Per me il reportage è tutto, trovo eccitante il racconto attraverso gli occhi della gente, il contatto e il racconto che ne segue sono frutto di una mia curiosità, di una voglia di conoscere che credo sia nel cuore di ogni fotografo. Ogni anno viaggio per lavoro e non solo. Scelgo le mie mete sempre in funzione del mio racconto. E negli ultimi anni la mia passione è diventata un lavoro vero e proprio. E così anche il mio modo di raccontare è cambiato preferendo il colore dalle tinte forti al bianco e nero classico, frutto di una ricerca personale che è in continuo movimento. Alla fine di ogni mia esperienza passano mesi in cui osservo e analizzo con cura il lavoro realizzato cercando di fare una scelta accurata delle foto che poi rappresenteranno il mio lavoro. Penso che un fotografo debba prima di tutto essere un contemporaneo nelle immagini che ritrae e che debba avere la dote dell'osservare tanto gli altri quanto se stesso. Il reportage sociale è l'argomento che ho sviluppato negli ultimi anni. Negli ultimi reportage ho cominciato a raccogliere anche moltissimi documenti audio. Ogni situazione in cui trovo l'emozione e lo stimolo per un'immagine cerco di completarla con una parte registrata audio. Può sembrare una banalità, ma al ritorno da ogni viaggio trovo stimolante lasciare l'audio scorrere mentre osservo il materiale fotografico raccolto.
© Maurizio Gjivovich - Marocco
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Sono affascinato dalle potenzialità che il tempo dona alle immagini, rivedo le fotografie dei miei viaggi in Kosovo nel 2001 e in Bosnia nel 1998 negli anni successivi alla guerra e trovo che il tempo abbia segnato qualcosa di unico se non irripetibile, l'appartenere in qualche modo alla storia ha fatto di un reportage di attualità un lavoro molto più approfondito. In altre mie esperienze ho adottato lo stesso concetto: in Medio Oriente il mio lavoro "Artisti della Palestina" ha avuto inizio nel 2004, in un periodo storico importantissimo; oggi quelle immagini rappresentano una testimonianza unica. Il lavoro di fotografo ha una responsabilità immensa di fronte al tempo e questo lo rende ancora più affascinante.
© Maurizio Gjivovich - Georgia
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Nella raccolta fotografica qui esposta vi sono immagini di viaggio in Marocco (il mio ultimo lavoro) in cui viene raccontato il luogo degli immigrati attraverso gli occhi dei genitori rimasti in patria. Ho cercato un modo diverso per raccontare un tema così complesso come l'immigrazione, entrando nella loro vita ma cercando di essere sempre molto discreto e certamente meno invadente possibile. La scelta del colore era obbligata in una terra intrisa di colore e di tradizione. Il colore fa parte fondamentale degli ultimi reportage realizzati. La Georgia e i suoi profughi raccontati con la dignità e discrezione, per dare la giusta autenticità ai luoghi, a quelle periferie fatiscenti, ad un luogo dimenticato ma tutt'ora di attualità.
© Maurizio Gjivovich - Kosovo
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Oggi mi occupo di fotografia pubblicitaria legata al mondo del cibo, al reportage aziendale e anche qui trovo un collegamento agli sguardi della gente; i ritratti diventano parte integrante di questo mio lavoro, tutto legato da un profondo legame con il territorio e la sua gente. La fotografia negli ultimi anni ha registrato uno sviluppo tecnologico rapidissimo, lo stesso linguaggio fotografico è cambiato di conseguenza; ed è per questo che differenzio la fotografia digitale (istintiva e irrazionale) da quella analogica (più riflessiva), ma allo stesso tempo trovo che tutte e due le tecniche abbiano un fascino particolare. Nel campo pubblicitario utilizzo il digitale e allo stesso tempo l'ho sperimentato nel reportage utilizzando il lato migliore che la tecnologia ci ha dato, la velocità e l'immediatezza dell'immagine.
© Maurizio Gjivovich - Palestina
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Chi è
Nasce ad Ivrea nel 1975. Comincia come collaboratore e assistente di studio con alcuni professionisti della zona di Torino. Nel 2000 partecipa alla Biennale Giovani artisti Off Torino, successivamente nel 2001 realizza un reportage in Bosnia Erzegovina dal titolo "Sarajevo, una tregua apparente", poi pubblicato in un libro edito da La Voce Alessandrina. Nel 2002 partecipa a una collettiva alla Biennale Giovani artisti di Torino in collaborazione con l'Istituto Europeo Design di Torino, un progetto dal titolo S.O.S. ARTE, installazione fotografica digitale in bianco e nero. Sempre nello stesso anno parte per il Kosovo per realizzare un documentario. Un anno dopo viene pubblicato un volume dal titolo "Oggi in Kosovo", edizioni Gruppo Abele. Nel 2003 realizza un reportage in Palestina dal titolo "Incrociare gli sguardi, incontro con artisti palestinesi", un documentario da Ramalla a Nazareth; con li contributo della Regione Piemonte si realizza una mostra a Torino "Amantes". Nel 2004 continua il progetto in Palestina con la realizzazione di un reportage sugli artisti palestinesi, pubblicato su "Gente di Fotografia" nel 2005. Nel 2005 viene ospitato al LeccoImageFestival con un lavoro inedito: "Repertorio crudele dei gesti di cucina". Nel 2005 realizza in collaborazione con Alisei ong, un reportage sulla Georgia. Nel 2006 realizza i reportage: "Marocco Profondo" (pubblicato dall'"Internazionale") e "Artisti dalla Palestina" (pubblicato dallo "Specchio della Stampa").
© Maurizio Gjivovich - Romania
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