La Galleria Grazia Neri di Milano, in collaborazione con Boehringer e Cesvi, presenta dal 30 novembre al 15 gennaio Elikia Storie dal Congo, un reportage realizzato nel grande paese africano nel gennaio di quest'anno da Andrea Frazzetta. La mostra è divisa in sezioni tematiche e tratta argomenti che vanno dalla politica (le prime elezioni democratiche) alla religione (le sette religiose presenti nel paese), dalle strutture sanitarie (viene documentato in particolare il lavoro del Cesvi, dal 2001 attivo a Kinshasa con un programma di lotta all'Hiv/Aids basato sul supporto di cellule psicosociali a favore delle persone colpite dal virus) al lavoro (è documentata l'attività di Radio Okapi, una radio libera a grandissima diffusione), fino al teatro (i "Bambini-Stregoni", uno spettacolo teatrale rappresentativo delle attività organizzate nei centri di accoglienza per bambini di strada di Kinshasa), informando (anche con l'aiuto dei testi di Joshua Massarenti) e mostrando situazioni che sembrano volgere verso una prospettiva positiva di cambiamento.
January 2006, Democratic Republic of Congo, Kinshasa,
theatrical show of the street children.
Behind the scenes children wear the costumes that they have prepared
in the preceding month and concentrate before entering scene
© Andrea Frazzetta / GraziaNeri
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Congo, le prime elezioni democratiche
La Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire, tra i paesi più estesi e popolosi d'Africa, grande sette volte l'Italia, con 56 milioni di abitanti) è a un bivio. Dopo un decennio trascorso tra guerre e crisi umanitarie è giunto il momento delle prime elezioni pluraliste nella storia del paese. In Congo si è combattuta tra il 1998 e il 2004 la più feroce delle guerre contemporanee. La cosiddetta Prima guerra mondiale africana che ha coinvolto ben nove paesi e un groviglio di ribelli stranieri e milizie locali. Per fermare questa logica di violenza è nata nel 2000 la Monuc, missione Onu per il Congo, che nel corso degli anni si è vista attribuire un infinità di compiti, l'ultimo dei quali, decisivo, riguarda il supporto logistico e umano all'attuale regime di transizione per l'organizzare di elezioni legislative e presidenziali entro giugno 2006. È nata così la Commissione Elettorale Indipendente, fondata e presieduta da Apollinaire Malumalu, 45 anni, sacerdote cattolico con studi in Francia, già anima di organizzazioni della società civile nel Nord Kivu. Sulle sue spalle sono riposte le speranze dell'intera nazione. Ma anche della comunità internazionale, che nelle elezioni ha investito ben 422 milioni di dollari.
January 2006, Democratic Republic of Congo, Kinshasa,
United Nation Headquarters, Central station of Radio Okapi, a journalist
conducts a transmission from the microphones of the main studio
© Andrea Frazzetta / GraziaNeri
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Radio Okapì
In Africa, l'informazione vale quanto un sacco di riso da consegnare nel più remoto campo profughi del mondo. Si rivela cruciale quando un paese affronta una delicatissima transizione politica, per non parlare delle fasi post-conflitto. Di sicuro, se indipendente, neutra e imparziale, essa può rompere la logica monopolistica di paesaggi massmediatici obsoleti. Questo è la convinzione della Fondation Hirondelle, un'organizzazione non governativa impegnata dal 1995 a promuovere progetti radiofonici in zone di conflitto endemico o in contesti politici dissuasivi per le politiche di sviluppo. Da Radio Agatashya a Radio Okapi, passando per Star Radio (Liberia) o Radio Blue Sky (Kosovo), l'obiettivo in crisi umanitarie è sempre quello: consegnare informazioni imparziali alle popolazioni civili vittime di un conflitto e favorire il ritorno alla pace. Ma come garantire imparzialità e indipendenza sotto il fuoco incrociato di un regime repressivo e gruppi ribelli armati fino ai denti e pronti a tutto? Come costruire il dialogo e la pace con cittadini divisi da guerre e carestie? Queste le sfide a cui Radio Okapi, creata nel febbraio 2002 da un partenariato tra la Fondation Hirondelle e le Nazioni Unite, deve rispondere in Congo diventata in pochi mesi una delle radio più ascoltate del paese, soprannominata "la radio dei congolesi", ma anche "la radio che dice la verità".
January 2006, Democratic Republic of Congo, Kinshasa
J Delphin is a volunteer that works with HIV victims in the hospital
of the extremely poor district of Matete.
The Voluntary Service in Africa is helping people to face,
in a completely different way, the HIV problem,
reducing the problems of discrimination and social outcasting
© Andrea Frazzetta / Agenzia GraziaNeri
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Dottori Africani contro l'AIDS
Dei 40 milioni di malati di
Aids stimati sull'intero pianeta, oltre il 70% sono nell'Africa sub-sahariana. In Congo, come in gran parte dei paesi del continente, c'è inoltre una grande difficoltà nella stima delle reali dimensioni del fenomeno. I
sieropositivi riconosciuti come tali sono
emarginati socialmente, vengono abbandonati dalle famiglie, perdono il lavoro. In questo contesto stanno però nascendo
realtà positive. Alcuni
dottori congolesi hanno dato vita alla sperimentazione delle
Cellule di Accompagnamento Psico-Sociale nell'ambito del progetto avviato dall'organizzazione italiana
Cesvi: strutture piccole e flessibili capaci di rispondere ai bisogni dei pazienti. Le cellule sono composte interamente da un'
equipe africana costituita da un medico specializzato, due assistenti sociali e un contabile, e si avvalgono, inoltre, di numerosi
volontari, familiari delle vittime e seriopositivi che si impegnano, in prima persona, soprattutto per il sostegno e l'aiuto psicologico degli altri malati.
January 2006, Democratic Republic of Congo, Kinshasa:
a portrait of the Kinshasa' s archbishop Frederic Etsou Nzambi Bamungwabi,
in the foreground a child that has assisted to the mass celebrated
by the archbishop in person. The archbishop has been one
of the papabilis and he has taken part to the recent conclave
that proclaimed Pope Benedetto sixteenth
© Andrea Frazzetta / GraziaNeri
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Nel paese dei Cattolici Neri
1300 parrocchie. 5 mila preti. 30 milioni di fedeli sparsi ai quattro angoli di un paese immenso. La comunità cattolica del Congo è la più numerosa del continente africano, assieme a quella nigeriana, ma anche la più potente. Sin dalla seconda metà del XIX secolo, la Chiesa cattolica ha coperto, nel bene e nel male, un ruolo sociale e politico insostituibile nella storia contemporanea congolese. Dal colonialismo alla guerra civile degli anni ‘90, passando per l'era del dittatore Mobutu, il Congo deve in parte la sua salvezza all'estenuante attivismo sociale di preti, suore e missionari impegnati a farsi carico di milioni di persone spinte ai margini della società. Non a caso, le chiese fungono da luogo di aggregazione sociale per eccellenza. Chi le frequenta, quindi, non lo fa soltanto per pregare. Ma anche per raccogliere le ultime informazioni del villaggio, partecipare alla distribuzione di farmaci e viveri consegnati dall'ong di turno, frequentare corsi di alfabetizzazione, cantare a squarcia gola durante messe interminabili, votare sì o no al referendum costituzionale per via dell'assenza di seggi elettorali nel proprio comune di residenza., o più semplicemente festeggiare la Madonna.
January 2006, Democratic Republic of Congo, Kinshasa,
Diurnal welcoming center le Point d'eau, the water's point.
The Center can welcome during the day over 130 street children.
Some children with the help of the educators prepare a dance for the theatrical representation that will happen in the church during the next festivities
© Andrea Frazzetta / GraziaNeri
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Bambini-Stregoni
La maggioranza è cristiana, ma sono assai diffuse le pratiche animistiche. La mortalità infantile è al 128 per mille, il 32 per cento della popolazione è analfabeta e l'aspettativa di vita è di 51 anni. In questo quadro si inserisce un fenomeno agghiacciante: quello dei bambini stregoni, giudicati responsabili di disgrazie e per questo allontanati dalla comunità, abbandonati in strada o sottoposti a pratiche violente di "purificazione". Nella sola Kinshasa (la capitale) ci sono più di 30 mila ragazzini costretti a sopportare il destino riservato agli "indemoniati". In città metà degli abitanti ha meno di vent'anni e proprio i più piccoli sono sempre più spesso accusati di stregoneria. Un'accusa dalla quale è impossibile difendersi, una vera disgrazia che cambia la vita già difficilissima di questi ragazzini. Spesso sono gli stessi genitori a cacciare di casa i figli, giudicati, senza appello, un maleficio. Sono i "figli maledetti del Congo", a volte addirittura messi al rogo. In questo tragico scenario qualcosa però stà cambiando. Nel quartiere più povero di Kinshasa, Matete, sono nati, da circa dieci anni, quattro centri di accoglienza per ragazzi di strada, gestiti da volontari di diversa nazionalità, missionari, educatori congolesi. In questi centri i bambini hanno un letto, un pasto, e la possibilità di andare a scuola e compiere attività creative come la musica e il ballo. Ogni anno i ragazzi dei centri organizzano uno spettacolo teatrale durante le festività natalizie. In questa occasione i bambini rivedono i loro genitori. L'obiettivo degli educatori è infatti quello di reinserire i ragazzi nel loro nucleo familiare.
January 2006, Democratic Republic of Congo, Kinshasa,
popular district of Kasa-Vubu, church of the Victory' s Army.
Nocturnal sermon, believers in trans
© Andrea Frazzetta / GraziaNeri
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Sarà presente anche Dio. E ci saran miracoli.
Dio è nero. E nero fu suo figlio. In questo credono i Kibanghisti, seguaci di Simon Kimbango, predicatore africano e nuovo messia, morto martire nelle carceri dei coloni belgi, negli anni '60. I Kibanghisti sono la setta religiosa più importante del Congo, una piccola superpotenza dotata anche di un'emittente televisiva e radiofonica. Ma è solo il vertice di un iceberg, il fenomeno delle sette è dilagante in tutto il paese e in particolar modo nella capitale, Kinshasa. Ma oltre che religioso questo è un fenomeno sociale e di costume. Le miriadi di sette disseminate per la città lo testimoniano. Ve ne sono almeno due o tre per ogni via e aggregano ogni sera centinaia di adepti in un turbinio di preghiere, danze e canti. I gruppi evangelici nascono spontaneamente e con una dinamica paragonabile a quella che in Europa genera i gruppi rock o, meglio ancora, a quella che negli States da vita ai clan hip-hop.
Chi è
Andrea Frazzetta nasce a Lecce nel 1977. Si trasferisce successivamente a Milano dove studia arte e architettura. Nel corso di questi anni di formazione matura il suo interesse per la fotografia, in particolare per il reportage e la street photography. Dopo la laurea in architettura presso il Politecnico di Milano decide di dedicarsi completamente alla fotografia, che intende principalmente come strumento di scoperta e racconto. Inizia quindi a viaggiare e realizza diversi reportage in sudamerica e Africa. Ha esposto il proprio lavoro in numerose mostre personali e collettive e pubblicato su diverse riviste tra cui D della Repubblica, Internazionale, Gulliver, Domus, Flair, Urban, Geo Italia, Financial Times, Courrier International. Nell'ottobre 2004 entra a far parte dell'agenzia Grazia Neri, che lo rappresenta in esclusiva in Italia e all'estero. È stato segnalato nel recente volume Storia della fotografia, edito da Mondadori, fra i giovani talenti oggi in attività in Italia. Al di là di un costante lavoro di reporter d'attualità per il settore editoriale, sta attualmente sviluppando un progetto personale dedicato al Mediterraneo, che lo ha portato, tra giugno e settembre 2006, a viaggiare attraverso 16 diversi paesi; dall'Algeria alla Siria, dalla Turchia alla Spagna, dal Marocco alla Tunisia, dando avvio al lungo work in progress che lo vedrà impegnato per alcuni anni.