Riccardo Improta
Considero il fotografare un atto del tutto intimo e rivelatore. Personalmente, prima di esso era il caos. Mi spiego. Da che mi ricordi, in principio mi ritrovavo spesso a contemplare il paesaggio che mi si palesava improvvisamente davanti. Non c'era alcuna mia consapevolezza in tutto ciò. Io non sapevo cosa succedeva, cos'era che attivava in me questa intensissima modalità percettiva, che perdurava per pochi, eterni attimi. Capitava da sé, mi emozionava, non stavo lì a chiedermi più di tanto il perché. E così è andata avanti per un bel po'. La fotografia è comparsa nella mia vita presto, grazie a favorevoli condizioni ambientali/familiari. All'inizio ero principalmente affascinato dallo strumento. C'è poco da dire: una macchina fotografica è anche un bell'oggetto. Ci prendevo confidenza, mi appagavo, scattando più che altro foto-ricordo, un po' come tutti gli adolescenti. Poi un giorno, casualmente, fotografia e paesaggio fecero conoscenza. Non mi aspettavo chissà cosa dalla prima foto che scattai, ma davo per scontato che guardandola avrei rivissuto le emozioni provate nella realtà. E invece no, non andò così, neanche un po'. Perché? Questa è stata per me la madre di tutte le domande. A oggi, sintetizzando decenni di vicende e situazioni da essa scaturite, sento di poter affermare che la fotografia, tra le altre cose, mi ha dato modo di conoscere approfonditamente me stesso e cosa guardo e come sento.
White Sands National Monument - New Mexico. USA
La fotografia di paesaggio dunque. Insieme al ritratto il genere fotografico probabilmente più comune per chi inizia a rapportarsi col mondo dell'immagine. Solitamente, quando si è affascinati da qualcosa se ne vuole sapere di più. Immagino quindi che un po' tutti gli appassionati si siano riempiti occhi e anima ammirando il lavoro dei grandi autori che ne hanno fatto la storia. Osservando, approfondendo, è possibile apprezzare anche l'evoluzione che la fotografia di paesaggio ha avuto nel tempo. Tra l'altro, l'attuale tecnologia permette di informarsi comodamente da ovunque e la fruibilità dell'informazione a tempi e costi zero è cosa di cui l'umanità può vantarsi. Attenzione però: le immagini web non sono delle fotografie, bensì una sorta di anteprime che danno l'idea di una foto e nulla più. Una foto è una stampa, che esiste fisicamente a prescindere e che detiene tutte le informazioni che l'autore ha voluto metterci. Una foto non è un file digitale tradotto a monitor da un browser web. Doverosa precisazione. Ammirando quindi il lavoro dei grandi autori, meglio se delle stampe, emerge facilmente un fattore di fondamentale importanza: quelle immagini ci trasmettono, attivano i nostri sensi, ci restituiscono emozioni.
Seljalandfoss - Iceland
La fotografia di paesaggio vuole raccontare luoghi e momenti, annullando la distanza dell'osservatore dagli scenari ritratti. È l'arte di saper far immedesimare chi la guarda al suo interno, di restituire sensazioni non solo visive. È libera interpretazione della realtà ed esaltazione di quanto visto e sentito. È amare la natura, evidenziarne il profondo respiro, cantarne la magnificenza. È plasmare lo spazio e fissare il tempo. È ricondurre l'uomo alla sua unica, vera e reale condizione di essere compartecipe al miracolo della vita. Ultimamente è diventata anche necessaria testimonianza del pianeta, viste le azioni delle quali l'umanità non può certo vantarsi. Del testimoniare me ne occupo attivamente da qualche tempo.
Lower Antelope Canyon - Arizona. USA
Come si fa una fotografia di paesaggio? È indubbio che serva un corredo fotografico e su questo argomento si potrebbe dissertare per ore. Il genere è spiccatamente tecnico, ma questo non vuol dire che non si possano fare buone foto anche con il telefono. Vero è che, trattandosi di straight photography, un corredo più versatile consente una più estesa capacità interpretativa. Nel contesto si inserisce anche la rivoluzione digitale, che ha introdotto una modalità del tutto nuova di realizzare immagini. Lo sa bene chi, come me, viene dalla fotografia chimica o argentique, per dirla alla francese (trovo il termine “analogica” davvero degradante). In pellicola scattare rappresenta un atto conclusivo, riassume. In digitale scattare significa piuttosto dare inizio al lavoro; il flusso digitale ha convogliato tutti noi verso un'inaspettata e dura routine. Il lavoro di fotografo è radicalmente cambiato. Va comunque detto che la qualità ottenibile in digitale è indiscutibile. Personalmente mi piace concedermi ancora qualche lavoro in pellicola. A volte penso sia follia ma, quando mi confido con qualche amico-collega, vengo messo in guardia circa la malaugurata ipotesi di desistere. Sarà nostalgia di tempi in cui un computer lo usavamo per altre cose.
British Virgin islands
Tornando agli strumenti, direi che l'importante è fare, con quel di cui si dispone. Un corpo macchina accettabile, un paio di ottiche, un cavalletto, uno scatto flessibile e qualche scheda di memoria sono un'ottima base di partenza. Volendo espandere il corredo, le possibilità sono davvero illimitate. Ci sono strumenti utili, altri utilizzabili, altri superflui. Avendo il necessario a disposizione, non resta che fotografare. Spesso mi viene chiesto di suggerire un approccio valido alla fotografia di paesaggio. Io ne conosco uno solo: avere passione, infinita. Direi che il motore di tutto è proprio lì dentro, nell'incontenibile esigenza di avere contatto col paesaggio, sentirlo, interpretarlo, tradurlo, fotografarlo, condividerlo. Una volta che sei dentro a tutto questo, la casualità dell'occasione per scattare comincia ad andarti stretta, il paesaggio te lo vai a cercare.
Monument Valley - Arizona. USA
Si parlava del web e delle sue potenzialità. Oggi andarsi a cercare posti nuovi da fotografare è incredibilmente semplice, basti pensare ad esempio alla consultazione delle mappe virtuali. Ci sono tante modalità oltre questa, tutte valide. Di certo informarsi bene non è mai tempo buttato. Ci tengo a dire che non è assolutamente vero che i luoghi adatti a fare buone foto di paesaggio sono tutti maledettamente lontani. Imparando a guardare, i luoghi spunteranno ovunque. Una volta individuato, è il caso di interrogarsi su cosa ci affascina del posto in cui ci troviamo. Mentre lo facciamo, guardiamoci intorno a 360 gradi. A volte non riusciamo a trovare qualcosa, ma è proprio dietro di noi. È molto importante chiedersi cosa ci piace. Ci aiuta stabilire una connessione con il paesaggio, ci fa inserire mentalmente nel contesto, caratterizzerà definitivamente la foto che stiamo per fare. Passiamo quindi a cercare un'inquadratura, a pre-visualizzare. Sono momenti intensi: cominciamo a guardare, a osservare quel che prima ci limitavamo a vedere. Ci accorgiamo di far caso a molte più cose. Siamo finalmente ben sensibilizzati. Trovata l'inquadratura, possiamo raffinarla. A volte questa tanto ricercata ipersensibilità visiva, che ci rivela più di quanto inizialmente notavamo, può complicare la composizione. A volte va a finire che in un'immagine ci infiliamo dentro di tutto, perdendo completamente l'idea di partenza. In due parole: non sempre perseguire un maggior ordine di complessità corrisponde a ottenere un risultato migliore. Guardando le opere dei maestri si nota come spesso, ma non per questo sempre, le idee semplici sono quelle vincenti.
La Digue - Seychelles islands
Ci sono varie modalità di guardare attraverso il mirino della macchina, o in modalità live-view, e sono tutte a vantaggio di una realizzazione più efficace. Si può cercare il giusto fuoco, l'opportuna profondità di campo nitido. È possibile controllare i bordi per evitare che entrino in campo elementi non voluti. Si può fare anche altro. Si può, ad esempio, astrarre l'impianto compositivo dell'immagine, osservarne il disegno insomma. Aiuta. La percezione visiva risponde a determinati stimoli, torna pertanto utile controllarne il flusso. Per lo stesso motivo, si può mappare quante e quali porzioni della futura immagine sono chiare o scure ed esaminare che altro disegno ne fuoriesce e quindi valutarlo.
Tassili N’Ajjer - Algeria
Appare quindi evidente come, all'infuori di apprezzabilissimi gesti istintivi di ripresa d'impatto, si lavora senza fretta, con la dovuta pazienza. Ma attenzione a non impigrirsi. Ci troviamo nel posto giusto in attesa del momento giusto, ma nel frattempo possono verificarsi anche eventi irripetibili che possiamo, dobbiamo essere pronti a registrare. Parlo ovviamente delle condizioni meteo, del tempo. Trovo sbagliato andare a fotografare un luogo con una pre-esistente idea nella mente. L'idea dobbiamo farla scaturire dal contatto col luogo e dalle condizioni che troviamo. Certo, esistono anche momenti di “brutta luce”. Nel caso, non resta che saper aspettare. Ho realizzato buone immagini in cinque secondi, per altre ci sono voluti giorni. La determinazione è parte integrante del corredo. Con lo scopo di crescere fotograficamente, può essere molto formativo fotografare la stessa scena a orari diversi o con condizioni meteo differenti. Confrontare i risultati arricchisce molto, conferisce maggiore sensibilità alla luce. Crescere fotograficamente è un percorso senza traguardi. Non si finisce mai di imparare, di sorprendersi. Credo aiuti molto confrontarsi, visitare mostre, guardare e immedesimarsi nel lavoro degli altri, sfogliare libri di qualità, sviluppare un senso critico ed educarsi all'autocritica, senza che questo diventi un macigno sulle spalle. In fondo fotografiamo perché ci piace e non c'è modalità migliore che credere in se stessi nel farlo. E poi, che ci piaccia o no, siamo noi gli autori delle nostre foto e questo accade ogni volta che ne scattiamo una.
Lanzarote - Canary islands
Sorvolando su questioni attinenti a un corretto flusso digitale, efficiente, sicuro e di qualità, che ritengo esulino da questa contingenza, accennerei alla post-produzione. Solitamente in fotografia di paesaggio sono gli stessi autori che se ne occupano. Ci sono scuole di pensiero, correnti fotografiche, mode del momento. Esprimendo il mio parere, mi piace l'immagine di paesaggio che si mantiene aderente alla realtà di quando è stata scattata. Pertanto interventi tesi a valorizzare quel che già c'è e che corrisponde a quel particolare, irripetibile momento. Parliamo quindi in massima parte di controllo del contrasto, della nitidezza e del tono. Ma questo vuole essere solo il mio parere. Ognuno può e deve sentirsi libero di esprimersi come vuole, l'importante è che il prodotto finale funzioni, che comunichi.
Sahara desert - Libya
Scegliere di fare fotografia di paesaggio richiede tanta passione e abnegazione, curiosità, determinazione, disponibilità ad affrontare situazioni impegnative, capacità di adattamento. Nel tempo, nel viaggiare e nello scoprire il nuovo e il diverso, restituisce uno spiccato senso di se stessi e la preziosa consapevolezza del mondo e delle sue infinite declinazioni. Mi concedo un'esortazione finale, riallacciandomi a un precedente accenno e cioè che una fotografia in quanto tale è una stampa. Stampate le vostre migliori foto. È la giusta e doverosa conclusione di uno splendido processo creativo.
Praslin - Seychelles islands
Chi è
Diplomato all'Istituto Superiore di Fotografia di Roma, Riccardo Improta è attivo da anni nel panorama fotografico internazionale, con particolare propensione alla produzione di immagini landscape e travel che realizza sia su supporto digitale che su pellicola medio formato panoramico, curandone personalmente la post-produzione. Il suo progetto di ricerca sul paesaggio “WideWorld”, indirizzato a ritrarre le più spettacolari locations naturalistiche del pianeta, muove dalla volontà di sensibilizzare l'opinione pubblica alle ormai inderogabili tematiche ambientali. Ha esposto due personali a Roma sul suo stato dell'arte. Adora divulgare e lo fa con passione e soddisfazione da più di dieci anni. Collabora da sempre con la Scuola Romana di Fotografia, dove insegna teoria e tecnica fotografica a tutti i livelli e fotografia di paesaggio in una masterclass dedicata. Estende la sua consulenza didattica e divulgativa ad altre prestigiose realtà accademiche italiane e straniere. Con lo scopo di avvicinare la gente al paesaggio e ai suoi significati organizza personalmente workshop tematici in Italia e all'estero. È consulente scientifico per progetti di ricerca in materia di sensori digitali e di software di sviluppo RAW.