La moda, come ambito comune, con due sensibilità e sguardi totalmente differenti. Irving Penn (1917-2009) è stato uno dei più prolifici e influenti fotografi di moda e celebrità del ventesimo secolo. Le sue foto, fusione unica di eleganza classica e innovazione formale, sono comparse spesso sulla rivista Vogue nel corso della sua lunga carriera. La sua opera va oltre le nozioni convenzionali del ritrarre la bellezza o la fama, per includere una radicale riconsiderazione di come percepiamo la moda e l’arte, sia separatamente sia in relazione l’una con l’altra.
Uomo raffinato il cui atteggiamento cortese mascherava un intenso perfezionismo, Penn ha operato con un approccio di grande abilità tecnica, quello che il suo amico e direttore artistico di Vogue, Alexander Liberman, chiamava l’”istinto americano di Penn”. Dopo aver studiato pittura e design, Penn ha scelto la fotografia come l’occupazione della vita. “Irving Penn: Beyond Beauty”, la prima retrospettiva in quasi venti anni (organizzata da Smithsonian American Art Museum, a Washington fino al 16 marzo e poi in tour in diverse città degli Sati Uniti) celebra e rivela l’intera gamma espressiva di un maestro moderno.
La mostra Irving Penn: Oltre la Bellezza, è la prima retrospettiva dalla sua morte e descrive l’intero arco della sua carriera fotografica, dai primi lavori di influenza surrealista alle icone moderniste per cui è maggiormente noto, fino agli ultimi lavori iconoclasti che incorporano la moda e contemporaneamente la abbandonano. Dalle scene di strada dei tardi anni ‘30 alle foto del sud degli Stati Uniti dei primi anni ‘40, dai ritratti di celebrità alle foto di moda, dalle nature morte a immagini di studio più private. Le sue foto rivelano un istinto modernista di totale semplicità sia stesse ritraendo celebrità, modelle, natura o gente comune in luoghi remoti del mondo.
In una carriera che ha coperto quasi settant'anni, l'abilità estetica e tecnica di Penn gli hanno procurato lodi sia nel mondo artistico sia in quello commerciale. Maestro del bianco e nero come del colore, uno dei primi fotografi ad attraversare l’abisso tra fotografia artistica e quella per riviste, riducendo il divario tra arte e moda. I ritratti e le fotografie di moda di Penn hanno definito l’eleganza degli anni ‘50. Nel corso della sua carriera ha anche trasformato oggetti comuni - insegne di negozi, cibi, cicche, rifiuti - in memorabili immagini di un’inaspettata, spesso surreale bellezza.
Le 100 fotografie donate allo Smithsonian American Art Museum, alla base della retrospettiva, includono rare immagini di strada della fine degli anni '30 e degli anni '40, la maggior parte delle quali inedite; immagini dell'Europa post-bellica; ritratti iconici di personaggi quali Truman Capote, Salvador Dalì e Leontyne Price; foto a colori per riviste e annunci pubblicitari; autoritratti e alcune delle più note foto di moda e natura di Penn. Tutte le stampe sono state eseguite nel corso della vita dell’artista e da lui personalmente approvate.
Da uno scenario americano a uno europeo. La Casa della Fotografia del Deichtorhallen di Amburgo ha di recente dedicato una retrospettiva all’opera della fotografa Sarah Moon, la più completa a oggi. Nata a Vichy nel 1941, e cresciuta in Inghilterra e Francia, dopo aver lavorato come modella a Parigi per diversi anni, nel 1968 si è dedicata alla fotografia, adottando il nome d'arte di Sarah Moon. Le sue prime campagne pubblicitarie per la casa di moda Cacharel furono seguite da numerose foto pubblicitarie per Dior, Chanel, Comme des Garçons, Issey Miyake e Valentino, tra gli altri, e da servizi di moda per riviste.
Tuttavia Sarah Moon è molto più di una fotografa di moda. Produce brevi film e documentari (inclusi i ritratti del suo amico Henri Cartier-Bresson e di Lillian Bassman) e il lungometraggio Mississipi One. Sviluppando, nel corso degli anni, un’opera artistica individuale tra fotografia e film, al di là dei lavori che le venivano commissionati.
Le sue foto in bianco e nero con effetto flou o colori chiari, attirano l’osservatore in un regno di sogni, miti e fiabe, riflettendo anche un mondo paradisiaco: paesaggi sconosciuti, città incantate. I suoi scatti di moda, nature morte e ritratti sembrano immagini di un mondo senza tempo. Nelle sue serie lei stessa combina ritratti, nature morte floreali e vedute di città e campagna. Il suo stile inconfondibile ha influenzato la cosiddetta mood photography.
Sarah Moon turba l'osservatore, spingendolo fuori dallo spazio di un'identità ordinata. Il contenuto di ogni singola foto è incerto. Spazio e tempo diventano indistinti. Le strutture e la composizione pittorica sono ambigue, irregolari e frammentarie. La nitidezza è spesso ridotta, i dettagli, le superfici, e i colori modificati, una nebbia grigia aggiunta. Le foto così lavorate dall'artista riflettono la sua immaginazione grafica e pittorica e conferendo loro l'apparenza di un ricordo che riaffiora o che svanisce.