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La fotografia, per me, è tutto:
la mia vita, il mio rifugio, la mia passione, la mia speranza,
la mia gioia, il mio dolore. Qualcuno ha scritto che "il
fotografo è colui che percepisce, nelle cose, quello
che va oltre l'apparenza e che gli ‘altri' non riescono
a vedere".
Questa affermazione racchiude l'essenza stessa della fotografia:
la sensibilità. Si possono
frequentare decine di corsi, leggere libri, comprare le
macchine più sofisticate e innovative, ma se manca
la sensibilità non si riuscirà mai ad andare
oltre la foto cartolina. Bella, tecnicamente perfetta, ma
fredda, inespressiva, priva di emozioni. E questa purtroppo
non la si insegna, ma la si ricerca dentro di noi. Bisogna
mettersi in gioco, far cadere tutte le barriere e le difese.
Ogni volta che riguardo le mie immagini è come se
mi specchiassi nelle mie paure; le foto sono il superamento
dei miei limiti, esprimono il coraggio che non ho, sono
il ritratto di Dorian Gray al contrario. È in esse
che trovo la forza, la voglia, la speranza, lo stimolo a
lottare.
Nei miei scatti vedo quello
che non sono, sento quello che non vivo, trovo l'amore che
mi è sempre più difficile percepire. Soltanto
dalle mie stampe emerge quel bagliore di luce che mi fa
capire che veramente dentro di me esiste una persona alternativa.
Io vorrei essere le mie foto! Ogni tanto penso a quanta
poesia si racchiude nella parola fotografare: scrivere
con la luce…
L'essere viaggiatore, oltre che fotografo, mi dà
continuamente modo di muovermi nel
tempo e nello spazio, con una coscienza alternata nel mondo
della visione. Mentre il puro viaggiare mi lega al desiderio
di conoscere e alla continua scoperta di nuovi piccoli mondi,
ognuno con i suoi profumi suoni, colori, tradizioni, il
fotografare mi contrappone a questo movimento perenne permettendomi
di fissare in uno scatto lo scorrere naturale della vita
come una sorta di mago che dona l'immortalità a quell'incessante
fluire di nascita e morte che è la natura.
È il contrapporsi tra l'infinito della retta con
quello della circonferenza. Solo che la prima si limita
a separare lo spazio dalla realtà come una sorta
di diaframma, di orizzonte virtuale tra l'osservatore e
il mondo, l'altra tenta di catturare, di racchiudere entro
i confini limitati dell'immagine ciò che è
in continua evoluzione. Ed è in questa cattura,
dove il dualismo assurdo di generare morte per regalare
immortalità si concretizza, che il fotografo si confronta.
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Ogni scatto, almeno nelle
mie intenzioni, vuole essere l'idea rubata al mondo platonico
da cui la rappresentazione della realtà discende.
Le sfumature di rosso sulla roccia per il tramonto, un raggio
di sole filtrato attraverso le pieghe della montagna per
la vita, le ombre lunghe da est verso ovest per l'alba,
i dromedari e una tenda per descrivere in termini assoluti
la libertà.
E che dire poi dei volti delle
persone: sguardi che raccontano storie di gioie e dolori,
di vittorie e sconfitte, di serenità o di sofferenza,
ma sempre vere, mai filtrate da quella maschera di falsità
con la quale, troppe volte, siamo abituati a relazionarci.
Tutti scatti realizzati con l'obiettivo di dare stimoli
capaci d'infondere - nell'animo di colui che guarda - emozioni
nuove, nascoste, magari perché assopite dalla coltre
di ovvietà che associa la bellezza di uno scatto
a quella della foto cartolina.
Il viaggio mi aiuta così
ad aprire la mente e a predisporre il mio cuore alla lettura
degli infiniti tasselli che compongono il meraviglioso puzzle
della vita. E con il passare del tempo mi sono reso conto
che la fotografia mi lega a esso in un rapporto sponsale:
una fusione di elementi intimamente legati tra loro. Vorrei
poter essere un nomade della
fotografia, ma c'è sempre qualcosa che mi spinge
a tornare, una calamita che
mi attrae e mi tiene attaccato alla mia terra, al mio paese.
La fotografia è una sola e le macchine
fotografiche con cui ti relazioni possono essere
le stesse, quindi non è importante cosa, quando o
dove fotografare ma perché. Ogni volta che scatto
sia per un ritratto che in viaggio, cerco di assorbire la
bellezza intrinseca delle cose per restituirla con la fotografia,
prima a me stesso e poi all'osservatore. Per questi motivi
preferisco utilizzare sempre delle focali
estreme: dal 17 mm nei grandangoli al 300 mm "duplicato"
nei teleobiettivi. Nel primo caso "entro
dentro" la scena senza focalizzarmi su un soggetto
in particolare, ma riportando l'episodio con più
elementi possibili dando quindi una visione d'insieme; nell'altro
seleziono un particolare, un
volto, un sorriso, uno sguardo senza invadere il suo spazio,
senza mettere in imbarazzo il soggetto.
Nel corso di oltre venticinque anni di viaggi, prima con
mio padre e poi da solo, ho raccolto una documentazione
di immagini che spaziano dalla Persia all'Ecuador, dal Sudan
alla Malaysia, dal Perù all'Algeria, dal Marocco
agli Stati Uniti, dalla Thailandia all'Egitto, dalla Francia
alla Scandinavia. Il contatto
con la gente è lo stimolo principale da cui nascono
i miei servizi.
Nota biografica
Ho ereditato da mio padre la
passione dei viaggi e della fotografia al punto da farne
una professione. L'incontro con numerosi fotografi, dalla
moda al reportage, dalla foto di cerimonia a quella di eventi,
e il contatto con alcuni studi di professionisti nell'ambito
del ritratto mi hanno permesso di acquisire un'esperienza
poliedrica in vari campi dell'immagine.
Collaboro con molte riviste di viaggio e con i più
importanti tour operator. Ho effettuato mostre e diaporama
in molte città d'Italia, le mie foto accompagnano
numerose guide turistiche e miei book fotografici sono presenti
in diverse agenzie in Giappone. Sono autore anche di alcuni
testi come commento di foto di viaggio e organizzo corsi
e stage fotografici sia in Toscana che in viaggio.
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Da alcuni anni ho aperto lo studio
fotografico CREA, che spazia nei vari campi dell'immagine
oltre che della grafica. Le mie macchine fotografiche sono
state da sempre le Nikon: sono
partito con la mitica Nikon F per finire all'altrettanto
mitica F5. Mi sento legato a questo marchio sia per motivi
affettivi – mio padre lavorava con le Nikon –
sia perché mi sta dando l'opportunità di crescere
ancora. Non ne ho mai venduta una e quindi mi ritrovo con
quasi 20 macchine e oltre 30 obiettivi dal 17 al 300 mm.
Nel 2000 sono diventato partner del Nikon Professional Service
e dal 2001 docente ufficiale della Nikon School Travel.
Sempre con la Nikon sto portando avanti alcuni Educational:
mini stage di approfondimento di tecniche e apparecchiature
nell'ambito della fotografia classica e digitale. Nel 2000
è uscito il mio primo libro
fotografico: "Viaggiando l'Africa, un cammino incontro
all'Uomo" edito da Polaris.
Per saperne di più: www.edoardoagresti.it