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A cura di:

Il senso del paesaggio
Marco Scataglini

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© Marco Scataglini
Castelsardo (Sardegna)

La fotografia non è qualcosa di statico e definito, ma un flusso, che si esprime in molti modi a seconda delle occasioni che la vita ci offre. Nei circa vent'anni in cui ho praticato la fotografia come passione, e poi anche come professione, ho riempito un bel po' di taccuini con riflessioni sul significato della (mia) fotografia. Rileggendoli oggi, li trovo incapaci di spiegare la mia personale evoluzione creativa. In effetti sono perfettamente d'accordo con Ansel Adams (che considero, dirò poi perché, il mio "maestro" di riferimento) quando scrisse nel 1940: "sarebbe meglio se dicessimo quello che abbiamo da dire solo con la fotografia... se il nostro lavoro ha ciò che gli occorre non avrà bisogno dell'imbalsamazione delle parole per perpetuarsi".

Ammiro molto i fotografi che sanno spiegare a parole le proprie immagini. Esprimere il mio "sguardo" mi risulta perciò assai arduo, e credo sia meglio raccontare qual è il substrato su cui è cresciuto il mio modo di esprimermi, spiegare il contesto in cui sono nate le mie immagini, spiegare (al limite giustificare) le scelte che ho fatto in passato e quelle che ogni giorno il mio mestiere mi impone.

 

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© Marco Scataglini - Capo D'Otranto (Puglia)

Credo siano davvero pochi i fortunati che riescono far convivere in modo perfetto professione e creatività più libera. Chi collabora con riviste e giornali, infatti, deve tener conto delle esigenze editoriali, che impongono limiti ben precisi, poco compatibili - il più delle volte - con le necessità espressive. L'uso delle fotografia per informare e raccontare richiede doti spesso notevoli di disciplina e autocontrollo.

La mia quotidianità consiste nel realizzare servizi fotografici di tipo geografico, in grado raccontare una realtà nelle sue diverse sfaccettature: è un lavoro che mi piace e che mi dà soddisfazione, anche perché sono sinora stato così fortunato da collaborare con redazioni lungimiranti e piene di persone in gamba. Ma in verità, non mi considero un fotografo di viaggi: piuttosto, un fotografo di landscape.

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© Marco Scataglini
Aurora Boreale (Norvegia)

A differenza della maggior parte dei fotografi italiani - il cui lavoro trovo di eccellente qualità, almeno pari a quello dei colleghi stranieri - non amo particolarmente fotografare gli esseri umani, anche se credo di essere in grado di farlo discretamente. Ciò che davvero mi appassiona è il paesaggio, quell'insieme inestricabile (almeno in Europa) di tracce umane (paesi, castelli, chiese, campi coltivati, ecc.) e Natura (boschi, montagne, coste). Un tipo di fotografia che, per cause a me ignote, non ha avuto e non ha molta fortuna in Italia, dove si preferisce la fotografia "creativa" (che spesso si sostanzia in immagini per così dire "astratte" e quindi in una forma moderna di pittorialismo) o quella cosiddetta sociale, cioè "impegnata". C'è sempre, in questo caso, un messaggio da comunicare, qualcosa da denunciare, un problema da evidenziare.

Personalmente, sono invece interessato alla bellezza della Natura e delle opere che nascono quando l'uomo la ascolta, piuttosto che quando si oppone ad essa. Ho letto e meditato abbastanza sui testi dei Trascendentalisti americani (con i testi fondamentali di Thoureau o di Emerson), da essere certo che la bellezza è presente ovunque, e che "esiste una differenza minima tra un paesaggio e l'altro, ma grande è la differenza tra un osservatore e l'altro". Per questo ho già citato Ansel Adams: rappresenta il fotografo che mi piacerebbe essere, quello che più di tutti mi ispira, mi emoziona, insomma mi piace. Ogni sua foto è, per me, come un'autentica poesia scritta con la luce. E, soprattutto, non è una semplice "copia" della Natura, ma una profonda e onesta interpretazione di ciò che l'animo umano prova dinanzi alla Bellezza (ovviamente intesa in senso filosofico, niente a che fare con modelle e modelli che compaiono nelle foto di moda ad uso pubblicitario).

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© Marco Scataglini - Monte Soratte (Lazio)

Più modestamente, ciò che io cerco di fare è dare una mia interpretazione del tema del paesaggio, utilizzando tecniche digitali, in linea con i tempi. Mi sforzo di essere onesto, e di fotografare ciò che mi colpisce nel modo in cui sento sia meglio. I risultati a me piacciono, e per il momento è questo ciò che conta anche se spero che un giorno potrò dedicare a questo genere di fotografia la maggior parte delle mie energie professionali e umane. Sebbene nelle foto che scatto "per me" di rado siano presenti esseri umani, capita invece molto spesso, per non dire sempre, che compaiano i segni della sua presenza.

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© Marco Scataglini
Castello di Almourol (Portogallo)

Non mi interessa riprendere i luoghi (e sono tantissimi!) in cui l'uomo ha stravolto l'ambiente, spandendo a piene mani bruttezza, degrado e sporcizia. Non sono tra quelli che credono che mostrando il negativo la gente reagirà scegliendo il positivo. Credo invece nell'esatto contrario. Mi appassiona di più il brandello di verde sopravvissuto a due passi dalla grande città che la selvaggia foresta africana. Mi dà più gioia la piccola chiesa di campagna che la grande cattedrale, più il suggestivo rudere di castello, invaso dalla vegetazione, che il monumento perfettamente restaurato invaso dalle folle di turisti. Purché, è ovvio, se ne possa ricavare una foto ispirata (e in genere si può).

Credo (anche in questo senso in accordo con Adams) che solo la Bellezza salverà il mondo, solo la consapevolezza che la Natura ed il Paesaggio fanno talmente parte del nostro intimo, che la sola possibilità di perdere il nostro legame con loro ci farà star male, dandoci lo stimolo per intervenire. Mille immagini di cave, discariche, brutte infrastrutture in cemento non valgono una sola immagine di un ambiente bello e intatto per convincere la gente a darsi da fare (anche se probabilmente la maggior parte delle persone in entrambi i casi sceglierà l'indifferenza). In questo senso, non provo alcun senso di colpa nel rimuovere - fisicamente sul campo se possibile o successivamente al computer - eventuali elementi di disturbo, purché questo non comporti un travisamento della situazione. Ciò che cerco è di rendere l'emozione provata di fronte un paesaggio, non la sua rappresentazione fedele.

Sono convinto che prima o poi anche in Italia la fotografia di paesaggio "pura" conoscerà il successo che già riscuote in altri paesi, e allora anche da noi emergeranno fotografi come Charlie Waite, considerato il padre dei paesaggisti britannici. Intanto, vi propongo alcuni dei miei scatti preferiti: spero che vi diano anche solo una piccola percentuale del piacere che ha dato a me il realizzarli.

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© Marco Scataglini - Fynnmark (Norvegia)

Chi sono
Sono nato a Roma il 20 febbraio del 1964, lo stesso giorno (ma 62 anni dopo) di Ansel Adams, cosa che mi inorgoglisce particolarmente! Il segno dei Pesci, mi dicono, è un segno creativo, sotto il quale sono nati parecchi artisti. Lo considero di buon auspicio.
Sin da piccolo ho praticato la fotografia B/N, stampando le mie prime immagini nella camera oscura di mio padre (che era a sua volta un fotografo).
Dopo alterne vicende, ho ripreso a scattare foto "seriamente" nel 1989, dedicandomi essenzialmente a scatti naturalistici (soprattutto macro).
Nei primi anni '90 ho iniziato a collaborare con l'agenzia Panda Photo di Roma, poi con la rivista "Plein Air", in seguito con diverse altre riviste.
In tempi più recenti ho pubblicato i miei reportage su "I Viaggi di Repubblica", "Gente Viaggi", "Elle", "Vie del Gusto".
Attualmente le mie foto sono distribuite dall'agenzia Marka di Milano e - quelle più creative e particolari - dall'agenzia britannica Arcangel Images.
Ho un mio sito dedicato alla fotografia di Outdoor (www.earthoflight.com) e ho anche scritto una guida sul Tevere ("Il Viaggio del Tevere", edizioni Iter - www.iteredizioni.it).
Per il resto, ho grandi sogni e grandi progetti da realizzare, come tutti i fotografi!

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© Marco Scataglini - Necropoli di San Giuliano (Lazio)

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