I pannelli LED nel video e nel digital imaging.

A cura di Gerardo Bonomo

» Le luci LED » I modelli Litepanels
» Litepanels sul campo: posizionamento sul set » Litepanels con i filtri a corredo
» Litepanels in fotografia » Litepanels in video
» Litepanels come luce pilota » Gestire la temperatura colore
» Duplicazione diapositive e negativi » Conclusioni

 

L'uso dei Litepanels con i filtri a corredo

I Litepanels, come abbiamo visto, vengono forniti con tre filtri a corredo, un primo filtro opalino per, quando necessario, ammorbidire la luce proveniente dal pannello che, nonostante sia formata da decine di LED accesi contemporaneamente, risulta essere alla fine una luce piuttosto dura e puntiforme, non diversa da quella dei flash portatili. Usando il filtro di conversione a corredo è possibile utilizzare il Litepanels in un interno che ha già delle sorgenti di luce artificiale; se le sorgenti di luce sono a incandescenza o comunque a 3.200K sarà possibile usare contemporaneamente le luci ambiente e i Litepanels, facendoli lavorare sulla “stessa temperatura” di colore, e impostando sulla fotocamera – o sulla videocamera – il bilanciamento del bianco su Tungsteno, o su 3.200K o ancora effettuando un bilanciamento del bianco in manuale che sarà coerente a entrambe le sorgenti di illuminazione. Il terzo filtro a corredo è un semplice filtro di compensazione che serve solo a scaldare leggermente la temperatura di colore del Litepanels nelle situazioni in cui la luce ambiente è inferiore ai 5.600K e si vuole utilizzare contemporaneamente sia la luce ambiente che il Litepanels, evitando che la luce del Litepanels si riveli a causa di un'intonazione leggermente più fredda rispetto alla luce ambiente. I filtri possono esser montati sul Litepanels e sganciati quando non utilizzati, o basculati verso l'alto con il portafiltri a cerniera incorporato, per poter passare facilmente da illuminazioni con e senza il filtro anteposto ai LED.

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Le tre gelatine fornite in dotazione con il LitePanels:
1) gelatina ambra di conversione per passare dai 5.600K della luce diurna ai 3.200K della luce tungsteno;
2) gelatina ambra di compensazione da ¼ per scaldare leggermente la temperatura di colore nativa del LED e migliorare la restituzione dell'incarnato;
3) un filtro diffusore per addolcire e al contempo di diffondere maggiormente la luce dei LED.


L'uso dei Litepanels in fotografia

Abbiamo riferito che Litepanels produce pannelli anche per uso broadcasting, di grandi dimensioni. I modelli attualmente distribuiti in Italia non hanno né l'area né la potenza sufficiente ad essere utilizzati per illuminazione di grandi soggetti, a cominciare dal ritratto, ma con ottime possibilità di utilizzo nella fotografia di beauty. Il loro impiego ottimale è nella fotografia di piccoli soggetti o di collezioni, a cominciare da monete e francobolli, per passare alle fotografie di orologi e gioielli, alla macrofotografia più in generale. Giocando con i filtri a corredo e con eventuali bilanciamenti del bianco volutamente scompensati è possibile introdurre, con due Litepanels, una doppia sorgente di illuminazione diversamente colorata, con risultati interessanti da un punto di vista creativo.

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La possibilità di posizionare i Litepanels nel punto più favorevole del set, grazie al fatto che non è necessaria alcuna connessione né con la fotocamera né con la rete elettrica permette di creare set di illuminazione personalizzati in base al soggetto da fotografare; qui è stata impiegata un’illuminazione radente per enfatizzare gli altorilievi del conio.


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I Litepanels si manifestano sulle parti riflettenti
del soggetto come sequenze di luci puntiformi, in alcuni
casi la loro visibilità può diventare uno spunto di
arricchimento della fotogenia del soggetto.
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Qui i Litepanels Micro sono stati montati su un Macro
Bracket Support 330B; la staffa è stata
poi montata su un treppiedi in carbonio 055CXPRO4 con testa micrometrica NEW GEARED HEAD 405, tutto di Manfrotto.

Il treppiedi non serve solo per scattare in scarse condizioni di luce, quindi con tempi di posa lunghi, insostenibili a mano libera anche usando ottiche stabilizzati ed eventualmente alte sensibilità, oggi in grado di produrre immagini con un rumore estremamente più basso rispetto solo a qualche anno fa, e neppure paragonabile al rumore/grana delle pellicole – senza contare che non esistono neppure pellicole con le sensibilità estreme raggiunte dagli ultimi sensori progettati -. Il treppiedi unito a una testa fluida è indispensabile nella maggior parte delle riprese video, indipendentemente dalle condizioni di luce, per creare clip stabili o panning dal movimento fluido e ripetibile. In fotografia il treppiedi è lo strumento ideale per effettuare inquadrature consapevoli, all’interno delle quali eseguire focheggiature estremamente precise, ed eventualmente produrre sequenze di bracketing, del punto di fuoco come dell’esposizione piuttosto che del diaframma ottimale a ottenere la corretta profondità di campo, senza spostamenti di inquadratura tra uno scatto e l’altro. Nonostante l’ottima qualità raggiunta dalle ultime ottiche stabilizzate e la quasi assenza di rumore degli ultimi sensori alle elevate sensibilità, ancora oggi ogni fotocamera DSLR dà il meglio di sé quando il sensore viene utilizzato alla sensibilità nativa, di solito fissata a 100 o a 200 ISO.

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Cuore di ogni sistema fotografico o video digitale rimane il supporto di memoria a cui viene affidato ogni tipo di lavoro; le fotocamere dotate di funzionalità video lavorano su schede di memoria oggi disponibili in tagli anche da 32GB in grado di contenere moltissimi videoclip anche generati in risoluzione HD. Il grande vantaggio rispetto all’impiego dei sistemi video dotati di nastro sta nell’immediata possibilità di trasferire sul computer i vari videoclip per la postpoduzione e il montaggio; rispetto ai sistemi video che incorporano hard disk interni la scheda di memoria ha l’indubbio vantaggio che è più resistente alle sollecitazioni e può essere immediatamente estratta se l’apparecchiatura avesse necessità di assistenza. Va da sé che le schede di memoria devono necessariamente essere al top della qualità e velocità.


L'USO DEI LITEPANELS IN FOTOGRAFIA ODONTOIATRICA

Abbiamo fatto testare una coppia di Litepanels Micro insieme a una Nikon D700 con un AF-S Micro NIKKOR 60mm f/2.8G ED al Dr. Angelo Fassi che li ha testati sia utilizzando la doppia staffa Manfrotto che la staffa Scorpion. Secondo il Dr. Fassi i risultati sono interessanti, sia da un punto di vista di omogeneità e profondità di illuminazione che da un punto di vista di corretto bilanciamento cromatico. Rispetto ai flash normalmente impiegati in odontoiatria, secondo il Dr. Fassi la potenza anche sommata di due Litepanels Micro costringe l'operatore a lavorare con una sensibilità ISO molto elevata, per poter raggiungere un tempo di posa gestibile a mano libera e non consente comunque di lavorare con il diaframma completamente chiuso come si è usi fare in fotografia odontoiatrica. Il Dr. Fassi auspica una nuova release dei Litepanels in grado di generare una luce decisamente più intensa degli attuali Litepanels.

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I Litepanels fissati al Macro Bracket Support 330B di Manfrotto.
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Qui i Litepanels sono stati fissati al Medical Close-Up Bracket "Scorpion"; è una staffa estremamente versatile che permette di posizionare i flash o le sorgenti di luce anche perfettamente in asse con l’ottica impiegata.

 
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