La mia storia con l'Africa è cominciata una quindicina d'anni fa. All'inizio un approccio timido, con un viaggio in auto attraverso il Marocco. Eppure quell'alba vista sulle dune rosse di Merzouga – solo un accenno di deserto, ma sufficiente – ripensandoci ha agito eccome. Da allora, ci sono stati il richiamo e la scoperta, il ritorno e la nostalgia per tutta l'Africa. L'incontro con i grandi deserti, dalla Tunisia alla Libia, dalla Mauritania all'Algeria. Poi, la discesa verso il sud, con i grandi parchi della Tanzania e dello Zambia, e le popolazioni nella valle del fiume Omo. Fino alla navigazione sul fiume Congo: una delle esperienze più intense della mia vita, dove ho sperimentato come certi stereotipi letterari, il Cuore di tenebra conradiano, si possano trasformare in una realtà molto più ricca e affascinante di qualunque narrazione.
© Mauro Querci - Senegal, nella cittadina di Matam
Mi rendo conto, mentre scrivo, di compilare un elenco geografico; quando invece il viaggiare in questa terra ha a che fare con le storie. Sono storie di gente e di luoghi in cui ci si imbatte per strada e che in genere aiutano a comprendere la propria; chiariscono la ragione del perché nasce e cresce l'amore per delle realtà apparentemente difficili, ostili. L'Africa a me parla, in modo generoso. Ecco la ragione di tanti ritorni. Quando ci vado, si manifesta e innesca un processo di straordinaria accumulazione che, al rientro in Italia, rilascia effetti beneficamente vitali.
© Mauro Querci - Mauritania, verso Nema
Anche nelle mie foto scattate in Africa c'è stata un' "evoluzione emotiva". All'inizio sono state poco più che cartoline. Con il passare degli anni, con il riuscire a fissare alcuni "momenti decisivi", credo che oggi gli scatti raccontino una storia. Certi paesaggi esprimono l'intensità che ho provato, quando li ho guardati. Così, non potrò mai scordare gli occhi di un giovane leopardo sorpreso mentre nuotava attraverso una laguna, nel parco Loango, in Gabon. L'essere indifeso in quel momento, in balia degli uomini che si avvicinavano in barca, sta tutto nello sguardo tra lo sbalordito, lo spaventato, ma anche l'incuriosito. Ho avuto la fortuna di coglierlo e mi piace pensare che sia un po' lo sguardo con cui si guarda l'Africa e con cui l'Africa guarda noi.
© Mauro Querci - Gabon, giovane leopardo
È dalla lunga storia che a questo punto definisco "d'amore" con Certe Afriche – perché credo che di questo luogo si possa parlare solo al plurale – adesso è nato un libro. Porta appunto il titolo Certe Afriche. Storia e geografie di un amore. Parla di natura, strade, fiumi, di uomini e istanti, di street art e feste millenarie, attraverso una decina di paesi del continente dove ho viaggiato. La forma del libro, è quelle che mi si addice di più: fotografie e testi di varia natura, dalle semplici didascalie a una personale prosa poetica. La diversità di accenti è quello che mi suggerisce l'Africa: a me riesce raccontarla così. Senz'altro, è uno dei luoghi che hanno fornito materia narrativa in assoluto. Io ho cercato di fermare, nelle immagini e con le parole, la passione e la forza che genera e trasmette.
© Mauro Querci - Acacia tortile nel Serengeti, Tanzania
Una volta concretizzato il privato progetto emotivo, ho pensato però che fosse anche giusto restituire all'Africa qualcosa per tutta la vitalità con cui mi ha arricchito. Ecco perciò che ho deciso di destinare ogni euro ricavato dal libro a un altro progetto, stavolta tangibile e urgente, a cui sta lavorando la onlus Cefa di Bologna (cefa.bo.it). Costruire degli orti e diffondere pratiche agricole in una zona – il Sud Sudan – tra le più disgraziate e potenzialmente prospera (possiede il petrolio) del continente. Uscito faticosamente da decenni di guerra civile, è un luogo che ha bisogno di tutto. È giusto che io faccia la mia piccola parte. L'edizione indipendente del volume (si può comprare per 25 euro contattando la mail: mauro.querci@alice.it) si sta diffondendo tra appassionati dell'Africa o che casualmente incrocia gli occhi del giovane leopardo (sì: è finito sulla copertina) e s'incuriosisce di questo viaggio.
© Mauro Querci - Addis Abeba, architettura coloniale
La più grande soddisfazione l'ho avuta però quando un membro del Cefa mi ha spedito alcune foto, tornando dalla sua missione in Sud Sudan. Si vedono alcuni ragazzi dinka – la popolazione locale di pastori e allevatori – che sfogliano una copia del libro, meravigliandosi per etnie, luoghi, animali dell'Africa che non hanno mai visto. È bello che Certe Afriche sia tornato a casa.
L'Africa è dove non pensavi mai d'arrivare.
L'Africa è tutte le partenze che fanno paura.
L'Africa è quello sguardo fiero di donna, che non riesci a guardare.
L'Africa è il grande fiume che, curva dopo curva,
sembra poterti portare più lontano.
E nella memoria resta fermo,
ma non è l'inferno
L'Africa è l'appuntamento dove c'è soltanto il nulla.
L'Africa è la roccia più bella del mondo, in mezzo al deserto.
L'Africa scivola via ed è fotografia.
L'Africa è la stanza in penombra, una vecchia sedia contro una parete verde,
mentre fuori c'è incendio del sole.
L'Africa è camminare senza fine lungo una pista, lungo un pezzo d'asfalto,
lungo la sponda di fango, lungo il sentiero d'erba lasciato dagli elefanti.
L'Africa è la donna affacciata alla finestra di una casa che non ha più pareti.
L'Africa è sedersi in circolo e parlare, parlare, parlare.
L'Africa è dentro la foresta trovare la morte di un bambino.
L'Africa è il muro che taglia l'azzurro e, oltre, c'è sabbia fino all'orizzonte e più in là.
L'Africa è il grido nel mercato.
L'Africa ti tocca la mano, ti tocca addosso, non ti dà scampo.
L'Africa è il tuo incanto.
L'Africa è seguire qualcuno che ne sa sempre più di te.
L'Africa è fermarsi sul pontile e, da lontano,
dal mare, vedere arrivare le barche colorate come arcobaleno.
L'Africa è il vento teso dell'Atlantico in faccia.
L'Africa è sonno sulla terra.
L'Africa è guerra d'istinto.
L'Africa è il pianto che finalmente ti sale agli occhi.
L'Africa è un albero così largo e indifferente,
splendidamente a cavallo di terra e cielo.
L'Africa è stelo
e corolla di un fiore.
L'Africa è vedere tutto dalla cima di un granello di sabbia.
L'Africa è un pensiero vuoto che piano si riempie.
L'Africa è richiamo degli assenti,
di chi l'Africa l'ha solo sentita raccontare.
L'Africa è verde e ocra, è azzurro e nero.
L'Africa è la piantagione abbandonata dal padrone
e riconquistata da chi era schiavo.
L'Africa è un passo dopo l'altro che sale e che affonda.
L'Africa è nell'onda che fa impennare
le barche che tornano da pescare.
L'Africa è una pila di carbone o di sapone, su un telo.
L'Africa è la notte e l'alba che vedi arrivare.
L'Africa è delle meraviglie di un cane sanbernardo all'Equatore.
L'Africa è della follia e del caldo che ti addormenta
e nel sonno ti tormenta.
L'Africa è l'incontro che non aspettavi.
L'Africa è acqua dappertutto, o asciutto anche quando piove.
L'Africa è battere di piedi nella polvere, al ritmo di ferro delle cavigliere.
L'Africa è gli occhi di ghepardo
che guardano nell'erba gialla.
E io nell'Africa ardo.
L'Africa è una falla nel cuore.
L'Africa è attesa alla stazione, ai bordi della strada,
al molo del traghetto, che non è ancora partito e non partirà.
L'Africa è l'ultima luce del giorno, e ancora sei in viaggio,
senza mai arrivare.
L'Africa è tetto o è terra nuda.
L'Africa è cruda o è madre che attraversa lo spiazzo di polvere.
L'Africa è febbre che ti dà sonno mentre la strada continua.
L'Africa è saluto di bambini dall'altra riva.
L'Africa è viva.
L'Africa è poche cose, ma che ti servono tutte.
L'Africa è il ragazzo nero e bellissimo che parla accanto agli altri,
addosso diademi, bandoliere, decorazioni di guerra e poi, lo riguardi,
sta dritto ma gli manca un piede.
L'Africa è il secchio azzurro, con dentro i pesci gialli e misteriosi.
L'Africa è acacia nera contro tramonto rosso.
L'Africa è il conto che dopo, alla fine, ti chiede.
L'Africa ti tiene dentro.
L'Africa è che prima di andarci hai paura.
L'Africa è scura ed è silenzio,
è sgomento e turbamento.
L'Africa è attraversare, ballando, il fuoco.
L'Africa ci sei per poco, ci sei per gioco,
ma poi ti resta per una vita.
L'Africa è andata e ritorno,
è il buongiorno che auguri a te e al mondo.
L'Africa è stecco d'albero sopra la duna.
L'Africa è poca fortuna e molta fatica.
L'Africa è corsa di bambini sulla pianura vuota.
L'Africa è distesi a guardare l'infinito.
L'Africa è che ci pensi e la senti.
Qui, ora, sempre.
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© Mauro Querci - Mauro Querci sul fiume Congo
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