In un numero sorprendente di film la fotografia è al centro della narrazione o elemento risolutivo di una vicenda: dalle detective story alle storie d'amore, ai film sulle vite dei fotografi. La mostra Fotografia & Cinema. Fotogrammi celebri, a cura di Maurizio e Filippo Rebuzzini, rintraccia nelle immagini di celebri film quelli in cui la fotografia gioca un ruolo fondamentale. La mostra ospitata dalla Galleria Grazia Neri fino al 16 febbraio - si compone di fotografie di scena tratte dagli archivi Photos12 /Grazia Neri: da Blow up a La dolce vita (dove nasce la figura del "paparazzo"), da La finestra sul cortile a Occhio indiscreto e Pretty Baby, da Smoke a I ponti di Madison County, e poi, ancora, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Legittima difesa, One Hour Photo ed altri (tra cui, molti titoli dedicati al fotoreportage di guerra).
Blow up - ©Photos12/Grazia Neri
Nel bene come, più spesso, nel male, Blow up di Michelangelo Antonioni (1966) può essere considerato e conteggiato come film spartiacque per quanto riguarda la raffigurazione cinematografica del fotografo e della fotografia. Immediatamente a
seguire, innumerevoli pellicole, spesso di taglio basso, sono slittate al fotografo sporcaccione, che estende fino alle estreme conseguenze il modo di vivere interpretato sullo schermo da David Hemmings (personalità ispirata a David Bailey, nel cui studio sono ambientate alcune scene del film), senza però la sua intelligenza e senza i suoi
dubbi.
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A seguire, osservazioni sui titoli di testa nei quali compaiono fotografie d'autore, (Cenerentola a Parigi e Occhio indiscreto); flash che illuminano la scena; attori celebri con macchina fotografica; mirini, schermi, vetri smerigliati, obiettivi in primo piano, fototessere, fotografia segnaletica e fotografi veri: Margaret Bourke-White (Candice Bergen) in Gandhi, Weegee (Joe Pesci) evocato in Occhio indiscreto, E.J. Bellocq (Keith Carradine) in Pretty Baby. Completano l'esposizione le schede dei film.
Closer - ©Photos12/Grazia Neri
In Closer, di Mike Nichols (2004), Julia Roberts interpreta la fotografa Anna Cameron (in omaggio alla celebre fotografa dell'Ottocento Julia Margaret Cameron?), nella cui sala di posa londinese maturano gli intrecci che legano assieme i quattro protagonisti della vicenda, in diverse e molteplici combinazioni sentimentali.
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Sempre a Milano lo spazio espositivo "7.24x0.26 gallery" di Piergiuseppe Moroni, dopo le mostre fotografiche dedicate a Monica Vitti e Virna Lisi, ha riaperto la stagione con il terzo appuntamento dedicato ad un'altra grande attrice del panorama italiano del dopoguerra: Silvana Mangano, dotata di una bellezza fiera e di un corpo giunonico, di uno sguardo intenso e di mediterranea sensualità. Anche qui le fotografie in mostra sono delle agenzie Photo12.com/Oronoz/GraziaNeri.
I ponti di Madison County di Clint Eastwood, 1995 - ©Photos12/Grazia Neri
Robert Kincaid (Clint Eastwood) è un fotografo del National Geographic Magazine, che durante un reportage incontra una donna sposata (Francesca Johnson - Meryl Streep). Si amano intensamente, ma poi non hanno la forza di restare assieme. Ognuno torna alla propria vita, che non sarà più quella di prima, con nel cuore la sequenza di quattro giorni che hanno indelebilmente segnato le rispettive esistenze. La fotografia rappresenta soltanto un pretesto per giustificare l'incontro tra due esistenze. Il soggetto della vicenda è l'amore, con tutte le proprie controverse implicazioni.
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Di seguito riportiamo alcuni brani del testo scritto per l'occasione dai curatori di Fotografia & Cinema. Fotogrammi celebri: «Curiosamente, quanto identifichiamo e classifichiamo come consapevole presenza dei fotografi e della fotografia nel cinema è cambiato negli ultimi anni, dopo decenni di sostanziale ripetizione di concetti presto codificati e/o stereotipi subito smascherati.
La Dolce vita - ©Photos12/Grazia Neri
Oltre tanti altri valori, molti dei quali si misurano sullo spessore epocale del film di Federico Fellini, oltre che sulla sceneggiatura con Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, Ladolce vita (1960) ha il merito di aver coniato un termine, che è entrato nel vocabolario della fotografia e del costume: "Paparazzo", dal cognome dell'invadente e sfacciato fotografo di cronaca disegnato nel film. Dal nome proprio, nel personaggio interpretato dall'attore Walter Santesso, a nome comune, spesso declinato in senso negativo.
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In particolare, sono discriminanti due film, tra loro temporalmente vicini e prossimi ai nostri giorni. Indipendentemente uno dall'altro e a titolo assolutamente individuale, Closer e Sballati d'amore hanno finalizzato l'elemento fotografico alla consecuzione delle rispettive vicende. Ricordiamolo in fretta: in Closer (regia di Mike Nichols; 2004), la fotografia è l'elemento di contatto tra i due protagonisti, del quale il film narra le vicende esistenziali e sentimentali (la fotografa Anna Cameron, interpretata da Julia Roberts, e l'aspirante scrittore Dan, con il volto di Jude Law); analogamente, anche per Sballati d'amore (titolo originario A Lot Like Love; regia di Nigel Cole; 2005) la fotografia è il filo che lega i balzi temporali del contraddittorio rapporto tra la disinvolta Emily Friehl (l'attrice Amanda Peet) e il confuso Oliver Martin (l'attore Ashton Kutcher). In entrambi i casi, la fotografia è leggera, pur essendo, in sostanziosa misura, discriminante. E qui sta la differenza con la precedente lunga vicenda della fotografia nel cinema, per la quale si è soliti considerare una linea di confine con Blow up di Michelangelo Antonioni (1966).
I Flintstones di Brian Levant, 1994 - ©Photos12/Grazia Neri
Polarock, ovviamente “rock”, è la macchina fotografica a espulsione automatica della stampa a sviluppo immediato che usano i coniugi cavernicoli Fred e Wilma Flintstone (John Goodman e Elizabeth Perkins) nella trasposizione cinematografica dei celebri cartoni animati della prolifica coppia Hanna & Barbera (conosciuti in Italia come Gli antenati).
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All'indomani del quale, in un tempo di grandi sommovimenti ma di inquietante interregno espressivo, rari furono i fotografi che apparirono sullo schermo in altre vesti che non quelle del sesso. Molte furono le pellicole al di sotto del limite medio di accettabilità, che giocarono la facile carta del fotografo senza scrupoli e privo di morale. In definitiva, Blow up innescò una triviale escalation. Con un saggio di accompagnamento, di Maurizio Rebuzzini, le immagini che compongono la mostra Fotografia & Cinema. Fotogrammi celebri non raccontano questo, che è appunto lasciato alle parole, ma visualizzano in quantità e qualità il tema proposto e prefissato: appunto, fotografi e fotografia nel cinema. Il percorso accosta due tempi che si miscelano assieme (due tempi, come nei vecchi cinemini di quartiere?): un fondamentale corpus di generosi ingrandimenti di immagini provenienti dal capace archivio specializzato dell'agenzia francese Photos12, rappresentata in Italia dall'Agenzia Grazia Neri, si accompagna a pannelli che raccolgono fotogrammi cinematografici originari, accostati per tematiche individuate dai curatori Maurizio e Filippo Rebuzzini. Quindi, fotografie di scena autenticamente tali, che sottolineano le situazioni macroscopiche di fotografi e fotografia nel cinema… »
1951 Anna. Regia di Alberto Latuada. Silvana Mangano e Raf Vallone.
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