FotoGrafia 2005
propone diversi appuntamenti con al centro i grandi
paesi dell'Oriente,
tema dell'edizione del festival di quest'anno: Russia,
Cina,
Giappone.
Chen Nong |
The Ancient Sound of the Image,
fotografia contemporanea giapponese (Nobuyoshi Araki, Tomoki
Imai, Taiji Matsue, Toshio Shibata, Hiroshi Sugimoto), è
all'Istituto Nazionale per la Grafica (Palazzo Fontana di
Trevi) fino al 29 maggio. Vivere
il presente e le sue infinite
contraddizioni, trasgressioni ed eccessi con la lungimiranza
di uno sguardo rivolto al passato, per un viaggio che al
fragore e alla frenesia delle moderne
metropoli giapponesi predilige l'osservazione
disincantata e rilassata, la cadenza
lenta e conciliante di stili di vita
che oramai non ci appartengono più.
Ya_Niu |
Le oltre 150 opere esposte
propongono un approccio alla realtà giapponese non
fondato sullo scarto insanabile delle sue componenti più
radicalmente estreme. Modernità e tradizione, passato
e presente convergono liberamente
ad eccezione dell'unica regola che ne rende più produttiva
la commistione: quella della consapevolezza
di un più autentico spirito moderno
se nutrito dei sedimenti lasciati
dal tempo. Così, le
architetture affondate nel
bianco e nero eterno di Sugimoto, le dighe
e le protezioni create dall'uomo nel tentativo di dominare/controllare
la natura di Shibata, i paesaggi naturali
e quelli urbani senza inizio e senza fine di Matsue
, i cieli sopra Tokio di Araki, i suoi
fiori o i suoi elegantissimi ritratti, i notturni metropolitani
di Imai diventano opere che danno il senso
e il peso di uno stile di vita
che ha nella disciplina e nel
rispetto della tradizione
un caposaldo imprescindibile.
Jiang Jian |
Cattura l'ombra, fotografia
contemporanea cinese (Aniu, Chen Nong, Han Lei, Jia Yuchuan,
Jiang Jian, Jin Yongquan, Li Lang, Liu Yiwei, Shi GuoRui,
Shi GuoRui, Wang Ningde, Weng Fen, Zheng Nong) è
al Museo di Roma in Trastevere fino al 30
aprile. L'esposizione affianca a nomi
della fotografia cinese già affermati
a livello internazionale quali Weng Fen, Han Lei, Jiang
Jian autori presentati in prima assoluta
mondiale, come Chen Nong. Esperienze, temi e linguaggi anche
molto diversi tra loro si incrociano
in opere traversate dal filo conduttore
del ritratto - come fa notare
il curator Filippo Salviati - nel quale si condensa l'identità
del singolo e si riflette la società in cui vive.
Ritratti classici, come i contadini
di Jiang Jian o gli scatti antropologici di Jin Yongquan
e Li Lang, accanto a 'nuovi soggetti'
della società cinese, come i freaks di Han Lei o
i transessuali di Jia Yuquan.
Nobuyoshi Araki, Senza titolo da Noble Portraits /
Untitled from Noble Portraits |
Ritratti dalle tonalità quasi pittoriche,
come i personaggi addormentati di Wang Ningde o le immagini
rarefatte di Aniu e Shi Guorui che colgono aspetti delle
realtà urbane in trasformazione e dei loro abitanti;
ritratti di massa, come i turisti
fotografati da Zheng Nong o la popolazione di Pechino, che
Liu Yiwei immortala nel formato derivato dalla pittura
tradizionale del rotolo orizzontale. Immagini percorse
sotterraneamente dalla domanda 'Chi
siamo?', come se i fotografi volessero cogliere le
tracce di una nuova identità
cinese e i multiformi aspetti di una società in bilico
tra tradizione e futuro. Domanda che assume un sapore quasi
metafisico nelle foto di Weng
Fen, in cui le persone volgono le spalle all'obiettivo e
guardano, muti testimoni, verso un orizzonte, un futuro
il cui profilo non si è ancora manifestato. E in
bilico tra tradizione e innovazione sono le bellissime e
rarefatte immagini di Chen Nong, ove uno sfondo calligrafico
funge quasi da passepartout alla narrazione semionirica
in cui l'umano si trasfigura in figure semidivine sullo
sfondo di una Pechino tradizionale condannata all'estinzione.
Tomoki Imai - Untiled 2004 |
Il Museo di Roma in Trastevere ospita anche, fino al 30
aprile, la mostra di Shao Yinong
& Mu Chen, The Assembly Hall, sulle Sale
delle Assemblee (una volta posti di convegno per
battaglie politiche, riempite da un tumulto di voci e rumori
avventati, oggi rimangono silenziosi, vuoti e privi di alcun
suono) e, fino al 29 maggio,
quella di Vladimir Mishukov, Il
culto della famiglia, Russia 2003-2005. Il fotografo
moscovita racconta interni familiari nella Russia di oggi:
affetti, tensioni, relazioni quotidiane di un paese dalle
grandi contraddizioni e dal grande fascino. Ogni particolare
denota le difficoltà o i piaceri dell'esistenza in
relazione a un ambiente domestico. Le sue fotografie documentano
e incantano, poiché, seppur calate in un contesto
specifico e ben riconoscibile, riescono a presciderne, indagando
con uguale precisione fattori culturali e tratti umani.
Indagando in un microcosmo di rapporti familiari si ricompone
il mosaico del presente di un intero paese.
Vladimir Mishukov - The family
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