Africa 4

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Su questa terra
Nick Brandt

"Una visione dell'Africa mai vista prima", così è presentata la selezione di oltre 60 immagini che il fotografo inglese Nick Brandt propone presso la Young Gallery di Bruxelles fino al prossimo 8 novembre.


© Nick Brandt - Portrait of Two Zebras Turning Heads, Ngorongoro Crater 2005

Brandt (nato e cresciuto a Londra, dove ha studiato cinema e pittura) non è arrivato subito alla fotografia. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1992 (oggi vive in California), si è prima dedicato con successo alla regia di videoclip, realizzandone anche per artisti del calibro di Michael Jackson (Earth Song, Stranger in Moscow) e Moby. La sua carriera fotografica è iniziata nel 2000, in Africa. La sua prima, e finora più significativa, opera fotografica, On this Earth, è stata pubblicata nel 2005 da Chronicle Books e, dal 2004, è stata esposta nelle più grandi gallerie di Londra, Berlino, Amburgo, New York, Los Angeles, Santa Fè, Sydney, Melbourne e San Francisco.


© Nick Brandt - Elephant Family Portrait, Amboseli 2005

Eppure si tratta, ancora una volta, di leoni, zebre, elefanti, ippopotami, giraffe. In che modo la visione fotografica di Nick Brandt, resa in uno splendido bianco e nero, se lo è (e noi crediamo di sì), è diversa? Lasciamo la parola allo stesso autore, per spiegarcelo:


© Nick Brandt - Sitting Giraffe, Aberdares 2000

«Pochi fotografi hanno considerato la fotografia di animali selvaggi, come qualcosa di chiaramente opposta al genere della fotografia naturalistica, come una forma d'arte. L'enfasi è stata posta in genere sul cogliere la spettacolarità degli animali in azione, sul catturare il singolo momento drammatico, in opposizione agli animali colti semplicemente nel loro stato di essere. Ho sempre considerato questo come un'opportunità sprecata. Gli animali selvaggi africani si prestano alle foto che vanno esteticamente al di là della comune fotografia naturalistica dell'obiettivo 35 mm a colori. Ed è così che, a mio modo, vorrei trascinare l'oggetto della fotografia naturalistica nell'arena della foto d'arte. Fare foto che trascendano quello che è stato un genere ampiamente documentativo. A parte l'uso di certe tecniche fotografiche non pratiche, c'è una cosa che faccio mentre scatto che credo faccia la differenza: mi avvicino molto a questi animali selvaggi, spesso a poche decine di centimetri da loro. Non uso teleobiettivi. Questo perché voglio vedere quanto più possibile cielo e paesaggio – vedere gli animali nel contesto del loro ambiente. In questo modo le foto riguardano tanto l'atmosfera del luogo, quanto gli animali. Inoltre, essendo così vicino agli animali, ottengo un a sensazione di intimo contatto con loro, con l'animale che mi è di fronte. A volte ho la sensazione che si presentino per un ritratto in studio. Perché gli animali africani in particolare? E ancora più in particolare dell'Africa orientale? Forse c'è qualcosa di più profondamente iconico, mitico, persino mitologico negli animali dell'Africa orientale, in confronto per esempio all'Artico o al Sud America. C'è anche qualcosa di profondamente emozionante e commovente nelle pianure africane – le grandi distese di pianure punteggiate dagli alberi di acacia graficamente perfetti. Le mie immagini sono apertamente idilliache e romantiche, una sorta di Africa incantata. Sono la mia elegia a un mondo che sta costantemente, tragicamente svanendo».


© Nick Brandt - Lion before Storm #1, Maasai Mara 2006

© Nick Brandt - Two Rhinos, Lewa Downs 2003

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