Da dieci anni, Epson realizza un calendario d'autore, dedicato ogni anno a un grande fotografo italiano le cui foto vengono stampate e incollate manualmente sulle pagine dei singoli mesi. Calendari da collezione. Nel 2001 Giorgio Lotti ("Luce, Colore, Emozione"), nel 2002 Franco Fontana ("Paesaggio immaginario"), nel 2003 Mario De Biasi ("Immagini che contano"), nel 2004 Giovanni Gastel ("La realtà immaginata"), nel 2005 Mimmo Jodice ("Mare"), nel 2006 Ferdinando Scianna ("Allo specchio"), nel 2007 Gian Paolo Barbieri ("Eleganza naturale"), nel 2008 Gianni Berengo Gardin ("Poesie italiane"), nel 2009 Massimo Vitali ("Paesaggi umani"), nel 2010 Vittorio Storaro ("Scrivere con la luce").
La mostra Tempo di Epson (Triennale di Milano, dal 24 novembre al 6 dicembre) celebra i grandi fotografi italiani che hanno firmato i suoi calendari, nella speciale ricorrenza del decimo anno. La mostra è accompagnata da un catalogo. Di seguito, riportiamo il testo, scritto per l'occasione, di Roberta Valtorta, direttrice del Museo della Fotografia di Cinisello Balsamo.
Calendario Epson 2010, copertina © Vittorio Storaro
«Epson ha dato avvio alla collana dei suoi calendari nel 2001, esattamente all'inizio del terzo millennio. Ha inaugurato e sta percorrendo un tempo nuovo, tempo che procede con ritmo accelerato insieme alla tecnologia della quale l'azienda è produttrice viva e attenta. E lo dimostra scegliendo lo strumento solido e antico del calendario con figure: fogli di carta sui quali l'abituale ripetersi dei giorni, delle settimane, dei mesi, si offre attraverso immagini meravigliose affinché il tempo sia misurato nel suo trascorrere, certo, ma anche offerto ai nostri occhi mitigato dalla consolazione della bellezza. Ciò che il calendario va infatti cercando spesso è proprio la bellezza. E nella congiunzione tempo-bellezza si gioca quel qualcosa di ormai mitico che il calendario possiede. Il calendario inizia e finisce, alla fine dell'anno la sua funzione ha termine: ma la bellezza e la straordinarietà delle sue immagini combattono con questa fine e mirano a fare di esso un oggetto di culto, da conservare oltre il tempo stabilito.
Nati per mostrare giorno per giorno la qualità tecnica della visione tecnologica ("exceed your vision" è la frase che accompagna il marchio dell'azienda), i calendari Epson, uno dopo l'altro, compongono una sorta di abbecedario dei codici fondamentali della fotografia che si sono con certezza definiti e consolidati nell'ultimo quarto del Novecento. E che Epson sembra voler consegnare al Duemila. Questo libro, che ne riunisce dieci, assume dunque oggi la funzione quasi didattica di un variopinto sussidiario da consultare per imparare molti tipi di fotografia sorretti da alcune idee fondamentali, che spesso sono evidenziate nei titoli stessi che i diversi autori hanno voluto dare ai loro lavori fotografici.
Calendario Epson 2010, copertina © Vittorio Storaro
Giorgio Lotti, nel calendario 2001, compone due parole tipiche della fotografia – luce, colore – con una parola della sensibilità umana – emozioni. Interpreta un traguardo al quale la fotografia ha a lungo puntato nel tentativo di non essere più, e non essere soltanto, registrazione delle figure del mondo: quello di offrire percorsi immaginari a partire dal reale visibile. La luce, elemento generatore dell'immagine fotografica, e il colore, sogno della fotografia dell'Ottocento e conquista del Novecento modernista, possono agire plasmando porzioni di paesaggio naturale fortemente ritagliate dalla scena reale. In una direzione vicina al sogno di Lotti si muove Franco Fontana con il calendario 2002, che propone Paesaggi immaginari tra terra e cielo: sono le astrazioni per le quali la fotografia di Fontana è diventata assai popolare a livello internazionale, rafforzate in senso visionario da marcati interventi digitali. Si ripropone dunque la classica bipolarità realtà-finzione, documento-immaginazione che ha segnato la fotografia fin dalle sue origini e che solo di recente si è serenamente ricomposta. Il meccanismo di astrazione dalla realtà reale assume per Fontana un aspetto ludico che ci piace pensare generi sorpresa nell'autore prima ancora che nell'osservatore.
Anche Mario De Biasi, maestro del reportage italiano, sceglie la chiave del gioco congegnando il calendario Epson 2003 intorno al titolo ironico Immagini che contano e costruendo un insieme di situazioni aritmetico-visive perfette per il sussidiario che si diceva. Ricordo infantile, gioco di parole, raccolta di figurine, il suo calendario potrebbe spingersi oltre i dodici mesi, in una infinita elencazione e misurazione del mondo che, sappiamo, è tutto governato dai numeri. Ancora su un piano ludico si muove Giovanni Gastel, da molti anni noto per aver utilizzato in senso creativo la figura retorica della personificazione per animare oggetti e parti del corpo umano secondo un gusto surreale-pop. Il suo calendario, quello del 2004, composto di figure nettamente delineate e riportate a forti sintesi formali, ha un aspetto colorato e divertente, e anche in questo caso l'autore ricorre all'espressione Realtà immaginata, ancora una volta a sottolineare una presa di distanza dalla quotidianità e dalla fotografia intesa come documento.
Calendario Epson 2010, maggio © Vittorio Storaro
Mimmo Jodice sceglie di presentare alcune fotografie dedicate al Mare, uno dei temi più intensamente frequentati all'interno della sua opera. Gli spazi del cielo e delle acque, affrontati con il suo tipico bianco e nero carico di bagliori metafisici e scure profondità, sintetizzano simbolicamente il paesaggio stesso, la natura essenziale alla quale fare ritorno per trovare il silenzio e il vuoto. Sparsi oggetti indicano la presenza dell'uomo. Ferdinando Scianna costruisce racconti e letture attraverso la presenza di specchi e tipi diversi di rispecchiamenti nelle immagini, inquadrature dentro l'inquadratura che ripetutamente gettano una realtà dentro l'altra. Il meccanismo è quello del disvelamento della complessità del reale, tipico del surrealismo che costituisce il sostrato culturale del reportage storico stesso, corrente della fotografia della quale il fotografo siciliano è un raffinato esponente.
Un calendario invece diverso è quello del 2007 realizzato da Gian Paolo Barbieri e intitolato Eleganza naturale. La bellezza degli elementi della natura, soprattutto fiori, ma anche animali del mare, viene riletta e riproposta attraverso una sorta di pittoricismo fotografico: natura ed eleganza sono esaltate e tenute unite dalla fotografia, strumento qui dichiaratamente "creativo". Le Poesie italiane che compongono il calendario realizzato nel 2008 da Gianni Berengo Gardin sono delicati paesaggi geometrizzati, con presenza di piccole figure umane. Le immagini seguono le stagioni e restituiscono un clima di semplicità e familiarità che rimanda a un paese che non c'è più, un paese delicato e poetico, a tratti malinconico, che Berengo preleva dal suo archivio e offre in dono.
Calendario Epson 2010, luglio © Vittorio Storaro
Al contrario, i Paesaggi umani di Massimo Vitali ci mettono immediatamente a contatto con la società di massa di cui facciamo parte. Spiagge, campi da sci, piazze, giardini invasi da quantità di persone che diventano figurine colorate che non solo abitano il paesaggio ma lo costituiscono. Un calendario della contemporaneità che non ricerca, diversamente dagli altri, immaginari diversi dal reale quotidiano, ma assume questo come soggetto della ricerca artistica stessa. E infine nuovamente un tuffo nell'immaginario è l'ultimo calendario, quello del 2010 realizzato da Vittorio Storaro. Il fotografo fa ricorso all'etimologia stessa della parola fotografia, Scrivere con la luce, e costruisce dodici immagini complesse, prelevate da altrettanti film destinati all'utilizzo televisivo e concepite in doppia impressione. Doppie visioni, figure e architetture, volti, spazi, dimensioni diverse si sovrappongono con evidenti effetti di tipo onirico.
Tutti questi diversi tipi di fotografia che la collana dei dieci calendari presenta sono accomunati da un motivo molto forte e preciso: essi non puntano a indagini sulla realtà (fatta eccezione per il lavoro di Massimo Vitali, allineato a uno stile "documentarista" e tuttavia riferito a scenari in qualche modo a loro volta straordinari), ma alla rappresentazione di mondi altri, che si legano a possibili immaginari, al gioco, a una certa leggerezza, al colore, all'astrazione, e assumono spesso i codici della poesia, della pittura, dell'illustrazione o della grafica: nella migliore e più consolidata tradizione del calendario. Il tempo di Epson dunque è il tempo del sogno, il tempo della pura immagine, della visione stessa. Il prossimo decennio attende ora Epson. Il tempo sarà sempre più accelerato, l'immagine in continua trasformazione, sempre più profondamente plasmata dalla tecnologia. Epson è un'azienda in movimento, attendiamo impazienti di scoprire quali inediti immaginari artistici saprà proporci per misurare il tempo futuro».
Calendario Epson 2010 © Vittorio Storaro
Anche Grazia Neri, fondatrice della storica agenzia fotografica, ha scritto un testo per l'occasione: «Il primo calendario che ricordo era un calendario con disegni di animali del sottobosco. I disegni erano in bianco e nero e cercavano di riprodurre al meglio gli animali. Mi ero innamorata della lepre e mio padre sosteneva che essa era mal riprodotta e che sembrava un coniglio. Era il 1940. Ricordo poi i calendari dell'Avvento, ma fermo nella mia mente è il calendario olandese da noi chiamato calendario da cucina, usato da mia madre e che poi ha imperato in tutte le mie abitazioni e al quale rivolgo uno sguardo praticamente ogni prima colazione. Ma quanti altri calendari hanno affollato la mia mente nel corso della mia vita lavorativa! Nei primi anni dell'agenzia si vendevano i panorami delle città stile cartolina, i fiori e gli animali. Foto iperrealiste, forse noiose, ma la gente sognava di vedere il mondo e fiori e animali allietavano cucine semplici. A seguire, attori celebri (fotografie che le agenzie non potevano distribuire perché occorreva pagare i diritti agli attori fotografati: John Travolta in Saturday Night Fever era il più richiesto insieme a Marilyn Monroe). Nasceva il calendario Pirelli.
La conoscenza di Robert Kirschenbaum, creatore e direttore dell'agenzia Pacific Press a Tokyo, mi svelò negli anni 60 un nuovo panorama, inedito per me, nel mondo dei calendari. I giapponesi acquistavano almeno 5 o 6 calendari ogni anno e in ogni stanza c'erano almeno 3 calendari appesi (ho potuto vedere nelle fotografie di alcune abitazioni dell'epoca come la cosa corrispondesse a verità), ma soprattutto i giapponesi volevano fotografie artistiche e i prezzi pagati ai fotografi celebri dell'epoca, da Ernst Haas ai fotografi della Magnum, erano considerevoli. Quando Robert mi mostrò i calendari che produceva e che portava a Francoforte alla Buchmesse compresi quali potenzialità un calendario poteva offrire alla carriera di un fotografo. Erano oggetti meravigliosi da tenere per sempre alle pareti. A New York vidi poi in vendita all'ICP e in altre sedi della fotografia calendari mitici. Tra questi ricordo un calendario di Lee Friedlander su New York che mi incantò e che non comperai dato le misure troppo grandi per non sciuparlo nel viaggio.
Calendario Epson 2010, novembre © Vittorio Storaro
Dagli anni 80 i calendari diventarono popolari, oggetto di regalo per le industrie, allegati ai giornali, venduti nelle edicole e i contenuti sempre più stupefacenti (dalle attrici nude ai calciatori, dal calendario del Grande Fratello a quello sui tatuaggi). Accanto ai calendari popolari crescevano i calendari artistici che valorizzavano i fotografi e creavano lavoro per i fotografi stessi. Calendari prodotti per le grandi industrie come oggetto di regalo. Calendari sofisticati venduti in particolari punti vendita con fotografie di artisti celebri. Insieme si è sviluppato il piccolo collezionismo di calendari celebri e con questo la parola "calendario fotografico" ha perso un po' il significato originario per diventare in realtà una raccolta di belle fotografie o in certi casi una raccolta di soggetti più o meno ambiti dal fruitore del calendario. Quindi un oggetto da tenere, da conservare, da appendere, da mostrare, da incorniciare. Oggetto di collezionismo per gli appassionati di fotografia. E un oggetto così prezioso deve avere alcune caratteristiche essenziali: un contenuto importante, un editing scrupoloso e creativo insieme e una confezione perfetta. Intesa come carta, stampa, grafica.
Tutto questo è nell'ormai celebre calendario Epson. L'idea concepita da Epson 10 anni fa di presentare autori italiani, celebri in tutto il mondo, con una selezione rappresentativa del loro lavoro ha reso il calendario Epson quell'"oggetto del desiderio" di cui parlavo prima. È bello per me vedere la "coda" dei presenti per la firma del fotografo sul calendario durante la bella e sofisticata serata alla Triennale quando il catalogo viene distribuito, alla presenza dei miti della fotografia italiana, e mi rallegra il cuore che in questa travagliata epoca di cambiamenti radicali nella fotografia professionale ci siano ancora occasioni per i fotografi e per il pubblico di valutare un oggetto prezioso e di assistere ancora una volta a quello che Stephen Shore definisce il miracolo dell'immagine fotografica "che trasforma un pezzo di carta in un'illusione seducente o in un momento di verità e bellezza". Nello scorrere i nomi dei 10 fotografi scelti da Epson è rassicurante e sorprendente vedere quanti talenti ci accompagnano con le loro fotografie e quanti tesori nascosti giacciono sicuramente nei loro archivi. Molti di questi fotografi sono carissimi amici e le loro scelte sono legate al nostro mondo, ai nostri sogni. Non posso che augurarmi che l'iniziativa Epson continui e che i tesori dei nostri fotografi siano sempre vivi e disponibili per essere mostrati al pubblico».
Calendario Epson 2010, dicembre © Vittorio Storaro