Spazi colore e profili colore, come visualizzarli
Spazio colore e profilo colore sono una rappresentazione numerica del concetto di gamut.
Si definisce gamut la gamma (l'insieme) di colori utili di un qualsiasi componente la catena della fotografia digitale: fotocamera, scanner, monitor, stampante o qualsivoglia apparecchio abbia a che fare con la rappresentazione del colore.
Si potrebbe anche dire che il sistema percettivo umano occhio-cervello sia dotato di un gamut; di fatto nel sistema di rappresentazione CIE Yyz degli spazi colore, quello che siamo più abituati a vedere, la zona colorata corrisponde proprio alla zona di visibilità dei colori tipica dell'uomo medio. Per approfondimento segnaliamo l'eXperience Dagli Spettri di Luce al Tristimolo di Marcello Melis.
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Questo è il sistema più comune per visualizzare uno spazio o profilo colore all'interno della zona colorata, che corrisponde alla zona di visibilità dei colori da parte dell'uomo. Nell'esempio AdobeRGB1998 (il triangolo più grande) e sRGB (il più piccolo).
Lungo il bordo curvo del grafico sono rappresentati i colori saturi percepiti dall'uomo, per lunghezze d'onda da 380nm (violetto) a 730nm (rosso). Sulla riga i colori composti, non ottenibili dalla scomposizione della luce attraverso un prisma, ma realizzabili miscelando pigmenti o luci colorate. Verso il centro di questa “vela” si trova il punto di bianco, il valore che si prende convenzionalmente come bianco puro.
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È necessario ricordare da subito che i riferimenti numerici RGB non possono essere considerati come indicativi del colore effettivamente considerato perché variano in relazione allo spazio colore in uso. I cosiddetti “spazi colore assoluti” L*a*b*, XYZ, xyY permettono, invece, di identificare i colori in maniera assoluta.
Per una maggiore precisione si utilizzano pertanto delle rappresentazioni tridimensionali degli spazi colore, basate sul metodo di classificazione CIE L*a*b*. Questo sistema classifica i colori secondo parametri diversi da RGB e permette di rappresentare qualsiasi colore secondo le sue coordinate assolute. Usa infatti le seguenti grandezze:
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Luminosità L: valore compreso fra 0 (assenza di luce) e 100 (bianco)
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Asse a: valori di cromia dal verde (valori negativi) al rosso (valori positivi)
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Asse b: valori di cromia dal blu (valori negativi) al giallo (valori positivi)
I metodi RGB o CMYK descrivono sempre un colore in funzione della quantità di luce (dei tre colori fondamentali) o di inchiostro (pigmento) necessari per ottenere quella sensazione (colore). Viceversa il metodo L*a*b* permette di rappresentare qualsiasi colore fornendo dei valori che sono indipendenti dalla periferica, sia essa di acquisizione, visualizzazione o stampa.
È infatti il metodo utilizzato per descrivere un colore quando viene misurato dallo spettrofotometro, strumento che usa la luce come metodo di analisi: invia un raggio calibrato verso la superficie e legge la composizione spettrale della luce riflessa.
Il metodo di rappresentazione basato su L*a*b* si serve di un parallelepipedo in cui sono presenti i tre assi cartesiani L,a,b che rappresentano le grandezze di cui sopra.
Lo spazio e il profilo colore assumono quindi la forma di un solido, che rappresenta l'insieme dei colori riproducibili dalla periferica, in altre parole il gamut.
Confronto fra gli spazi colore AdobeRGB (1998) e sRGB come sono visualizzati nello spazio tridimensionale
L*a*b* dal programma ColorThink Pro.
La rappresentazione in 3D è molto più precisa che in 2D: come si può vedere AdobeRGB (in trasparenza)
è più ampio di sRGB (in colore pieno), soprattutto nella zona dei verdi; da notare che anche nelle altre zone vengono
evidenziate differenze difficilmente apprezzabili con l'altro metodo.
Nel grafico la luminosità maggiore “L” è in alto, quella minore in basso e i due assi sono “a” e “b”
del sistema L*a*b*. Sul piano inferiore del grafico vediamo disegnato il profilo dei colori saturi, che evidenzia
le differenze di saturazione massima raggiungibile.
Va sempre considerato che fra spazio colore e profilo colore non vi è una differenza sostanziale, essendo entrambi rappresentazione del gamut: lo spazio colore è costruito a priori, mentre il profilo rappresenta una particolare periferica nelle precise condizioni d'uso in cui viene eseguita la profilatura.
Prendiamo ad esempio uno scatto in JPEG con la fotocamera: scegliendo lo spazio colore sRGB o AdobeRGB, si “forza” la macchina a riprodurre i colori del soggetto all'interno dello spazio colore impostato, indipendentemente dalla luce che illumina il soggetto (detta “illuminante”); viceversa realizzando un profilo colore si caratterizza quella particolare fotocamera in rapporto a quell'illuminante. Cambiando quest'ultimo il profilo va rifatto, pena ottenere colori non corretti.
Per un approfondimento sulla gestione del colore si vedano i precedenti eXperience: Gestione colore e Nikon Capture NX, Sviluppo RAW/NEF e conversione colore con Capture NX dell'autore, Profili Adobe Camera Raw per Nikon di Massimo Novi, Garantire la coerenza dei colori delle stampe di Mauro Fratus.
Ecco il confronto in 2D degli spazi colore di cui si parla in questo eXperience, dal più piccolo al più esteso:
sRGB, AdobeRGB (1998), Wide Gamut RGB e Pro Photo RGB.
Confronto in 3D fra i quattro spazi colore del grafico precedente, da cui si vede molto bene come Pro Photo RGB
sia molto esteso nella regione del blu e Wide Gamut RGB in quella del viola.
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