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Le foto, come espressione
di uno sguardo personale, come modo di "esporsi"
di persona, come modo di permettere agli altri di leggere,
attraverso il mio punto di vista, di geologo e di appassionato
di viaggi, le forme dei paesaggi
che ho cercato e ho attraversato. Solo poche parole di introduzione
che vogliono scorrere silenziose accanto alla galleria di
foto, che vogliono restare come note scritte a matita sul
retro, come invito a percorrere
questo itinerario.
Lo sguardo, attraverso la magia dello scatto fotografico,
come finestra del mondo su
se stessi, e come specchio
della propria essenza e particolarità, di ciò
che con il tempo si è imparato a essere: una verifica
continua, una conferma di essere lì, di essere allo
stesso tempo al proprio posto e altrove, e la sensazione
unica che a volte si prova viaggiando, di essere per davvero
a casa propria.
Ma il percorso di questa galleria parte da un passato
diverso e più antico, meno "umano", dalla
storia scolpita e non scritta dei milioni di anni, dalle
forme del paesaggio, dai ricami e dai traumi della geologia,
dal raccontare il passato attraverso la fine delle spirali
di una conchiglia. Così visibile, questa storia,
per un occhio abituato a vederla, anche tra il fiato sospeso
di spazi infiniti, tra il loro donarsi prezioso e distante,
come le mani esperte di un alpinista indagano e sospettano
la tenuta di una scaglia di roccia.
Il viaggiare come ricerca,
il paesaggio come immaginazione.
La ricerca delle forme poetiche del paesaggio, attraverso
il piacere di attraversare i luoghi, di instaurare dei rapporti,
non esclusivi ma "concentrati", con i grandi spazi.
La cultura geologica e l'amore
per la natura, come chiave di lettura, come strade immaginate
che aprono scorci attraverso il curioso disegno del mondo.
Essere mare ho veduto là dove fu
solida terra,
vidi la terra formata dal mare; e lontano dall'onde
giacquero conche marine, e di sopra le cime dei monti
àncore vecchie trovaronsi; il corso dell'acque nel
piano
scavò le valli e la piena portò le montagne
nel mare:
langue la terra palustre, dov'erano aride sabbie,
e paludosi ristagnano luoghi riarsi di sete.
Qua nuove fonti dischiude natura, colà le dissecca,
e quanti fiumi saltarono fuori per vecchi tremuoti
dell'universo o fermarono il corso con chiuse le vene!
Ovidio, Metamorfosi
Il sublime che traspira, laico, dalle forme delle rocce
e dal tempo geologico che gli scorre dentro. La natura
che accoglie la tua curiosità, te la riflette attraverso
i colori degli orizzonti, delle luci dell'alba, delle foschie
e delle calure, attraverso manciate di sabbia che ti scorrono
intorno, o luminosi cristalli che restano nascosti tra la
polvere.
Dalla muta distesa delle cose deve partire
un segno,
un richiamo, un ammicco:
una cosa si stacca dalle altre con l'intenzione di significare
qualcosa…
che cosa?
se stessa, una cosa è contenta d'essere guardata
dalle altre cose
solo quando è convinta di significare se stessa e
nient'altro,
in mezzo alle cose che significano se stesse e nient'altro.
Calvino, Palomar
È la curiosità,
gentile, quella scientifica del naturalista ispirata dai
mie geni, quella tecnica inspirata dal lavoro di ricerca,
dall'esplorazione della terra e dei mari, e il piacere di
sentire i propri passi scricchiolare rispettosi e ostinati
su un sentiero di montagna, guadagnarsi
col proprio giusto ritmo le viste magnifiche, la comprensione
dei paesaggi intorno, e la poesia che questi ispirano, i
richiami e il passato che raccontano, la dimensione reale
del nostro sguardo sugli spazi che ci ospitano.
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E sempre, accanto a ciò, la coscienza e la morale
come chiave per poter fotografare il riflesso delle stelle
in un lago, appassionandoci al motivo
che ci tiene in viaggio, senza nasconderci che un ramo caduto
"per sbaglio" nell'acqua non cancella le stelle
ma strappa la foto dei nostri istanti dall'esistenza, lascia
delle immagini confuse che solo il tempo rende quiete. Ma
un ramo caduto cambia per sempre
la storia del mondo, non solo del nostro, che è fatta
dei mille piccoli particolari messi insieme magistralmente
dai vizi e dalle virtù del caso, che gioca divertendosi
sui numeri di poche leggi naturali.
Infine, per avvicinarsi agli sguardi degli altri, così
difficili da catturare e penetrare senza ritrovarcisi dentro,
spettinati e con la macchina fotografica in mano, propongo
alcune foto in bianco e nero,
che questa volta, attraverso le forme dei "nostri paesaggi"
e seguendo le volte della stazione di Milano, ne lasciano
immaginare le esistenze e i suoni e ne raccontano in parte
la storia.
Nota biografica
Lorenzo Lipparini, 31 anni, romano, di professione geologo
impegnato nella ricerca petrolifera, viaggia spesso all'estero
per piacere e per lavoro. Da sempre è appassionato
di viaggi e di fotografia, come mezzo per catturare
e raccontare sensazioni, come testimonianza e sintesi
delle forme naturali e poetiche
del paesaggio viste con gli occhi "scientifici"
del geologo, cercando e rilevando tracce e chiavi di lettura
che creano significato e a volte risposte alla storia della
terra, e per riflesso illuminano
il nostro sguardo.