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Edward Weston

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Edward Weston
Record assoluto
per la vendita di una fotografia all'asta. Un'immagine del 1948 del fotografo statunitense Edward Weston (1868-1958) è stata battuta da Sotheby's per 822 mila e 400 dollari: "The breast", un busto nudo di donna senza testa che faceva parte della collezione Schieszle ed era stata stimata tra i 300 e i 400 mila dollari.

 

 

 

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Martin Schoeller
A Milano fino all'8 Gennaio Forma Centro Internazionale di Fotografia ospita la mostra Close Up di Martin Schoeller.
La mostra raccoglie una serie di 40 ritratti, realizzati da Schoeller, fotografo tedesco, giovane ma già molto celebrato.
Arrivato negli USA nel 1999, comincia a lavorare per il settimanale New Yorker sviluppando una tecnica tutta personale di realizzare ritratti. Di fronte al suo obiettivo sfilano grandi attori come Jack Nicholson, Angelina Jolie, Brad Pitt, personaggi politici come Bill Clinton o musicisti Prince e Britney Spears, ma anche persone sconosciute o vicine al fotografo. Non esiste più il divismo, la politica, il glamour a sorreggere i personaggi: ognuno è ripreso in piano ravvicinato, e l'obiettivo sembra contenere a stento i visi, le espressioni, le diverse personalità. Ci appaiono disarmati e disarmanti, veri nella cruda realtà di queste immagini. Nessuna finzione è possibile e tutti i visi attraggono e respingono nello stesso modo. In queste foto non sparisce l'emozione.


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Perché Schoeller, nel suo modo apparentemente impietoso di non nascondere nulla, né una ruga, né una piega del volto, né un occhio gonfio di lacrime, sa restituire di ogni personaggio una dimensione di realtà, di impudica messa a nudo. Un'antropologia speciale e unica, quella creata da Schoeller: una galleria di "tipi" in cui si gioca a trovare analogie e differenze, tratti simili o abissali distanze. L'espressione ridotta al grado zero produce una gamma di personalità tutte simili e tutte diverse.
"La celebrità ha molto a che fare con la superficie e la saturazione e le grandi teste di Schoeller spingono queste qualità fino al limite. Conferiscono al volto, all'espressione umana, una nuova dimensione e questa è anche la ragione per cui non riusciamo a smettere di guardarle. A questo servono i ritratti; per questo esistono." (David Remnick, direttore del New Yorker).

 

 

 

Walker Evans
Gli effetti della "Grande Depressione" americana del 1929 raccontati dal fotogiornalista americano Walker Evans.
Per tre anni, dal 1935 al 1937, Evans (1903-1975) viaggia attraverso gli Stati del Sud e del Centro del paese raccogliendo le immagini di questa difficile situazione economica e sociale, a sostegno del New Deal appena lanciato da Franklin Delano Roosevelt, soffermandosi su paesaggi, architetture e uomini.
Le oltre 100 fotografie in mostra al Museo di Roma Palazzo Braschi (fino all'8 gennaio, grazie all'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e a Fratelli Alinari e a cura di John T. Hill) testimoniano le condizioni di vita dei contadini dopo la crisi del 1929, le loro case, i loro ambienti di lavoro e studio. Illustrano la realtà dell'epoca, ma propongono anche la visione del tutto personale di Evans, una sua interpretazione ideale in cui i dettagli assumono una grande importanza. Significativa in questo senso la sezione dedicata alle immagini di vetrine, insegne e negozi che evidenzia il contrasto tra il virtuale mondo consumistico e la reale desolazione circostante. Attraverso i ritratti, con incisi nei volti i segni della Depressione, e le architetture, spoglie e deserte, si legge, come in un libro di John Steinbeck, la storia di quei drammatici anni e percepisce, come nelle note di un blues, la sofferenza delle persone.
 

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