Non passa giorno, ormai, senza che ci capiti di vedere
- alla televisione, nei giornali, in Internet - immagini
terribili di guerra, di sangue e di dolore, eppure
tale consuetudine finisce col non colpirci più per
la sua angosciante gravità. Quelli che per noi, poco
a poco, sono divenuti semplicemente l'icona di un mondo
impazzito, sono in realtà donne,
uomini e bambini veri, che soffrono, piangono, muoiono.
La nuova mostra allestita dal Centro Internazionale di
Fotografia Scavi Scaligeri, "Da
New York a Kabul, 7 fotografi in un mondo in conflitto"(a
cura di Gabriel Bauret) vuole aiutarci a riflettere, a non
anestetizzarci di fronte al dolore altrui, ci spinge a metterci
nei panni e negli occhi di coloro che quel dolore lo hanno
visto davvero e molto da vicino.
L'agenzia VII, nata solo qualche
giorno prima dell'11 settembre 2001, è già
una realtà importante e offre una sua propria
visione del mondo, un mondo in conflitto, lacerato,
un mondo che il progresso scientifico e tecnologico e le
conquiste democratiche non hanno liberato dalla sofferenza
e dall'oppressione dell'uomo sull'uomo.
I visitatori potranno vedere svilupparsi l'esposizione
su diversi piani: 1) circa 140 fotografie
appese ai muri costituiscono un grande racconto in
varie sequenze, che inizia con l'11 settembre 2001 e si
conclude qualche mese più tardi, nell'aprile 2002,
layout in parte dettato dalla configurazione dello spazio
del centro agli Scavi Scaligeri; 2) 7
schermi disposti in diversi punti del percorso, sui
quali ciascun fotografo propone uno o più reportage
realizzato prima dell'11 settembre e prima della nascita
dell'agenzia; 3) su una fila di leggii, le pagine
delle pubblicazioni più rappresentative, dalle
riviste per le quali lavorano i fotografi della VII.
News