© Alberto Petrò Automachia |
Nasce a Lecco
una nuova manifestazione all'insegna dello sviluppo della
giovane fotografia.
La prima edizione di IMMAGIFESTIVAL
si svolgerà durante il mese di Giugno
2005, presso il monastero di Santa
Maria del Lavello a Calolziocorte,
Lecco. L'intento è quello di promuovere i giovani
artisti che, partendo dalla fotografia, utilizzano diversi
linguaggi espressivi di ricerca.
Gli artisti saranno 21
ed esporranno all'interno della splendida sede del Monastero.
In concomitanza sono state organizzate conferenze, letture
portfolio e workshops sulla fotografia, spettacoli teatrali
e aperitivi letterari.
Da "storico-cronista" del territorio e della
fotografia, Luigi Erba presenta
il nuovo appuntamento: "Nell'aprile-maggio 1997, nelle
sale espositive della Biblioteca Civica di Lecco si tenne
una particolare mostra fotografica: "Giovane
fotografia italiana", proposta in "Lecco
Arte Festival". Oggi nei suggestivi spazi espositivi
del Monastero di Santa Maria del Lavello a Calolzio è
ancora di scena la giovane fotografia, questa volta anche
con un'apertura internazionale, nel contesto di un festival
("Leccoimmagifestival").
Nella mostra del 1997 gli artisti furono vagliati da un
lavoro collettivo di esperti in collaborazione con la Fondazione
Italiana per la Fotografia di Torino, oggi è
Sara Munari, fotografa gallerista,
che ha selezionato una ventina
di giovani provenienti non solo dal panorama nazionale.
Tutto sommato le distanze tra
le due mostre non sono radicali e non potrebbero esserlo
perché il lasso di tempo è breve, ma "esistente",
soprattutto per l'uso dei materiali oggi più disinibito,
meno di scuola nella riflessione
quasi obbligata sulla struttura
dell'immagine, il rapporto
con il referente e il sociale che fino agli anni settanta
era un punto fermo, obbligato, come la razionalizzazione
dell'immagine stessa.
© Andrea Razzoli - Il paesaggio e la Paura |
In sostanza non ci troviamo più nel tempo post
ghirriano, ma neppure di Basilico e tanto meno di
"Viaggio in Italia",
esperienza fondamentale per la fotografia italiana, ma che
ha chiuso un tempo, un periodo. Abbiamo avuto una Transavanguardia
che ha azzerato il concetto tradizionale di continuità
evolutiva della storia dell'arte, ne ha introdotto il rifacimento,
la rilettura e anche l'istintualità segnica
in rapporto ad una diversa progettualità.
© Samuele Bianchi - Ai margini |
Il metalinguaggio, poi, come
riflessione, ha avuto nella fotografia una dimensione privilegiata:
i materiali, lo stesso procedimento o atto del fotografare,
la stessa interazione con altre forme espressive non sono
più esclusivamente tipici di una generazione di per
se stessa mediatica e priva
di gerarchie linguistiche. Essa ha "spostato"
lo spazio della riflessione sulla propria esperienza e individualità,
creando un diaframma tra se
stessa e la storia in un nuovo rapporto con il mito, lo
spazio e il tempo.
© Gabriele Croppi
Il viaggio letterario il viaggio letterario? |
E' così, ad esempio, che autori come Fausto
Corsini traducono il micro fatto quotidiano in rapporti
pittorici, altri come Davide Grossi
e Francesca Bertolini nell'emozione
individuale della memoria, sempre nella soglia visiva del
proprio vissuto (Stefano Bernardoni).
I termini risonanza emotiva e necessità di interiorizzazione,
che già ebbi a sottolineare nel catalogo del 1997,
sembrano ora però sfumare: tutto nasce come prodotto
in un contesto di diversa monade, di homo
faber mediatico in una performance Così è
nel magma delle cose che spesso non si riescono a cogliere
(ad esempio Maurizio Gjivovich);
altre volte invece la metafora del vivere diventa simbolo
universale (Arianna Novaga).
E se Jeffrey Deitch sosteneva
che la "struttura dell'arte si intreccia con la struttura
dell'identità", qui essa non ha più bisogno
di confronti metodologici: nasce sempre più come
identità stessa, anzi come messa in scena della propria
identità o esperienza personale e la fotografia è
il mezzo sensoriale per eccellenza,
forse trovata dopo aver spento il telefonino o forse perché
magicamente la più contaminata. Paradossalmente anche
quella che più contamina, una possibilità
come altre, forse nemmeno definitiva per l'autore stesso.
Ma continua ad essere, a rinnovarsi perché più
di altre contiene le contraddizioni del contemporaneo, le
antinomie per sua natura che la colloca in un rapporto ora
disinibito con gli altri mezzi; e non ci si pone più
il problema dell'identità (Francesco
Corbetta, Kristin Jonhson, Raffaele Bonuomo, Massimo Bersani,
al limite quella della figura o icona umana nel gioco di
Alberto Petrò).
© Kristin Johnson
The perfect print |
La storia è solo occasione, forse anche la memoria,
la denuncia sociale, il nuovo paesaggio. Se, ad esempio,
i margini urbani dagli anni sessanta di Pasolini
e Antonioni erano riflessione
concettuale esistenziale sul territorio, sulla dimensione
urbana, una nuova linea di confine e dispersione opposta
alla centralità umanistica, oggi per Samuele
Bianchi sono visione particolare, individuale delle
vicende personali, forse come in una scenografia in atto
o in un altro palcoscenico (Angelo
Tassitano) e per contrapposizione (Giovanni
Liberatore). Dove sono i luoghi quotidiani, i "Non
luoghi" che ci circondano, la topografia che hanno
caratterizzato un trentennio di ricerca, la Natura, l'evento
storico? In questa mostra ne ritroviamo lo strascico, incontrollabile,
di ciò che l'uomo ha costruito in Andrea
Razzoli, ma anche la sindone interiore di Fausto
Polenghi o l'incontrollabilità del flusso
degli eventi naturali (Massimo Bersani
e Salvatore Corso). In sostanza
ancora l'eterno dilemma della
fotografia nel suo strano rapporto con il referente e il
cui problema non sta nel creare nuovi
paesaggi, ma "nuovi occhi"
(Asya Nemchecov "Lettere
italiane").
Certo che a questo punto bisogna recuperare un diverso rapporto
con la storia e la natura. Il lavoro di Francesca
Pisoni "Tra passato e presente" lo dimostra,
quello di Marina Edith Calvo
lo suggerisce".
www.leccoimmagifestival.it