Un viaggio sopra e dentro il vulcano
attivo più grande d'Europa: l'Etna.
Come, quando e perché si è formato questo
gigante che con i suoi 3350 metri
svetta nel cuore del Mediterraneo, ergendosi proprio
sopra il punto focale di uno dei sistemi sismogenetici più
"caldi" del Vecchio Continente.
"Colonna del cielo" lo definì
Pindaro , il più apprezzato tra
i lirici greci. E nella tradizione ellenica sono custoditi
innumerevoli capitoli della mitologia
che si rifanno alla dimora di Efesto e dei ciclopi
che, nel profondo della Montagna, forgiavano le armi di
Zeus. Un complesso eruttivo geologicamente giovane: "solo"
700 mila anni, nulla se
comparati ai quattro miliardi di stagioni che il nostro
pianeta si porta sulle spalle. Una delle 800 "montagne
sputafuoco" della Terra, che nel corso della
sua esistenza ha attraversato molteplici fasi caratterizzate
da fenomeni effusivi,
ma anche esplosivi.
© Fabrizio Villa |
Tutto questo, insieme con i "perché"
della geologia e della vulcanologia svelati al grande pubblico,
è racchiuso nel volume "Etna
- Colonna del cielo", edito dall'Istituto
geografico De Agostini (pagine 216, euro 25,00).
Gli autori sono due giornalisti catanesi: Alfio
Di Marco che ne ha curato i testi e Fabrizio
Villa che ha realizzato le circa 200
foto che corredano l'opera, insieme con grafici
e schede esplicative. Un percorso entusiasmante che ricostruisce
i momenti salienti delle maggiori eruzioni, dalle più
antiche alle più recenti e drammatiche del 2001 e
del 2002-2003. Un excursus storico, mitologico e scientifico
attraverso il quale, come scrive nella sua presentazione
il prof. Enzo Boschi, presidente dell'Istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), si riesce
"ad avvicinare magistralmente i processi
vulcanici all'interesse dell'uomo comune, che
vive anche a migliaia di chilometri da un vulcano e forse
ne sente parlare solo, distrattamente, qualche volta in
televisione".
© Fabrizio Villa |
Presentazione di Giovanna Calvenzi
del libro "Etna colonna
del cielo":
© Fabrizio Villa |
Camera con vista.
Capita abbastanza sovente che un fotografo, per professione
attento osservatore della
realtà che lo circonda, si innamori
di una situazione, di un fenomeno che la natura
quotidianamente gli mette davanti gli occhi. Capita abbastanza
sovente che una storia d'amore generi
un progetto editoriale. È quanto è
accaduto a Fabrizio Villa. Fotogiornalista
di formazione e di professione, dalle finestre
dello studio che apre a Catania
nel 1988 vede
l'Etna. Lo vede ogni giorno, ne segue ogni mutamento. E
il passaggio successivo, inevitabile, è iniziare
a fotografarlo. Molti prima di lui lo hanno fatto.
Per ragioni professionali, come ricerca personale. Ognuno
con un proprio linguaggio, tanta è la duttilità
della sua potenza estetica. Fra molti, Antonio Biasiucci
lo ha affrontato come un "reportage
interiore", affidando a un rigoroso bianco
e nero il compito di trascrivere le sue emozioni di fronte
alle manifestazioni di una drammatica forza della natura.
Roger Ressmeyer che ne ha fatto un pretesto
di viaggio, girando il mondo per documentare, nell'impeccabile
stile National Geographic Magazine,
i vulcani di ogni continente. Fabrizio Villa ha scelto una
strada diversa, diretta,
di stile documentario.
Si sente una sorta di "inviato
speciale" che ha il privilegio di assistere
a fenomeni di straordinaria bellezza e non vuole che una
sua possibile interpretazione della trascrizione della realtà
modifichi quanto gli sta davanti. Con rigore
quasi scientifico moltiplica i suoi appuntamenti
con il vulcano, a ogni segno di inizio della sua attività.
© Fabrizio Villa |
Per Villa l'Etna rappresenta non solo
un soggetto fotografico
ma anche una vacanza del
suo lavoro quotidiano. Ai ritmi
veloci che il fotogiornalismo gli impone, sostituisce
una visione lenta, fatta
di contemplazione, di pazienza, di fatica fisica, anche.
Asseconda i tempi dell'Etna,
lo avvicina quasi con soggezione, ne documenta con rigore
ogni manifestazione. Lo stile documentario, teorizzato gia
negli anni Trenta del secolo scorso da Walker Evans,
uno dei maestri della fotografia americana, diventa per
Fabrizio Villa una testimonianza
di rispetto e di amore quasi rinunciasse, di fronte
a tanta violenta bellezza, a un sentire
proprio per diventare uno specchio
fedele, capace di trasmettere ad altri non le
sue emozioni ma soltanto una visione
pura. Lo spettacolo della forza
incontrollabile della natura lo ripaga di attese
e fatiche. Gli si dedica con umiltà.
E ci regala immagini che raccontano, con la forza diretta
della sua narrazione, stati di quiete e di violenza, colate
e ceneri, e che soprattutto sono capaci di coinvolgerci,
di darci la sensazione di aver visto
con i nostri occhi quello che invece è
stato Fabrizio Villa a vedere e a testimoniare per noi.
Una lezione applicata
di fotografia, secondo i suoi storici imperativi: di essere
testimone e interprete
di eventi ed emozioni.
© Fabrizio Villa |
Chi è
Fabrizio Villa, dal 1988 fotografa professionalmente
dedicandosi essenzialmente al fotogiornalismo. La passione
per la notizia lo porta a seguire con metodica precisione
tutti gli avvenimenti di cronaca, in Italia e all'estero.
Corrispondente dell'Agenzia France Presse (AFP) collabora
con i maggiori magazine nazionali. Dal 2002 è giornalista
professionista.
© Fabrizio Villa |