Artista eccellente e indiscussa bellezza del cinema
non solo italiano. Fino al 23 giugno 2006, lo spazio
espositivo "7.24X0.26 Gallery" di Pier Giuseppe Moroni propone (con
la collaborazione dell'agenzia
Grazia Neri) una mostra dedicata a un'attrice
di grande talento e temperamento: Virna Lisi.
Nel '56 debutta nel cinema giovanissima diretta da Francesco
Maselli nella "Donna del Giorno",
affiancando negli anni un'instancabile attività teatrale che la porta a lavorare con nomi eccellenti
come Michelangelo Antonioni e Luigi
Squarzina, mentre la sua immagine cinematografica
va al di là dei confini nazionali: con il "Tulipano
nero" (1963) regia di Christian Jacque con Alain
Delon. La sua bellezza di una purezza
abbagliante e il suo fascino
elegante fanno di lei la nuova Marilyn
Monroe. Chiamata ad Hollywood
nel '64 con un contratto favoloso, Virna ha lavorato
con attori del calibro di Jack Lemmon,
Tony Curtis e Frank Sinatra.
Le fotografie di scena
selezionate per la mostra ritraggono una giovane e splendida
Virna Lisi che, ad unanime giudizio
di critica e pubblico, è stata una delle donne
più belle apparse sullo schermo e una
delle attrici più raffinate
del cinema europeo. Le fotografie sono delle agenzie
Photo12.com/Oronoz/GraziaNeri.
Arte d'Oriente
Arte d'Occidente
Arte d'Oriente
Arte d'Occidente. Per una storia delle immagini nell'era
della globalità di Flavio Caroli
(Electa pp.160, illustrazioni 145, 29 euro) è
un viaggio affascinante nelle espressioni
artistiche appartenenti a culture, civiltà,
lingue molto complesse
e diverse tra loro, nel
tempo e nello spazio. Dalle innumerevoli sollecitazioni
di un mondo globalizzato
nasce il desiderio dell'autore di risalire alle origini
del dialogo delle civiltà
d'Oriente e d'Occidente;
un dialogo, talora divenuto scontro, che ha radici
antichissime. Esso dura da secoli,
anzi millenni. Attraverso
esempi mirati nella storia
dell'arte dall'antichità a oggi, Caroli traccia
una mappa che evidenzia
come le più grandi culture
del pianeta siano nate su principi
completamente diversi, e si siano in seguito evolute
tendendo alle più alte realizzazioni
del pensiero, per poi man mano avvicinarsi e incrociarsi
tra loro. Partendo dall'Impero
Romano d'Occidente e d'Oriente, l'analisi incontra
l'Islam, la cultura
ebraica, il buddhismo
delle origini e la sua diffusione in India, in Cina
e in Giappone. Si sofferma sul Settecento
che, con le mode orientaliste in Occidente e l'arrivo
di Giuseppe Castiglione in Cina, vede il primo vero
momento di scambio culturale
tra i due mondi. Nell'Ottocento, con la diffusione
delle immagini giapponesi in Occidente e la contemporanea
apertura dell'Oriente verso Ovest, gli incontri danno
forma a un tessuto che
si infittisce sempre più, fino ai giorni nostri
e alle infinite occasioni di arricchimento
per uno scambio ormai planetario. Il "pensiero
in figura", nel continuo dialogo tra arte
occidentale ed arte orientale, si trasforma così
in una lingua ricca e
"incrociata"
che riflette non solo il mondo d'oggi ma prelude al
mondo di domani.
In hoc signo
In hoc signo,
il tesoro delle croci (Pordenone, Portogruaro e Venezia,
fino al 31 Agosto), una mostra
fotografica su una tematica antica come il simbolo
della Croce. Attraverso
le opere di circa 70 artisti
italiani, dall'800 ai nostri giorni: tra cui i più
rinomati fotografi della terra friulana come Elio
Ciol, Attilio Brisighelli,
Italo Michieli, Giuliano
Borghesan, assieme a maestri quali Gianni
Berengo Gardin, Franco Fontana,
Gabriele Basilico, Fulvio
Roiter, Nino Migliori. A
loro si affiancano esponenti regionali del "nuovo"
linguaggio della fotografia anche ibridata
con altri media. La fotografia si è confrontata
con la croce prima accidentalmente, poi intenzionalmente.
Questo perché la croce è un segno
talmente forte e onnipresente che è entrato
nelle fotografie anche quando non era il soggetto
principale. Come nelle foto
di città e architettura dove la croce è
sugli edifici, la ritrattistica
dove la croce è spesso al collo
dei soggetti ritratti, e poi anche in tutte le foto
di cronaca e/o le foto
di vita quotidiana. La
mostra vuole indagare questo universo
iconografico alquanto (se non del tutto) sconosciuto,
mettere assieme diverse epoche,
diversi stili, diversi
autori (limitando la
ricerca all'Italia, con un occhio particolare al Friuli),
e riflettere sulla molteplicità di messaggi
veicolati, fino ai linguaggi
contemporanei, anche coniugati con le nuove tecniche.