Il 2002 in Australia è stato l'anno
dell'outback.
È lì, nell'interno del continente rosso, che
c'è l'anima più profonda del paese.
Nell'outback non ci sono né templi, né palazzi.
La civiltà aborigena
non ne ha prodotti. I suoi monumenti sono quelli naturali
che spuntano d'improvviso in mezzo al nulla, le sue opere
d'arte sono quelle incise sulla pietra.
Si possono invece ammirare un paesaggio
straordinariamente potente, fatto di terra e roccia rossa,
di vegetazione rada, tappeti di spinifex, silhouettes di
eucalipti e querce del deserto; un territorio abitato da
animali unici e bizzarri, piatto, arido, sguarnito di costruzioni
umane, a volte surreale nella sua monotonia, dove lasciare
andare lo sguardo senza fine
apparente, dove apprezzare la lontananza da ogni folla o
traffico, l'assenza di ogni inquinamento e rumore.
Nell'outback si ha la possibilità di accostare il
modo di vita di alcune comunità,
di conoscerne meglio il complesso sistema di credenze, di
fare degli incontri. Il modo migliore per conoscerlo è
in compagnia degli aborigeni.
Alcune comunità si stanno aprendo, con cautela, al
turismo selezionato, motivato, di piccoli gruppi.
Esiste un numero crescente di organizzazioni aborigene che
propongono tour culturali, politically correct, in terre
native, per introdurre alla maniera di vivere e al sistema
di credenze tradizionali, dalla medicina all'alimentazione
basate sull'uso di semi, radici, frutti, bacche, bulbi,
larve, insetti. Nelle guide migliori si trovano indirizzi
e proposte specifiche e Internet
si rivela utile anche in questo caso.
Un ottimo sito è www.aboriginalaustralia.com
che raccoglie un vastissimo panorama di offerte e attività:
si va da bushwalking, desert tracks ed eco tours a campi
educativi di spiritualità in luoghi sacri; da introduzioni
alle tecniche di caccia a lezioni audio di didgeridoo; si
possono prenotare tour, avere consigli di lettura e consulenza
personalizzata per organizzare itinerari, seguire corsi
di pittura. Le immagini di Luca Rinaldini ci accompagnano
attraverso l'outback del South Australia,
nei territori a nord di Adelaide, in compagnia di guide
aborigene.
Per ogni informazioni sul South Australia, visitate l'utilissimo
sito.
A proposito di South Australia, lì il prossimo 4
dicembre sarà possibile assistere a un'eclissi
totale di sole, occasione rara per osservare da vicino
uno straordinario fenomeno naturale: il buio improvviso
durante il giorno.
E per fotografarlo. Di seguito indichiamo alcuni consigli
da tenere a mente e forniamo la mappa della zona interessata.
Osservare (e fotografare) un'eclissi
Come si osserva un'eclissi di sole?
Innanzitutto prendendo delle serie precauzioni
per proteggere gli occhi da eventuali danni permanenti.
Sia che guardiate a occhio nudo o che usiate binocoli o
telescopi, è assolutamente indispensabile utilizzare
dei buoni filtri
che, nelle fasi parziali o anulari, attenuino i raggi ultravioletti
e le radiazioni infrarosse.
Un tipo economico e facile da reperire è un comune
vetro da saldatore n. 14 che renderà la visione verdastra.
Oppure si può utilizzare un filtro in mylar creato
appositamente per questo scopo che rende l'immagine azzurrina.
Non sono invece assolutamente sicuri comuni occhiali da
sole, floppy disk o CD, pellicole fotografiche, radiografie,
filtri fotografici e vetri affumicati. I filtri vanno assolutamente
utilizzati fino al momento del secondo contatto e subito
dopo il terzo.
Ma la fase di eclissi totale
si può e si deve osservare senza filtri altrimenti
si perde tutta la bellezza e la spettacolarità del
fenomeno.
Uno strumento molto indicato per osservare l'eclissi è
il semplice binocolo che, rispetto
al più sofisticato telescopio, consente di ottenere
un'immagine d'insieme molto scenografica.
Ovviamente anche questi strumenti vanno schermati con filtri
appositi nelle fasi di parzialità dell'eclissi.
Se poi si vogliono fermare i momenti salienti di questo
fenomeno naturale attraverso la fotografia,
è bene tenere presenti alcune informazioni tecniche.
In teoria si può usare anche una compatta automatica,
a patto che si possa disinserire il flash e impostare manualmente
il tempo di esposizione. Ma è ovviamente meglio poter
utilizzare una reflex.
Molto importante sarà la scelta dell'obiettivo:
un 200 mm è il minimo per ottenere un'immagine abbastanza
ampia da contenere la corona solare, ma si hanno risultati
realmente soddisfacenti a partire da 400/500mm. Con questo
tipo di obiettivi è indispensabile utilizzare un
cavalletto stabile.
Infine due parole sul tipo di pellicola da utilizzare; non
è necessario munirsi di film molto sensibili in quanto,
anche nell'oscurità che si diffonde, la corona solare
rimane molto luminosa; 64 o 100 ASA per esempio possono
andar bene.
Tra stampe e diapo
sono da preferire queste ultime in quanto il loro trattamento
standardizzato garantisce un risultato migliore. Ovviamente
nelle fasi di parzialità dell'eclissi anche gli obiettivi
fotografici vanno schermati con filtri ad alta densità,
mentre nella fase di totalità vanno rimossi. Ultimo
consiglio: non esagerate con gli scatti, godetevi lo spettacolo
coi vostri occhi specie nella
fase della totalità.
Chi è Luca Rinaldini
Luca Rinaldini,
romano, ha 43 anni. Appassionato viaggiatore, nel corso
degli anni si è specializzato in reportage monografici
a colori e b/n. Frequenti i suoi viaggi in Asia (India,
Birmania,Cambogia, Vietnam e Indonesia).
Ha realizzato per RAI Educational servizi sul buddhismo
in Birmania e sui templi di Angkor Wat in Cambogia.
Collabora con diverse riviste, tra cui L'Internazionale,
i Viaggi di Repubblica, Gulliver.
Dal 1991 realizza diversi reportage sul Vietnam da cui nasce
una mostra fotografica (e il catalogo "Volti e Genti
del Vietnam") che si tiene a Roma (1995), Milano (1995),
Venezia (1997) e Torino (1998). In collaborazione con il
giornalista Giancarlo Monterisi ha scritto per la casa editrice
Utet nella collana Clup Guide la guida "Vietnam, Laos
e Cambogia" (1998).
Quando non viaggia collabora alla realizzazione di servizi
fotografici nel settore della moda e pubblicità.