Modena e Bard, Walter Chappell e Magnum Contact Sheets
Fino al 2 febbraio gli spazi espositivi dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena ospitano Walter Chappell, Eternal Impermanence una retrospettiva dedicata al fotografo americano - in anteprima mondiale - fra i protagonisti più controversi della fotografia americana del XX secolo, la cui opera intensamente provocatoria così come la sua vita (1925‐2000) è rimasta celata a lungo. Un’ampia ricognizione (prodotta da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, a cura di Filippo Maggia), fatta di oltre 150 fotografie vintage, realizzate tra gli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta, e la maquette originale di World of Flesh, libro rifiutato da vari editori americani - e dunque mai pubblicato - perché ritenuto all’epoca troppo esplicito nella sua celebrazione della vita e della natura.
Stan Tomita, Ritratto di Walter Chappell - Oahu, Hawaii, 1977 © Stan Tomita
Il pensiero e la visione del mondo di Chappell muovono dalle ricerche spirituali e intimiste sviluppate tra gli anni Cinquanta e Settanta da artisti come Minor White, di cui Chappell fu allievo, e Paul Caponigro, per poi approdare a un territorio personalissimo, in cui la fotografia diventa la narrazione di un’esperienza di vita a stretto contatto con la natura e il mondo, intesi come campo d’azione e specialmente d’interazione. Prototipo dell’artista hippie, Chappell ha sempre rifiutato il concetto di arte come business, tenendosi lontano da gallerie e circuiti commerciali. Ha condotto un’esistenza appartata, bohèmien e primitiva, all’insegna della celebrazione dell’amore come energia che regola il cosmo e della vita come flusso ciclico.
Walter Chappell, Nancy in Pool, 1962 - Stampa ai sali d'argento - © The Estate of Walter Chappell
La carriera di Chappell nel campo della fotografia d’arte prende avvio dall’intuizione di una realtà più profonda combinata con una tecnica fotografica estremamente precisa, che culmina in ciò che lui stesso definisce camera vision. Spirito curioso e anticipatore dei tempi, Chappell ha fotografato numerosi soggetti, ma a stimolare più di ogni altra cosa la sua visione interiore è stata la natura evocativa del corpo umano, spesso in associazione alle forme del paesaggio e della vegetazione. Proseguendo nella sua ricerca, Chappell ha cercato di comprendere l’origine del flusso creativo, di quell’energia che scorre attraverso le cose e le collega come un filo sottile, dando loro senso. Parallelamente, i suoi soggetti fotografici divengono sempre più connessi fra loro e meno differenziati.
Walter Chappell, Laurel Grove and Limbs, 1974 - Stampa ai sali d'argento - © The Estate of Walter Chappell
Le scoperte di Chappell possono esprimersi in un autoritratto riflesso sul vetro di una finestra o negli infiniti riflessi della luce che danza sulla superficie dell’acqua, nella carne palpitante del ventre di una donna che partorisce una nuova vita, o, ancora, nei movimenti aggraziati della terra erosa dal tempo. Benché le sue radici affondino nella tradizione degli equivalenti di Stieglitz, molti considerano Chappell un pioniere al di fuori di ogni convenzione, creatore di una visione unica del paesaggio naturale, quel mondo che per tutta la vita ha amato fotografare e abitare. L’oggetto principale dei suoi interessi, nella vita come nell’arte, è stato il rapporto fra realtà e creazione, insieme al desiderio di esprimere efficacemente l’essenza di questi fondamenti filosofici attraverso il mezzo fotografico.
Walter Chappell, Bleeding Heart, 1976 - Stampa ai sali d'argento - © The Estate of Walter Chappell
Parallelamente alla mostra-retrospettiva di Walter Chappell - che è accompagnata da un catalogo edito da Skira che edita anche la lunga intervista a Chappell realizzata dal figlio Aryan - fino al 13 ottobre l’ex ospedale Sant’Agostino di Modena ospita la rassegna di lavori video‐fotografici di nove studenti del master sull’immagine contemporanea di Fondazione Fotografia Modena: Principianti. Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? In occasione del Festivalfilosofia, quest’anno dedicato al tema amare, gli autori in mostra - Sara Cavallini, Tiziano Rossano Mainieri, Francesco Mammarella, Silvia Mangosio, Luca Monaco, Paola Pasquaretta, Eleonora Quadri, Cristina Serra, Valentina Sommariva - hanno prodotto una serie di esercizi visivi che esplorano le diverse definizioni del sentimento amoroso, senza mai giungere a una soluzione univoca e definitiva.
Man and Dog. Portofino, Italy, 1936. Contact Sheet © Herbert List/Magnum Photos
A oltre dieci anni di distanza dall’ultima grande mostra realizzata da Magnum in Italia, il Forte di Bard, bastione alle porte della Valle d’Aosta, presenta fino al 10 novembre Magnum Contact Sheets, una collettiva straordinaria sul provino a contatto quale riferimento per l’esplorazione del processo creativo alla base di alcune delle più famose icone fotografiche al mondo: un viaggio lungo oltre settanta anni di storia della fotografia, attraverso scatti indimenticabili come lo sbarco in Normandia di Robert Capa, il 1968 a Parigi di Bruno Barbeye l’11 settembre di Thomas Hoepker, ritratti di uomini politici, attori, artisti e musicisti come Che Guevara e Malcolm X sino aiBeatles. Le opere sono accompagnate anche da articoli, libri e riviste vintage e in copia originale, sui quali sono state per la prima volta pubblicate queste immagini.
Eiffel Tower Painter. Paris, France, 1953. Contact Sheet © Marc Riboud/Magnum Photos
Spesso paragonato al taccuino da disegno per l’artista, il provino a contatto - planche contacte e contact sheet in francese e inglese - è il primo modo di vedere ciò che l’occhio del fotografo ha catturato e dà la sensazione di camminargli a fianco e di vedere attraverso i suoi occhi. Con lo sviluppo delle tecnologie digitali e il loro enorme impatto sulla produzione fotografica, questo viaggio attraverso il processo di editing nella fotografia analogica intende investigare e celebrare un processo che ormai appartiene alla storia. Vuole essere un epitaffio, per usare le parole di Martin Parr. Nonostante ciò il tema della scelta dell’immagine resta centrale anche nell’era del digitale che viene anch’essa esplorata attraverso video-testimonianze con riferimento ai processi di scelta dell’immagine dei principali fotografi Magnum contemporanei.
Walter Chappell, The Offering, 1978 - Stampa ai sali d'argento - © The Estate of Walter Chappell
Chi è Walter Chappell
Nato nel 1925 a Portland, nell’Oregon, Chappell studia architettura, pianoforte e composizione musicale. Nel 1942, durante un’escursione sciistica sul Mount St. Helens, nello stato di Washington, conosce Minor White con il quale stringe una profonda amicizia e avvia un rapporto creativo destinato a durare tutta la vita. Nel 1957 si stabilisce a Rochester, New York, dove studia tecniche di stampa sotto la guida di White e poi accetta l’incarico di curatore presso la George Eastman House con Beaumont Newhall. Collabora poi con la rivista “Aperture”, importante pubblicazione di fotografia artistica diretta da White, sia in qualità di fotografo sia di autore. La rivista si propone di sostenere una nuova cultura fotografica che si sviluppi come forma artistica tout‐court e non sia a servizio di scopi commerciali o documentativi. Nel 1962, insieme ad altri importanti artisti di New York, tra i quali Paul Caponigro, fonda la Association of Heliographers di cui mantiene la direzione fino al 1965. Nel 1963 si trasferisce in California, dove gli viene commissionata una serie di ritratti a Sharon Tate, Elizabeth Taylor e Richard Burton. Questo lavoro segna una svolta nella sua ricerca, da quel momento in poi sempre più attratta dal corpo umano e dalla sua corrispondenza con le forme della natura.Trascorre lunghi periodi nella West Coast (Los Angeles, Big Sur, San Francisco), nelle isole Hawaii e nel New Mexico, dove si stabilisce nel 1980. Dal suo studio in quella terra incantata continua a organizzare conferenze e workshop, a fare mostre, a viaggiare e compiere spedizioni fotografiche. Nei primi anni ’70 intraprende una lunga sperimentazione con la fotografia elettronica, fotografando piante attraverso una speciale tecnica ad alto voltaggio. Il lavoro verrà presentato nel portfolio “Metaflora” nel 1980. Proseguendo su questo filone stilistico, Chappell continua a dedicarsi alla fotografia, concentrandosi sulle forme naturali e del corpo umano, curando workshop fotografici di nudo in natura. Durante i circa quarantacinque anni di carriera ottiene per tre volte il “Photographer’s Fellowship” del National Endowment for the Arts. Nel 1999 il governatorato del New Mexico gli conferisce il prestigioso premio per l’eccellenza nelle arti. Le opere di Walter Chappell sono incluse in numerose importanti collezioni: the Museum of Modern Art (New York); the International Museum of Photography at George Eastman House (Rochester, New York); Library of Congress (Washington); Museum of Art, Stanford University (Palo Alto, California); Metro Goldwyn Mayer Studio (Culver City, California).