Edoardo Agresti

A cura di:

Una filosofia di vita

La fotografia, per me, è tutto: la mia vita, il mio rifugio, la mia passione, la mia speranza, la mia gioia, il mio dolore. Qualcuno ha scritto che "il fotografo è colui che percepisce, nelle cose, quello che va oltre l'apparenza e che gli ‘altri' non riescono a vedere".
Questa affermazione racchiude l'essenza stessa della fotografia: la sensibilità. Si possono frequentare decine di corsi, leggere libri, comprare le macchine più sofisticate e innovative, ma se manca la sensibilità non si riuscirà mai ad andare oltre la foto cartolina. Bella, tecnicamente perfetta, ma fredda, inespressiva, priva di emozioni. E questa purtroppo non la si insegna, ma la si ricerca dentro di noi. Bisogna mettersi in gioco, far cadere tutte le barriere e le difese.
Ogni volta che riguardo le mie immagini è come se mi specchiassi nelle mie paure; le foto sono il superamento dei miei limiti, esprimono il coraggio che non ho, sono il ritratto di Dorian Gray al contrario. È in esse che trovo la forza, la voglia, la speranza, lo stimolo a lottare.
Nei miei scatti vedo quello che non sono, sento quello che non vivo, trovo l'amore che mi è sempre più difficile percepire. Soltanto dalle mie stampe emerge quel bagliore di luce che mi fa capire che veramente dentro di me esiste una persona alternativa. Io vorrei essere le mie foto! Ogni tanto penso a quanta poesia si racchiude nella parola fotografare: scrivere con la luce…

L'essere viaggiatore, oltre che fotografo, mi dà continuamente modo di muovermi nel tempo e nello spazio, con una coscienza alternata nel mondo della visione. Mentre il puro viaggiare mi lega al desiderio di conoscere e alla continua scoperta di nuovi piccoli mondi, ognuno con i suoi profumi suoni, colori, tradizioni, il fotografare mi contrappone a questo movimento perenne permettendomi di fissare in uno scatto lo scorrere naturale della vita come una sorta di mago che dona l'immortalità a quell'incessante fluire di nascita e morte che è la natura.
È il contrapporsi tra l'infinito della retta con quello della circonferenza. Solo che la prima si limita a separare lo spazio dalla realtà come una sorta di diaframma, di orizzonte virtuale tra l'osservatore e il mondo, l'altra tenta di catturare, di racchiudere entro i confini limitati dell'immagine ciò che è in continua evoluzione. Ed è in questa cattura, dove il dualismo assurdo di generare morte per regalare immortalità si concretizza, che il fotografo si confronta.

Ogni scatto, almeno nelle mie intenzioni, vuole essere l'idea rubata al mondo platonico da cui la rappresentazione della realtà discende. Le sfumature di rosso sulla roccia per il tramonto, un raggio di sole filtrato attraverso le pieghe della montagna per la vita, le ombre lunghe da est verso ovest per l'alba, i dromedari e una tenda per descrivere in termini assoluti la libertà.
E che dire poi dei volti delle persone: sguardi che raccontano storie di gioie e dolori, di vittorie e sconfitte, di serenità o di sofferenza, ma sempre vere, mai filtrate da quella maschera di falsità con la quale, troppe volte, siamo abituati a relazionarci. Tutti scatti realizzati con l'obiettivo di dare stimoli capaci d'infondere - nell'animo di colui che guarda - emozioni nuove, nascoste, magari perché assopite dalla coltre di ovvietà che associa la bellezza di uno scatto a quella della foto cartolina.

Il viaggio mi aiuta così ad aprire la mente e a predisporre il mio cuore alla lettura degli infiniti tasselli che compongono il meraviglioso puzzle della vita. E con il passare del tempo mi sono reso conto che la fotografia mi lega a esso in un rapporto sponsale: una fusione di elementi intimamente legati tra loro. Vorrei poter essere un nomade della fotografia, ma c'è sempre qualcosa che mi spinge a tornare, una calamita che mi attrae e mi tiene attaccato alla mia terra, al mio paese.

La fotografia è una sola e le macchine fotografiche con cui ti relazioni possono essere le stesse, quindi non è importante cosa, quando o dove fotografare ma perché. Ogni volta che scatto sia per un ritratto che in viaggio, cerco di assorbire la bellezza intrinseca delle cose per restituirla con la fotografia, prima a me stesso e poi all'osservatore. Per questi motivi preferisco utilizzare sempre delle focali estreme: dal 17 mm nei grandangoli al 300 mm "duplicato" nei teleobiettivi. Nel primo caso "entro dentro" la scena senza focalizzarmi su un soggetto in particolare, ma riportando l'episodio con più elementi possibili dando quindi una visione d'insieme; nell'altro seleziono un particolare, un volto, un sorriso, uno sguardo senza invadere il suo spazio, senza mettere in imbarazzo il soggetto.

Nel corso di oltre venticinque anni di viaggi, prima con mio padre e poi da solo, ho raccolto una documentazione di immagini che spaziano dalla Persia all'Ecuador, dal Sudan alla Malaysia, dal Perù all'Algeria, dal Marocco agli Stati Uniti, dalla Thailandia all'Egitto, dalla Francia alla Scandinavia. Il contatto con la gente è lo stimolo principale da cui nascono i miei servizi.

Nota biografica
Ho ereditato da mio padre la passione dei viaggi e della fotografia al punto da farne una professione. L'incontro con numerosi fotografi, dalla moda al reportage, dalla foto di cerimonia a quella di eventi, e il contatto con alcuni studi di professionisti nell'ambito del ritratto mi hanno permesso di acquisire un'esperienza poliedrica in vari campi dell'immagine.
Collaboro con molte riviste di viaggio e con i più importanti tour operator. Ho effettuato mostre e diaporama in molte città d'Italia, le mie foto accompagnano numerose guide turistiche e miei book fotografici sono presenti in diverse agenzie in Giappone. Sono autore anche di alcuni testi come commento di foto di viaggio e organizzo corsi e stage fotografici sia in Toscana che in viaggio.

Da alcuni anni ho aperto lo studio fotografico CREA, che spazia nei vari campi dell'immagine oltre che della grafica. Le mie macchine fotografiche sono state da sempre le Nikon: sono partito con la mitica Nikon F per finire all'altrettanto mitica F5. Mi sento legato a questo marchio sia per motivi affettivi – mio padre lavorava con le Nikon – sia perché mi sta dando l'opportunità di crescere ancora. Non ne ho mai venduta una e quindi mi ritrovo con quasi 20 macchine e oltre 30 obiettivi dal 17 al 300 mm. Nel 2000 sono diventato partner del Nikon Professional Service e dal 2001 docente ufficiale della Nikon School Travel.
Sempre con la Nikon sto portando avanti alcuni Educational: mini stage di approfondimento di tecniche e apparecchiature nell'ambito della fotografia classica e digitale. Nel 2000 è uscito il mio primo libro fotografico: "Viaggiando l'Africa, un cammino incontro all'Uomo" edito da Polaris.

Per saperne di più: www.edoardoagresti.it

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