Strano a dirsi, oggi che siamo in pieno digitale e quindi in una tecnologia che non potrebbe esistere senza alimentazione elettrica, la fotografia nacque a metà dell'ottocento, dopo la sperimentazione della pila di Volta – invenzione che in un certo senso si è resa indispensabile in fotografia proprio con il digitale – ma prima dell'invenzione della energia elettrica e della sua distribuzione di massa.
La fotografia quindi nacque utilizzando innanzitutto l'illuminazione diretta o indiretta del sole e il magnesio – antesignano del lampeggiatore flash – quando non c'era disponibilità di luce solare o la stessa era insufficiente.
Con la distribuzione di massa dell'energia elettrica e con l'invenzione della lampadina, nacque la prima illuminazione artificiale a luce continua in fotografia, utilizzata fondamentalmente in studio per i ritratti.
Con la nascita dei flash da studio l'illuminazione continua venne relegata ad impiego come luce pilota per previsualizzare illuminazione e ombre che sarebbero poi state generate e fissate sulla pellicola dal flash.
Le lampade fotografiche a incandescenza potevano lavorare esclusivamente su temperature di colore intorno ai 3.200K e dovevano di conseguenza essere impiegate o filtrando la luce sull'ottica usando pellicole daylight, o utilizzate ”nature” con le pellicole per luce artificiale e con il problema spesso di dover lavorare con tempi di posa decisamente lunghi, accettabili per gli still life e i ritratti statici, ma incompatibili con soggetti in movimento, anche in studio.
Già da qualche tempo, complice il fatto che il banco ottico, e i necessari diaframmi di lavoro chiusi a diaframmi estremamente ridotti, vengono usati sempre meno, sono cominciate ad essere proposte sul mercato fotografico pannelli composti da serie di tubi a fluorescenza con temperatura colore di 5.000K: grandi vantaggi ma la necessità di dover connettere le plafoniere all'alimentazione elettrica.
Con la registrazione video permessa ormai da tutte le compatte Coolpix ma anche delle reflex digitali come D3s, D300s, D90 e D5000 per citarne alcune, in fotografia si è aperta anche la possibilità di eseguire video, con la necessità di illuminare il soggetto con faretti portatili autoalimentati. Faretti già presenti da tempo sul mercato, normalmente di tipo dicroico e alimentati a batteria, ma con il doppio problema di generare una grande quantità di calore e infrarosso e un veloce consumo delle batterie a corredo.
Qui si innesta una novità, l'illuminazione a LED: abbiamo provato alcuni modelli dell'americana Litepanels, distribuita in Italia dalla Bogen Imaging.
Sia il Litepanels Micro che il MicroPro hanno ampie possibilità di basculaggio una volta montati
sulla slitta portaflash della fotocamera, su un treppiedi o su supporto staffa Scorpion.
Le luci LED
L'illuminazione a LED sta diventando una realtà in svariati comparti, dall'industria automobilistica all'illuminazione stradale, fino all'illuminazione domestica e da ufficio; la possibilità di regolarne tanto la potenza che la temperatura di colore, i continui miglioramenti anche sulla regolazione del singolo fascio di luce di ciascun LED, il tutto con consumi irrisori se paragonati tanto all'illuminazione a incandescenza che a fluorescenza e con una bassissima dispersione di calore, portano il LED a sorgente di luce perfetta per un numero pressoché illimitato di applicazioni, senza contare il loro bassissimo impatto ecologico, non ultimo per la durata nel tempo di ciascun LED, neanche paragonabile al numero di ore di vita di una lampadina a incandescenza. Qui una lampada da tavolo/ambiente a LED dell'ultima generazione, il modello LED STAND della LS Cable.
Il Litepanels Micro si avvale di 48 LED, mentre il modello MicroPro di 96 |
Il dispositivo LED sfrutta le proprietà ottiche di alcuni materiali semiconduttori per produrre fotoni a partire dalla ricombinazione di coppie elettrone-lacuna. Gli elettroni e le lacune vengono iniettati in una zona di ricombinazione attraverso due regioni del diodo drogate con impurità di tipo diverso, e cioè di tipo n per gli elettroni e p per le lacune. Il colore della radiazione emessa è definito dalla distanza in energia tra i livelli energetici di elettroni e lacune e corrisponde tipicamente al valore della banda proibita del semiconduttore in questione.
I primi LED erano disponibili solo nel colore rosso a cui si è poi affiancato il colore verde fino ai primi LED di colore blu; all'inizio la combinazione di tre LED, rosso, verde e blu, permetteva di arrivare alla classica illuminazione RGB, quindi alla luce bianca.
Oggi i LED sono disponibili anche nel tipo bianco, in grado di generare autonomamente luce con temperatura colore pari o superiore ai 5.000K, che è la temperatura di colore daylight con cui sono tarate tanto le pellicole che i sensori.
A differenza della maggior parte delle convenzionali sorgenti di illuminazione artificiale, i LED hanno una bassissima emissione di calore, consumano una quantità di energia estremamente più bassa rispetto ai sistemi di illuminazione a incandescenza.
Di conseguenza l'utilizzo dei LED diventa molto interessante in ambito professionale, dove l'efficienza luminosa pari a 40-60 lm/W li rende una fonte di illuminazione valida. Come termine di paragone basti pensare che una lampada ad incandescenza ha un'efficienza luminosa di circa 20 lm/W, mentre una lampada ad alogeni di 25 lm/W ed una fluorescente lineare fino a 104 lm/W. L'angolo di emissione del fascio di luce, può variare ad oggi in un intervallo compreso tra circa 4 gradi e oltre 120°.
È chiaro a questo punto come un pannello di LED possa diventare un'interessante sorgente di illuminazione continua per le riprese video e un'altrettanto interessante sorgente di illuminazione, sempre continua, in alcune applicazioni fotografiche.
1) attacco per slitta flash; 2) attacco filettato da 1/4 per teste, stativi e treppiedi;
3) vite di serraggio per slitta flash; 4) ghiera di blocco dell'articolazione di basculaggio del pannello;
5) fermi per l'inserimento e il posizionamento delle gelatine; 6) presa per l'alimentatore di rete (opzionale);
7) apertura placca di chiusura vano portabatterie; 8) dimmer (variatore di intensità di illuminazione)