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Coincidenze invisibili
Marisa Chiodo

Fino al 21 aprile la Galleria Grazia Neri di Milano presenta Coincidenze invisibili, opere fotografiche di Marisa Chiodo, ovvero Franz Kafka in digitale: una ricerca sugli aforismi kafkiani che indaga la poetica del grande scrittore con immagini fotografiche realizzate interamente in digitale.


79. L'amore sensibile ci inganna sviandoci da quello celeste: da solo non potrebbe,
ma poiché esso contiene in sé, inconsapevolmente,
l'elemento dell'amore celeste, ci riesce.
© Marisa Chiodo

Nella scelta del mezzo digitale, che con le sue potenzialità offre all'autrice una maggiore forza creativa e una riflessione libera e profonda capace di armonizzare estetica e contenuto, sta la specificità di questo lavoro, "un naturale pezzo di futuro" come l'ha definito Lorenzo Arruga nella sua presentazione: "Tecnicamente è un lavoro avvenirista. Non tanto perché a guardar bene c'è una tecnica raffinata e soltanto pochi mesi fa impensabile, con la moltiplicazione di tonalità nei colori e di variazioni di luce, come se la materia fosse fotografata e radiografata insieme, esplorata nelle sue componenti note e ignote ed offerta allo sguardo tutto insieme. Ma soprattutto perché l'obiettivo e il computer, la cattura delle immagini e la loro esplorazione, sono un gesto creativo solo, inscindibile.


63. La nostra arte è un essere abbagliati dalla verità: vera è la luce sul volto
che arretra con una smorfia, nient'altro.
© Marisa Chiodo

Non si tratta di fotografie elaborate, ma di una ricerca che avviene con strumenti coordinati in modo personale, scientifico e lirico insieme, usati in modo nuovo, non per impegno d'avanguardia, ma come in un naturale pezzo di futuro. Moralmente, è un lavoro all'antica. Ci sono cose e persone, luoghi e spazi, accolti ed indagati senza additivi e senza trucchi. Nessun fotomontaggio, nessun collage. Nessuna voglia di modificare la realtà, fosse pure per abbellirla. Se è possibile usare un linguaggio filosofico, l'impegno non è d'ordine estetico, ma piuttosto metafisico. Guardare dentro e cercare consonanze, se mai si accenda una scoperta, un pensiero. Le immagini sono lì, come un lavoro pronto, insieme alle parole".


24. Comprendere quale fortuna sia che il terreno su cui poggi
non possa essere più grande dei due piedi che lo coprono.
© Marisa Chiodo

Lavoro nato da una scoperta casuale, come racconta la stessa autrice, art director e fotografa: "Arrivo nella capitale da Ischia: una settimana di attivissimi far niente e anche di tanti scatti rivolti al mare, al cielo, ai casi, ecc. Con arrendevolezza accolgo il caldo pomeriggio romano.


6. Il momento decisivo dell'evoluzione umana è permanente.
Per questo i movimenti intellettuali rivoluzionari che dichiarano irrilevanti tutto ciò che è accaduto in precedenza sono nel giusto, perché ancora nulla è accaduto.
© Marisa Chiodo

Inaugurazione della mostra "Doppie visioni" alle Scuderie del Quirinale. Bella, un vedi e rivedi detto dalle generazioni che si passano il testimone. Vago per il bookstore in cerca di un libro da leggere sul treno che mi riporterà a Milano. Noto un librino di Adelphi, giusto un tascabile che è un piacere tenere fra le mani: Franz Kafka, "Aforismi di Zürau", lo compro al volo e me lo metto in tasca.


3. Ci sono due peccati capitali dell'uomo, da cui derivano tutti gli altri: impazienza e inerzia. A causa dell'impazienza sono stati cacciati dal paradiso, a causa dell'inerzia non vi tornano. Forse però ch'é solo un peccato capitale: l'impazienza. A causa dell'impazienza sono stati cacciati, a causa dell'impazienza non tornano.
© Marisa Chiodo

Siedo al mio posto sull'Eurostar, cinque minuti dopo sono già dentro quelle pagine. Intrigante, sorrido sott'i baffi...1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, nono aforisma, ma, perbacco per ogni giro di pensiero mi escono dal tiretto della memoria un bel numero di immagini, di mie fotografie, di mie "visioni" che subito si sono messe in una frenetica, dionisiaca agitazione: avevano individuato il loro posto in "paradiso" e ci volevano entrare svelte e certe, costi quel che costi. Milano, aspiro l'odore di casa, il taxi saltella sulle beole sempre un po' sconnesse, una vaga tensione mi acutizza i sensi, non riesco a sospendere il dialogo fra le mie visioni e gli aforismi di Kafka. Sì, devo aprire quella porta così celeste, così terrena. L'indomani mattina, stranamente all'alba, ho acceso il mio Macintosh, era il 2 di giugno, dopo cinque mesi di lavoro a perdifiato il duetto con Kafka era completato, ma non finito: impossibile collocare la parola fine".


95. Talvolta il male sta in mano come uno strumento e, riconosciuto o no,
si lascia mettere da parte senza obiettare, se lo si vuole.
© Marisa Chiodo

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