Amedeo Francesco Novelli, direttore di Foto Up e Witness Journal, racconta ai lettori di Sguardi la nascita e il futuro del primo mensile online italiano di fotogiornalismo.
«FotoUp e Witness Journal sono due progetti online nati fondamentalmente da una serie di analisi personali sviluppate nel corso della mia professione di giornalista e fotografo. Considerazioni innescate, da una parte dalla cosiddetta rivoluzione digitale, dall'altra dalla crisi del settore editoriale, con particolare riferimento alla fotografia e al fotogiornalismo. La diffusione capillare di internet e delle sue applicazioni stava avendo un effetto duplice sul mercato dell'informazione: mentre da un lato aggravava la crisi del mercato editoriale, dall'altra sembrava poter offrire la possibilità di lavorare su un nuovo media con un altissimo potenziale e, soprattutto, con prerogative e caratteristiche capaci di mandare all'aria l'intero sistema dell'informazione, almeno per come lo avevamo conosciuto fino a quel momento. Circoscrivendo l'analisi al solo mercato della fotografia, le possibilità offerte dal web di pari passo con il passaggio dalla pellicola al digitale, stava aprendo nuove prospettive ai fotografi, professionisti e non, ma anche a tutti gli operatori del mercato. Dopo un lungo periodo di quiescenza, improvvisamente un po' tutti sembravano attratti dalle nuove tecnologie fotografiche e, soprattutto, dalla semplificazione che ne derivava. Un ritorno di fiamma per la fotografia su scala planetaria che, come era facile prevedere avrebbe presto generato alcune conseguenze di cui servizi web come Flickr e iStock non sono che due degli esempi di maggior successo. Quasi una beffa agli occhi dei professionisti, che si ritrovavano sempre più stretti da una parte dalla crisi dell'editoria "classica" e dall'altra di un media, che per quanto interessante non garantiva loro alcuna certezza tanto meno in termini commerciali.
Witness Journal, nr. 19, Febbraio 2009
Di fronte a uno scenario così contraddittorio, fatto di difficoltà e nuove opportunità, ho cercato di trovare una sintesi che riuscisse per quanto possibile a coniugare le potenzialità offerte dal web con quelle proprie delle tecnologie digitali applicate alla fotografia con l'obiettivo di elaborare e proporre un nuovo modello di informazione. In sintesi è proprio da questo tipo di riflessioni e da questo contesto che prende forma Witness Journal, un magazine "aperto" e che ribalta di fatto il sistema piramidale proprio delle redazioni giornalistiche cui eravamo abituati. Un'impresa ambiziosa e difficile che a più di due anni di distanza dal suo inizio ha raggiunto molti dei suoi obiettivi, creando un bacino di autori in crescita costante al pari di quello dei suoi lettori. Un risultato che, è bene ricordarlo, è stato ottenuto lavorando sul progetto e sulla sua forza e non attraverso attività di promozione e marketing.
WJ Reportage, Alfredo Bini
Ventisei numeri, più di duecento reportage pubblicati, decine di interviste, spesso esclusive, con i più grandi nomi della fotografia italiana e internazionale sono il frutto del lavoro di redazione ma soprattutto del contributo di circa mille fotografi, professionisti e semplici appassionati, che hanno progressivamente scelto il nostro "palcoscenico" per presentare progetti e, soprattutto, per raccontare storie, piccole o grandi, usando soprattutto la forza delle immagini.
Witness Journal, nr. 11, Maggio 2008
In termini pratici e per capire come Witness Journal provi a dare anche al citizen journalism una dignità pari se non superiore alle altre forme di giornalismo, basti pensare che la redazione, diversamente da quanto accade per qualsiasi altro mensile "normale", non prepara una scaletta in base a una linea editoriale, ma seleziona ogni mese otto lavori tra tutti quelli presentati su un apposito forum in funzione del valore e dell'interesse dei servizi stessi. Quindi, si limita ad affiancare ciascun autore nella costruzione degli articoli o di eventuali approfondimenti relativi ai diversi temi affrontati di volta in volta. L'obiettivo ultimo è quello di fornire una serie di informazioni quanto più possibile oggettive e capaci di generare interesse e curiosità nei lettori affinché riescano a farsi (da soli!) un'opinione circa ogni storia trattata dal giornale.
WJ Stories, Giovanni Ricco
Se sul fronte della visibilità, della partecipazione e della diffusione, Witness Journal ha già vinto la sua scommessa, altrettanto non si può dire su quello commerciale. Il modello partecipativo proposto in tema di business (che prevede la ripartizione tra gli autori di ciascun numero del 30 percento dell'incasso pubblicitario – ndr) fino ad ora si è scontrato con le difficoltà causate dai numerosi elementi di novità insiti nel progetto e, soprattutto, con la crisi economica mondiale cominciata nel 2008, pochi mesi dopo la nascita del giornale.
Un dato negativo sia per gli autori che per l'editore, ma che non ci preoccupa più di tanto per il solo fatto che siamo convinti che il tempo lavori a favore di Witness Journal, visto che si tratta di un progetto concepito e realizzato per un media, internet, che vive oggi l'alba dei suoi giorni, ma che ha una forte proiezione verso il futuro. Da tutti i punti di vista».
Witness Journal, nr. 7, Gennaio 2008