotografo attivo a Milano, Ha studiato all'International Center of Photography di New York, nel documentary program nel 1998\99, tra i suoi docenti Mary Hellen Mark e Antonie D'Agata. Dal 2003 è membro del collettivo francese Tangophoto, dal 2004 è membro dell'Agenzia Grazia Neri. Il suo lavoro è stato pubblicato da diverse testate italiane e straniere tra cui Courrier International, Io Donna, Vanity Fair Italia, Flair Domus e Abitare. Ha partecipato alla biennale di Gauangzhou nel 2005 e al festival di Lianzohu nel 2006.